XXII Congresso Internazionale di IFOTES: «Resilienza, consapevolezza, adattamento sono le chiavi per il futuro»
A tracciare un bilancio di quanto emerso in fase congressuale relativamente al XXII Congresso Internazionale di IFOTES è stata Stefania Pascut, coordinatrice del Progetto Città Sane dell’OMS a Udine, nell’ambito di una plenaria che l’ha vista protagonista. Oltre 900 partecipanti, in presenza, che sono arrivati da 17 diversi Paesi del mondo. Un centinaio di iscritti online. Cui si aggiungono più di un centinaio in rappresentanza di scuole e associazioni del territorio. Cinque giornate di lavoro in cui si sono svolti 25 presentazioni e 75 workshop, che sono stati disponibili in quattro lingue (inglese, italiano, tedesco e francese). Sono questi alcuni dei numeri del XXII congresso internazionale di IFOTES – International Federation of Telephone Emergency Services (Federazione internazionale dei servizi telefonici di emergenza, con sede in Svizzera) ospitato per la seconda volta consecutiva (la prima a Udine nel 2019) in Friuli Venezia Giulia. Quest’anno al Bella Italia EFA Village di Lignano Sabbiadoro, dal 18 al 22 ottobre scorsi. Parlando sempre di numeri sono stati trentotto i relatori che hanno affrontato il tema “Winds of Hope – Acceptance and capacity for change”, ovvero “Venti di speranza – Accettazione e capacità di cambiamento”. E non è finita. La programmazione ha previsto pure tre i tour (450 gli iscritti) che hanno consentito agli ospiti di visitare la Basilica di Aquileia, l’Oasi di Marano (in barca), Cordovado e Sesto al Reghena, grazie alla collaborazione con PromoTurismo Fvg. Inoltre, durante il Congresso, è stato possibile visitare anche la mostra “The Human Touch”, partecipare a due eventi musicali, e vedere un film sul tema del cambiamento. Eventi aperti ai congressisti ma pure alla cittadinanza. Come già avvenuto nella precedente edizione la cinque giorni è stata organizzata per IFOTES da ARTESS – Association for Research and Training on Emotional Support Skills di Udine, con il patrocinio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Comune di Lignano Sabbiadoro, del Comune di Udine – Progetto Città Sane, dell’Università degli Studi di Udine; e in media partnership con Rai Fvg. L’evento ha inoltre ricevuto l’Alto patrocinio del Parlamento europeo.
«Siamo molto soddisfatti degli esiti del convengo. Sono stati affrontati temi fondamentali per il futuro di tutto noi, abbiamo visto che è possibile modificare visioni, approcci e comportamenti e perseguire un maggior benessere come individui e società, favorendo ambienti di vita sostenibili. Discuterlo e condividerlo assieme a 900 persone provenienti da 17 paesi ci dà una ragionevole speranza e il coraggio di provarci. Ancora una volta la nostra regione ha affrontato con successo la sfida di ospitare un evento internazionale che apre al futuro, partendo da un’attenta e consapevole analisi del presente», ha commentato Diana Rucli, presidente di ARTESS.
A tracciare un bilancio di quanto emerso in fase congressuale è stata Stefania Pascut, coordinatrice del Progetto Città Sane dell’OMS a Udine, nell’ambito di una plenaria (Come affrontare le sfide future: resilienza, consapevolezza e sostenibilità) che l’ha vista protagonista. «Se pensiamo alle sfide che l’umanità sta affrontando e probabilmente dovrà affrontare in futuro, alcune parole chiave descrivono bene lo scenario che ci troveremo a vivere: volatilità, incertezza, complessità, ambiguità (il cosiddetto mondo VUCA). A differenza del passato – ha spiegato Pascut – , quando la storia si muoveva su binari abbastanza definiti, oggi siamo di fronte a una serie di sfide che impediscono una previsione attendibile. Pertanto quello che conta non è soltanto cercare di prevedere le sfide (attività assolutamente necessaria, pensiamo ai cambiamenti climatici, all’invecchiamento demografico, a pandemie e migrazioni, alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale, ecc.) ma essere pronti a qualsiasi evenienza, cioè irrobustire le nostre capacità di far fronte agli imprevisti attraverso una maggior resilienza, consapevolezza, capacità di adattamento. Dobbiamo farlo non solo a livello individuale, ma come collettività in grado di decidere in modo condiviso e inclusivo. Di tutte le sfide, questa è probabilmente la più difficile: trovare modi nuovi per affrontare i cambiamenti e le complessità, “ricontestualizzare” l’uomo nel suo contatto con la natura e con il pianeta, sperimentare nuovi approcci organizzativi e comunicativi, soprattutto ritrovare nella solidarietà e nella resilienza, nella consapevolezza e nella condivisione, nella sostenibilità, la chiave di lettura del mondo. L’agire umano – ha chiuso -, come diceva Hannah Arendt nella sua “Vita Activa”, è la capacità di dare inizio a qualcosa di nuovo, a una innovazione che, nel bene e nel male, determina la responsabilità di ognuno di comprendere, di agire, di dare una sua risposta all’interno di una pluralità, ovvero mettendo in atto l’essere insieme e imparando a “diventare umani”».