Una nave arriva al porto siciliano di Pozzallo. Non è zeppa di naufraghi migranti ma di ben più pericoloso “carico”. Grano canadese al glifosato che con “porti aperti” finirà sulle nostre tavole
“Sto ricevendo decine di segnalazioni dalla Sicilia orientale dove, a largo delle coste di Pozzallo, sarebbe in attesa di attraccare una nave carica di grano proveniente dal Canada. Sono già in contatto con le autorità doganali del luogo per avere riscontro sui controlli e i risultati ma chiedo risposte ufficiali da parte della Regione Siciliana, cui ho chiesto i documenti amministrativi relativi alle importazioni di tale carico. Basta grano tossico sulle nostre tavole”. A dichiararlo è l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao. “Come ben sappiamo purtroppo – spiega Corrao – il livello di tossicità del grano d’importazione che proviene dal Canada ha percentuali molto diverse rispetto agli standard del nostro Paese. Gli importatori, utilizzano tale prodotto per mischiarlo ai cereali locali per abbassare il livello di tossicità. Una pratica assolutamente deprecabile dal punto di vista della salubrità dei prodotti che finiscono sulle nostre tavole e ovviamente anche dal punto di vista economico, perché in questo modo, viene avallato il deprezzamento del prodotto locale, che invece ha caratteristiche di organolettiche e di salubrità eccellenti. Ho appena depositato richiesta ufficiale di accesso agli atti ad indirizzo del Dirigente Generale del Dipartimento Agricoltura Dario Cartabellotta e del direttore Agenzia Dogane Monopoli siciliana per conoscere i titoli e le note esplicative relative a tale carico di grano, ai sensi di un preciso regolamento dell’Unione Europea e l’esito di eventuali controlli in termini di verifica della quantità di glifosato. Le istituzioni – conclude Corrao – hanno il compito e il dovere preciso di tutelare la salute e l’economia dei propri concittadini”.
Dalle autorità sanitarie marittime siciliane è arrivata la conferma che la nave “OCEAN CASTLE” battente bandiera maltese trasporta 19.192 tonnellate di grano canadese. «Subito dopo l’attracco scatteranno le operazioni di ispezione e campionamento del grano per verificare eventuali tossicità e valutare le condizioni di trasporto», fanno sapere dalla Sanità marittima. «Come metodo ormai consolidato – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera – monitoriamo tutti gli ingressi di prodotti agroalimentari nel territorio siciliano. Eravamo al corrente di questo arrivo già da alcuni giorni e siamo pronti in banchina con i nostri organismi di controllo. Siamo vigili e in contatto con l’Autorità portuale per monitorare l’attracco e di conseguenza effettuare le dovute verifiche, documentali e di campionamento, da parte degli ispettori del servizio Fitosanitario dell’assessorato Agricoltura, che già si trovano sul posto, sulla partita di grano proveniente dal Canada». Bandiera spiega che si procederà a una verifica dei documenti, poi «all’analisi visiva sul campione per verificare l’eventuale presenza macroscopica di agenti patogeni da quarantena, e infine procederemo col campionamento della partita, al fine di verificare l’eventuale presenza di micotossine e glifosato, spesso utilizzato dal paese di provenienza per l’essiccazione delle spighe». Che in Sicilia – e in Italia in generale – venga importato grano extraeuropeo non è una novità, né di per sé questo viola la normativa. Ma l’attenzione è massima perché in Canada l’uso del contestato diserbante glifosato è sottoposto a regole meno ferree rispetto all’Unione europea. Ed in effetti la nave è regolarmente entrata in porto e i controlli sono stati effettuati anche se per i risultati ci vorrà tempo. Le autorità sanitarie marittime sottolineano come negli ultimi mesi l’attenzione si concentri anche su navi che provengono da altri porti d’Europa dove le maglie dei controlli sulle importazioni di grano sarebbero più larghe, a cominciare da Amsterdam e Rotterdam. Apparentemente tutto sotto controllo quindi, ma in realtà l’allarme lanciato dall’europarlamentare pentastellato più che gridare allo scandalo vuole mettere il dito in una piaga non risolta. Infatti anche se in Italia la campagna contro il grano canadese al glifosato, il diserbante creato dalla Monsanto, ha dato i suoi frutti facendo crollare le importazioni di grano canadese, questo rischia di riprendere vigore ovviamente per una ragione speculativa. Infatti anche se per la prima volta tra luglio 2017 e luglio 2018 le importazioni di grano dal Canada sono crollate di oltre il 50% il rischio che le considerazioni economiche di alcuni utilizzatori prevalgano è sempre in agguato dato che la presenza della sostanza nel grano di per se non ne pregiudica la commercializzazione. In Italia sono andati per fortuna moltiplicandosi i contratti di filiera tra i produttori di pasta – cioè i principali utilizzatori del grano duro – e i coltivatori nazionali cosa che è alla base del calo delle importazioni da oltreoceano