Sul fatto che quella in discussione oggi sia una legge finanziaria ricca non ci sono dubbi, ma è anche fuor di dubbio che per la sanità si sarebbe potuto fare di più. A dirlo è il consigliere regionale del gruppo misto Walter Zalukar che aggiunge: “E poi rimane l’interrogativo su come saranno gestite queste risorse: si cercherà finalmente di conformarsi ai principi di efficienza ed efficacia, anche per evitare gli sprechi? Poiché guardando al recente passato e al presente ci sono fatti che preoccupano. Un esempio su tutti è la gestione delle liste di attesa: se per recuperare l’enorme mole di prestazioni arretrate aggravata dal COVID è stata corretta l’iniezione di danaro per comprare prestazioni dal privato, la mancanza di politiche coordinate in questo campo sta conducendo a un pozzo senza fondo, ovvero si spendono tanti soldi ma i tempi di attesa restano infiniti. Altro esempio rischia di essere il PNRR, che prevede ospedali di comunità, case della comunità, centrali operative territoriali, ecc. ecc., contenitori sanitari calati dall’alto la cui efficacia è tutta da dimostrare, mentre è certo il costo astronomico delle strutture e del relativo fabbisogno di personale, che neppure si sa con precisione come dovrebbe essere impiegato, ammesso che si trovi. Si avverte la mancanza di una visione complessiva di sanità. L’impressione è che si faccia il “compitino a casa” volta per volta, e spesso male, ma che manchi una coralità degli interventi. Manca un piano di riqualificazione degli ospedali, anche al fine dell’umanizzazione delle cure. Sembra che il Covid non abbia insegnato niente. Si continuano a progettare strutture dove si fa poco o nulla per proteggere seriamente dalle infezioni, dove non c’è privacy, dove il malato è privato finanche degli affetti familiari, e la stessa dignità della persona viene calpestata. Manca la valorizzazione dei piccoli ospedali, sempre promessa negli annunci e dimenticata nei fatti. Eppure se ci fosse reale capacità di pianificazione, nella vision di una sanità futura queste strutture avrebbero un ruolo essenziale nella rete ospedaliera regionale, e anche le popolazioni della montagna potrebbero uscire dall’attuale abbandono di cure e assistenza. Manca una seria politica del personale, dove questo sia valorizzato piuttosto che indotto a scegliere di lavorare in regioni più empatiche e generose. Medici e infermieri sembrano essere considerati meri fattori di produzioni e non le risorse più preziose che ha un’azienda sanitaria. Manca la vision di un’efficiente ed efficace rete dell’emergenza dove si sono create sacche di vuoto pressoché assoluto e situazioni di spreco a dir poco vergognose. La nostra è forse l’unica regione al mondo dove il soccorso si paga tanto di più per arrivare tanto più tardi”.