«Uniti dai valori della resistenza, della libertà e della pace». A Udine la firma di un patto tra il sindacato del lavoro pubblico e l’Associazione partigiani
«Essere partigiani vuol dire prendere parte, fare parte. Far parte di un movimento che rifiuta il fascismo e il razzismo, che si richiama alla democrazia, alla libertà, alla pace». Lo hanno detto Orietta Olivo, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil Fvg, e Dino Spanghero, presidente del comitato regionale dell’Anpi, spiegando le ragioni del protocollo d’intesa firmato oggi a Udine (in allegato le foto) tra la categoria, che rappresenta circa 8mila lavoratori pubblici della regione, e l’Associazione nazionale Partigiani d’Italia. «I valori di libertà e di democrazia, che sono stati le fondamenta della Resistenza, sono gli stessi alla base dei principi di uguaglianza, solidarietà e universalismo dei diritti di cittadinanza in cui si riconosce la Cgil», ha aggiunto Olivo.
L’intesa, che declina e rilancia su base regionale contenuti e obiettivi del documento unitario “Salviamo l’Italia”, siglato a livello nazionale, punta a lanciare iniziative congiunte di divulgazione e informazione sulla storia della lotta partigiana e della Resistenza, «a difesa di una memoria che va salvaguardata e tramandata e per riaffermare il ruolo dello stato sociale come fondamento della vita democratica, valorizzando il lavoro e promuovendo il rinnovamento delle pubbliche amministrazioni». La Funzione pubblica Cgil, inoltre, si impegnerà per promuovere la costituzione di sezioni Anpi sui luoghi di lavoro, oltre che nelle sedi sindacali. Unanime, infine, l’appello sulla necessità di ripudiare la guerra «come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», sancita dall’articolo 11 della nostra Costituzione. «Parole nette – ha dichiarato Spanghero – e che saranno alla base di un nuovo appello unitario per la pace, che Anpi, Fp-Cgil e altre associazioni stanno sottoscrivendo e che consegneremo, tra gli altri, ai vertici del Parlamento europeo e agli ambasciatori di Francia, Germania e Città del Vaticano.