ma ovviamente calata la richiesta il grano canadese al glisofato è calato anche di prezzo diventando così più concorrenziale con il concreto rischio di tornare appetibile, non certo ai consumatori, ma a taluni produttori di pasta. Ma cerchiamo di capire a che punto è la situazione legale del grano al glifosato. Sul web si trova ogni genere di notizie m anche gli atti ufficiali, infatti sul tema si sono espressi due importanti comitati scientifici, ma i loro pareri sono contrastanti anche se alla fine sembra solo una questione semantica. Lo Iarc, che è l’Agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità per la Ricerca sul Cancro, ha definito il glifosato «probabile causa di tumori» perché in grado di danneggiare il Dna. Tuttavia, mancano a supporto studi scientifici sull’uomo. Per ora, i più importanti sono stati condotti sugli animali dove i tumori si sono sviluppati. L’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ritiene invece che il glifosato sia «probabilmente non cancerogeno». Una maniera sibillina che non provoca nessuna condanna ma neanche l’assoluzione. Ovviamente buon senso spingerebbe ad evitare il rischio, ma considerazioni di natura economica hanno invece fatto assumere alla commissione europea una posizione cerchiobottista. Così in Europa il glifosato è legittimamente ammesso ma fino al 2021. Come dire fa male ma bisogna salvaguardare le “scorte” del pesticida che come è noto è prodotto dalla Monsanto made Usa acquistata però dalla teutonica Bayer per 63 miliardi di dollari. Oggi però rischia di pentirsi amaramente dell’acquisto fatto dato che crescono i problemi per la Bayer legati proprio al glifosato di Monsanto, con il prodotto Roundup accusato negli Usa di aver provocato il cancro agli agricoltori che ne hanno fatto uso. Sono diventati infatti 18.400 i querelanti che si sono rivolti alla giustizia statunitense, dichiarando di essere stati esposti ai prodotti a base di glifosato di Monsanto. Numeri potenzialmente da capogiro se consideriamo che Bayer dovrà pagare 80 milioni di dollari a un agricoltore che ha utilizzato per anni un suo diserbante proprio perchè un tribunale degli Stati Uniti ha considerato cancerogeno il prodotto. la società acquisita lo scorso anno dal colosso tedesco per 63 miliardi di dollari.
In Canada, più che negli Usa il glisofato è massicciamente utilizzato dettato da motivazioni non tanto economiche ma meteorologiche. Il perchè lo spiega in un intervista Alberto Ritieni, professore di Chimica degli alimenti all’Università Federico II di Napoli: «Rispetto all’Italia il Canada è un Paese più freddo e umido. Da noi il grano viene seccato in modo naturale dal sole. In Canada, invece, spesso si semina e si raccoglie con la neve. L’unico modo per seccare il grano e procedere al raccolto è “far credere” alla pianta che sia arrivata l’estate. Questo processo si ottiene con un trattamento che contiene glifosato». «Il glifosato però – continua l’esperto – lascia dei residui nella pianta di grano e soprattutto nei suoi prodotti, rendendola meno sicura. Ma il dibattito scientifico è ancora aperto». In realtà i difensori della sostanza chimica ricordano che la quantità di glifosato tollerata ogni giorno, secondo l’Unione Europea, è di 0,5 milligrammi per chilo di peso corporeo. Bisognerebbe quindi mangiare decine di chili di pasta, biscotti o prodotti da forno per superare il limite. Questa tesi non considera però il problema dell’esposizione cronica, dell’accumulo della sostanza nell’organismo soprattutto dei bambini. La dieta italiana, dopotutto, si basa su molti prodotti a base di grano, come pasta, pane, pizza e dolci della tradizione. «A lungo andare – spiega sempre il prof. Ritieni – l’assunzione di glifosato attraverso questi prodotti derivati dal frumento può dare fastidio al nostro microbiota intestinale, interferendo con la flora batterica. E questo non è un bene».
Tutti questi dati già noti da tempo e grazia anche all’informazione che su questo è stata fatta da un milione di tonnellate di importazioni dal Canada si era passati a meno di 400mila nello spazio di un solo anno. Purtroppo però il trend senza vigilanza potrebbe tornare ad estendersi perchè anche se l’Italia è tra i grandi produttori mondiali di grano duro, con 4,2 milioni di tonnellate annue stimate per il 2018, quello made in Italy coltivato non basta a sfamare il fabbisogno dell’industria della pasta, che esporta anche all’estero. Tra il 30 e il 40% della materia prima lavorata in Italia è dunque comunque di importazione straniera: nel 2017 proveniva soprattutto dal Canada (34%), dalla Francia (13%), dagli Usa (11%) e dal Kazakhstan (10%), anche se oggi la quota canadese è diminuita, appunto, per via della campagna contro il glifosato, nella quale la Coldiretti ha un ruolo positivo di primo piano. Ma finchè in Europa il glifosato sarà legittimamente ammesso il rischio di doversi pappare grano contaminato è altissimo, con il problema che il consumatore finale è disarmato.