Commento sul Libello di Vannacci: attenzione all’inganno dell’estrema destra che da 80 anni si finge democratica
Oggi, al tempo dell’egemonia (pre)culturale della destra (estrema), i paladini dell’intolleranza si stracciano le vesti perché osiamo contestare un libro in cui c’è scritto, solo per citare alcune perle:
“Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione. Non solo ve lo dimsotra la natura che a tutti gli esseri sani, normali concede di riprodurci, ma lo dimostra la società. Rappresentate una ristrettissima minoranza del mondo”.
“Pederasta, invertito, sodomita, finocchio, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, caghineri, cupio, buggerono, checca, omofilo, uranista, culattone sono ormai termini da tribunale, non ci resta che chiamarli gay, portando un’altra parola straniera nel nostro lessico italiano”.
Un libro in cui si rivendica il “diritto” di negare l’affitto a coppie gay in quanto gay.
Il libro di una persona che afferma: “Rivendico il diritto all’odio”.
Un libro in cui c’è scritto: “[Perché a un ladro] non dovrei essere autorizzato a sparargli, a trafiggerlo con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani”?
“Se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo, perché dovrei rischiare di essere condannato?”.
“Non sai più come chiamare una persona di colore perché qualsiasi aggettivo riferito all’evidentissima e palese tinta della sua pelle viene considerato un’offesa. Molti chiamano questa condizione Civiltà e Progresso. Ecco, questo libro è dedicato a tutti gli altri!”.
“Quando con tutta la famiglia ci trasferimmo a Parigi, per la prima volta comincio a venire a contatto quotidianamente con persone di colore. Mi ricordo nitidamente quanto suscitassero la mia curiosità, tanto che nel metrò fingevo di perdere l’equilibrio per poggiare accidentalmente la mia mano sopra la loro mentre si reggevano al tienitibene dei vagoni, per capire se la loro pelle fosse al tatto più o meno dura e rugosa della nostra”.
“Bastarono poche settimane e la vista dei neri smise di incuriosirmi”.
Un libro in cui ci si lamenta che la parola “patria” sia stata sostituita dalla parola “diritti”.
Un libro in cui si propone di non piantare più alberi ad alto fusto, ma soltanto cespugli, “così quando cadranno non faranno danni”.
Greta Thumberg? “Un’invasata”.
Gli attivisti dell’ambiente? “Gretini”, “eco-forsennati che chiedono oboli”, “ambientalismo bacato”, “neuroni malandati”, “ambientalismo da strapazzo”, “zavorra ideologica”.
La crisi climatica? Uno “spauracchio”: “Al contrario di quanto asseriscono i talebani dell’ambientalismo non dobbiamo salvare il pianeta”.
“Ogni anno muoiono 3000 persone sulle strade solo in Italia e la meteopatica ambientalista si dispera per le previsioni climatiche?”.
“[Greta Thumberg] Sembra uscita dalla saga della famiglia Adams”.
“La mobilità privata è ghigliottinata minando la nostra libertà e il nostro amato stile di vita”.
“Le società multietniche e colorate, le più insicure” per i “delinquenti etnici”.
“Per molti versi non le tollero le altre società”.
Paola Enogu? “Non ha tratti somatici che possano rappresentare l’italianità, che si può invece scorgere in tutti gli affreschi, i quadri e le statue che dagli Etruschi sono giunti ai nostri giorni”. Paragona poi Paola ENogu a un panino del McDonald’s: “Sono ormai più di 50 anni che abbiamo Mc’Donald’s in Italia e che milioni di italiani si cibano dei suoi prodotti, ma nessuno si azzarda a dichiarare che i panini con hamburger e ketchup facciano parte della cucina tricolore”.
“Ritengo che nelle mie vene scorra una goccia del sangue di Enea, di Romolo, di Giulio Cesare, di Dante, di Fibonacci, di Giovanni dalla Bande Nere e di Lorenzo de’ Medici, di Leonardo da Vinci, di Michelangelo, di Galileo, di Mazzini e di Garibaldi”.
“La convivenza di più civiltà è tanto più pacifica quanto più vi è il dominio di una civiltà sull’altra”.
I nidi d’infanzia e la scuola dell’infanzia? Nati per colpa del “rifiuto da parte dei movimenti femministi di tutto il mondo, della figura di donna-madre”.
Si compiace poi del fatto che l’albatros, l’uccello marino, abbia a disposizione tante femmine: “Beati loro”.
Vannacci, dopo l’ondata di indignazione che si è sollevata a seguito della pubblicazione del libello, ha rilanciato in un’intervista pubblicata il 4 ottobre: “Se le mie figlie facessero coming out? Le supporterei ovviamente. I figli vanno capiti e sostenuti. Se fosse solo un’incertezza dell’adolescenza cercherei di indirizzarle verso l’eterosessualità”.
E, come se non bastasse, ciò che è ancora più grave è il fatto che su Amazon è possibile acquistare il libro con il bonus Cultura e con il bonus Carta del Docente, il che vuol dire che lo Stato finanzia con i soldi di tutte le cittadine e tutti i cittadini l’acquisto del libro di Vannacci.
Ora Vannacci, avendo saputo della nostra contestazione, chiede il confronto, il dialogo. Io sono un amante del dialogo, del dibattitto, della discussione.
Con buona pace della onnipresente retorica post-ideologica del fare e degli amministratori del fare, sono uno che crede ancora nel primato della parola e dell’idea (e che ideologia non sia una parolaccia).
Quindi viva il dialogo, anche aspro, anche conflittuale: il lògos, la parola, è (anche) pòlemos, contesa, lotta, guerra, come diceva Eraclito.
Ma attenzione all’inganno dell’estrema destra (per usare un eufemismo), che da 80 anni si finge democratica, si candida alle libere elezioni, piagnucola e si lagna di non essere al potere, persino oggi che al potere c’è per davvero.
È il sempre attuale paradosso della tolleranza che già Herbert Marcuse ben delineava. L’intollerante chiede di tollerare la sua intolleranza in nome della tolleranza che egli stesso nega.
E i movimenti progressisti che accettano questa regola del gioco dettata dagli intolleranti finiscono per cadere nel loro inganno e divenire essi stessi strumenti inconsapevoli dell’oppressione e della discriminazione.
Sandro Pertini, partigiano e presidente della repubblica, su questo tema si esprimeva senza ambiguità: “Il fascismo a mio avviso è l’antitesi delle fedi politiche. Il fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche. Non si può parlare di fede politica parlando del fascismo perché il fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano come lui”.
Il fascismo non è una fede politica.
Il fascismo non è un diritto.
Il fascismo è un crimine.
Il razzismo non è un diritto.
L’omofobia non è un diritto.
Il patriarcato non è un diritto.
La discriminazione non è un diritto.
L’intolleranza non è un diritto.
L’odio non è un diritto.
L’odio è un crimine.
Andrea Di Lenardo
(Capogruppo Alleanza Verdi Sinistra Possibile in Consiglio comunale a Udine)