Un tentacolo di quella che viene definita una vera e propria piovra del malaffare sulle Rsa da Arezzo direttamente in Friuli
La vicenda è quella della Maxi evasione con cooperative “apri e chiudi” nel settore delle Rsa venuta alla luce ad Arezzo e coordinata dal locale procuratore Roberto Rossi. L’inchiesta gravita attorno all’operato di Residenze sociali e sanitarie società cooperativa, la coop nata da quella che era conosciuta come Agorà e che al momento si occupa di numerose Rsa (una dozzina in Toscana, una nelle Marche, una in Lombardia e una in Friuli Venezia Giulia).
Le carte dell’inchiesta, completate anche da alcune intercettazioni, parlano di un complesso meccanismo che veniva messo in moto in varie città d’Italia. Reses (già L’Agorà) infatti – stando alle accuse – avrebbe partecipato a bandi in varie regioni per la gestione delle residenze sanitarie assistenziali. I lavori venivano poi assegnati a cooperative consorziate (in alcuni casi sostiene la Procura, intestate a prestanomi) le quali ogni volta avrebbero percepito “indebite compensazioni” ma non avrebbero mai pagato i tributi. Fin quando le cooperative stesse venivano messe in liquidazione o fallivano. A quel punto sarebbero state costituite nuove società e tutto sarebbe ripartito da capo. Con un punto fermo: l’attività riprendeva con gli stessi dipendenti. Stando a quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, che con le loro indagini sono andati a ritroso fino al 2013, sarebbero oltre 10 le cooperative nel tempo costituite e poi fallite. In tutto sarebbero stati evasi ben 26 milioni di euro. Oltre alle posizioni giudiziarie, in primo piano c’è la questione lavoro e assistenza: 800 dipendenti e una serie di strutture con persone fragili alle quali assicurare assistenza. Un problema serissimo. Tornando invece alle complesse risultanze investigative ai vertici del sodalizio vi sarebbero Daniele Mazzetti, Letizia Beoni (rappresentante legale del consorzio di cooperative) e Alessando Corsetti (consulente che si occupava degli aspetti contabili). Accusati di associazione per delinquere, i tre sono stati destinatari di una ordinanza di custodia cautelare già eseguita nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza di Arezzo: per uno di loro (Mazzetti, considerato dalla procura il “dominus”) si è aperta la porta del carcere. Una gestione improntata alla “spregiudicatezza”, scrive il gip Fabio Lombardo nell’ordinanza che ha spedito in carcere proprio il Mazzetti. Per gli altri due sono scattati gli arresti domiciliari. Inoltre come avevamo già scritto nel giorno in cui è scattata l’operazione altre 10 persone, che avevano posizioni diverse, con accuse più leggere (concorso in reati fiscali) sono state denunciate. Tra queste anche Roberto Vasai, ex presidente della Provincia di Arezzo, aveva avuto un ruolo di spicco in passato in Agorà e secondo la Procura avrebbe avuto rapporti stretti con Mazzetti e che garantiva le giuste conoscenze politiche. Come detto fra le Rsa oggetto dell’indagine anche quella di Osoppo. Da registrare la presa di posizione del Comitato Paritetico Regionale per la Cooperazione Sociale del Friuli Venezia Giulia che ha emesso una nota: “Finalmente il bubbone è esploso, con l’inchiesta della Magistratura aretina a proposito della “cooperativa” L’Agorà d’Italia. Una vera e propria piovra, stando all’archivio di visure camerali (una trentina circa, finora) che pure noi abbiamo modestamente accumulato nel corso del tempo, per svolgere un’inchiesta su questa realtà, presente anche in Fvg: un tempo presso l’attuale ASFO, ed attualmente presso la Residenza per Anziani comunale di Osoppo (Ud)”. A parlare è Gian Luigi Bettoli Presidente del Comitato Paritetico Regionale per la Cooperazione Sociale del Friuli Venezia Giulia che prosegue: “L’inchiesta, appunto, non ci coglie di sorpresa: come si legge nell’estratto del nostro studio, in faticosa elaborazione (ma completo per quanto riguarda Osoppo), non ci sono nomi che appaiano sconosciuti, comportamenti che non siano stati analizzati, denunce che non siano state fatte, per tempo. Semmai, sorprende l’ignavia della stazione appaltante – che non si è neanche mai degnata di rispondere alle lettere dello scrivente Comitato, che riunisce le Associazioni Cooperative e le Organizzazioni Sindacali regionali del settore – cioè quel Comune di Osoppo, che, a differenza della citata ASL Pordenonese, sembra non voler prendere atto della realtà. Neanche oggi, con il sindaco Bottoni, che era in carica anche al momento dell’affidamento, ed ora afferma candidamente che: “riteniamo che nei prossimi giorni sarà nominato un nuovo direttivo nella cooperativa” (Messaggero Veneto di domenica 6.6.2021, p. 38 dell’ed. udinese). Che vuoi che sia, dopo 7 matrioske, aggiungerne un’ulteriore ottava, in spregio a qualsiasi normativa appaltistica? Francamente, ci pare un comportamento, più che discutibile, irresponsabile. Alleghiamo, quindi, l’introduzione al nostro studio, ed il capitolo “osovano”. A dimostrazione di una buona pratica di vigilanza da parte delle associazioni cooperative sociali (a nessuna delle quali L’Agorà d’Italia aderisce), delle organizzazioni sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, oltre che di quelle delle/dei pensionate/i, e pure delle cruciali denunce giunte dall’utenza. Perché, se non vogliamo che le Case per Anziani si trasformino in zone extraterritoriali, sottratte al controllo democratico, è necessaria la partecipazione attiva non solo delle lavoratrici e lavoratori, ma innanzitutto di utenti e familiari”.
agorà d’italia e dintorni – un’ipotesi di relazione