Traffico illecito di animali: i carabinieri forestali hanno denunciato 4 persone con 559 uccelli nati da pochi giorni
La Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno degli Animali del Rep. Op. – Raggruppamento Carabinieri CITES di Roma (S.O.A.R.D.A.), unitamente ai militari del Nucleo Carabinieri CITES di Perugia e al Centro Anticrimine Natura di Udine hanno denunciato quattro persone, due di nazionalità italiana e due di nazionalità polacca, ipotizzando i reati di ricettazione e maltrattamento di animali.
Alle prime luci dell’alba, i militari che avevano osservato lo scambio di uccelli e denaro tra i due polacchi e i due italiani, hanno accertato che dentro l’autovettura di uno degli italiani erano stati caricati 559 uccelli di varie specie di turdidi (cesene e tordi bottacci), di cui alcuni già morti, mentre uno dei due polacchi aveva occultato i soldi ricevuti dentro i propri pantaloni. Tutti gli animali avevano provenienza illecita in quanto prelevati illegalmente in natura (allo stato selvatico) in Polonia. Gli uccelli sequestrati, con pochissimi giorni di vita, dovendo essere alimentati almeno ogni due ore, sono stati ricoverati presso il Centro di Recupero Fauna Esotica Selvatica e Tartarughe Marine di Terranova (Gorizia).
La S.O.A.R.D.A., all’interno del Raggruppamento Carabinieri CITES – Reparto Operativo di Roma, ha come “mission” istituzionale il contrasto al bracconaggio e ai reati in danno degli animali, svolgendo ormai da diversi anni indagini sul traffico nazionale e internazionale di uccelli destinati al mercato nero dei richiami vivi per la caccia. I volatili, provenienti da paesi prevalentemente dell’Est Europa, vengono strappati dalle cure parentali appena nati, stipati all’interno di piccole scatole in cartone e trasportati in Italia. Durante il viaggio, lungo più di 15 ore, il tasso di mortalità è altissimo. Gli esemplari arrivano presso alcuni allevatori italiani dove vengono “riciclati” con l’apposizione di un anello identificativo inamovibile contraffatto che serve per certificarne in maniera illecita la provenienza. Il giro di denaro dietro il mercato nero di esemplari utilizzati come richiami vivi per la caccia è di centinaia di migliaia di euro: è principalmente il cacciatore, il più delle volte ignaro dell’origine degli uccelli, a finanziare inconsapevolmente tale traffico, arrivando a pagare un singolo richiamo vivo anche 200/300 euro.