Un popolo unito non sarà mai vinto
Convinto di farci fessi, il governo di questa Regione si era fatto in quattro per abusare della nostra terra e della nostra pazienza: gli è andata male. Messo alle strette da un popolo che si è ripreso il proprio destino, il governo Fedriga ha dimostrato tutta la sua indegnità. E’ stato sufficiente mostrare la forza dei numeri, dimostrare la insensatezza di una acciaieria da farsi sulla laguna di Grado e Marano, imputare la restituzione dei fondi pubblici destinati ad una iniziativa privata e, infine, agitare l’intervento della presidenza della Repubblica. Dopo quindici mesi di torbide iniziative e di bugie, venerdì primo settembre hanno finito per calare le braghe e ammettere che avevamo ragione. In verità, il venerdì nero era iniziato all’insegna della farsa, dal momento in cui in mattinata Fedriga ha convocato il giornalismo regionale per attaccare le fake news. Cosicché, davanti ai turchi alla predica, che della bugia hanno fatto un’arte, ha così sentenziato: “La distorsione dei fatti e la produzione incontrollabile delle notizie non mettono certamente i cittadini nella condizione di fare scelte ponderate. La democrazia passa solo attraverso la verità”. Per dirlo ci vuole una bella faccia tosta, e intanto Fedriga si accingeva ad incontrare il suo pesce guida. In effetti, quella che taluno chiama la banda bassotti, si sarebbe
riunita a distanza di poche ore per concordare in gran segreto la via di fuga. Con quella che per non divulgarla chiamano “generalità”, Fedriga e soci hanno passato la patata bollente al pesce guida, che ha la faccia da tola e che a raccontarle non gli viene nemmeno da ridere. Bini non ha perso tempo: “In seguito agli approfondimenti svolti e vista anche la complessità della
manifestazione d’interesse pervenuta, è emerso come nell’area industriale Aussa Corno sia opportuno prediligere altre tipologie di investimento, in un’ottica di maggiore compatibilità con il
territorio interessato, anche tenuto conto delle osservazioni e valutazioni manifestate dai Comuni dell’area”. Ce ne vuole di coraggio a tirare in ballo gli “approfondimenti” dopo che il loro
esito era stato stabilito a priori! E a cosa allude “la complessità della manifestazione d’interesse pervenuta”? Non è forse la prova del misfatto? La verità è che il vertice regionale tenta di uscire dalla tela di ragno che ha costruito con i milioni dei contribuenti. I vecchi dicevano “a nemico che fugge ponti d’oro”, ma con questa genia non è il caso, visto che vogliono cancellare le loro impronte digitali dall’imbroglio. L’immoralità di cui si sono fatti protagonisti, non merita perdono e impone la restituzione il maltolto: Bini e la Uliana devono andarsene! Lo prova il
fatto che nella dichiarazione persiste la volontà di garantire la: “implementazione dell’accessibilità al porto del Comune di San Giorgio di Nogaro”, cioè quella manomissione della laguna che segnerà la sua fine e che già in passato è costata fior di quattrini. Devono dimettersi, perché il loro agire é stato a dir poco criminale, e per il fatto che ora contano di uscirne grazie alla
complicità dei consiglieri regionali che li hanno lasciati fare. Se il silenzio della Danieli non può che dirsi inquietante, i giornali padronali, presi alla sprovvista, continuano a nascondere i meriti dei comitati e di un popolo che ha saputo ribellarsi, mettere all’angolo i politici di destra e di sinistra e costringere i sindaci a dissociarsi dall’esecutivo regionale. Altrettanto patetica é la reazione dei politici e del sindaco di San Giorgio, i quali anziché gioire, si riservano di analizzare le carte, quasi a dubitare della decisione presa e come se vi fosse un debito di riconoscenza nei riguardi del proponente. Non meno penoso l’atteggiamento del PD e degli autonomisti, che dopo aver condiviso il sostegno all’acciaieria, sono rimasti con il cerino in mano e per rifarsi una verginità, vogliono regolare i conti con la istituzione di una Commissione: beninteso, senza i comitati fra i piedi! Con l’orgoglio di chi difende la Costituzione e la propria terra prosegue la mobilitazione!
Tibaldi Aldevis
Comitato per la Vita del Friuli Rurale