L’incredibile vicenda del Camping Valtramontina, chiuso non per burocrazia ma per indolenza e faciloneria “pubblica”
Se sul sito di Turismo Fvg , il portale della Regione rivolto a viaggiatori e turisti si clicca Tramonti di Sotto, vengono elencate le bellezze e una breve descrizione “ Tramonti di Sotto, spiega il sito, si trova in una valle di origine glaciale denominata Meduna o Tramontina, abitata fin da epoca preromana; è sotto il profilo naturalistico e gastronomico che si possono apprezzare le peculiarità della zona”. Se poi si interroga il portale sulle attività ricettive, la mappa interattiva ci offre non moltissime soluzioni, fra queste spicca ancora il Campeggio Valtramontina. Purtroppo, nonostante questo sia ancora segnalato dalla promozione turistica regionale, il campeggio così come l’annesso ristorante- pizzeria, è chiuso per questa stagione ed il futuro per gli anni a venire resta incerto.
Ma cosa è successo alla più grande struttura ricettiva della montagna friulana dedicata agli amanti della natura che preferiscono tende, roulotte e camper per le loro vacanze? La vicenda sta destando non poche perplessità e clamore anche fuori dai confini dell’area interessata, con migliaia di post di solidarietà su internet ai gestori della struttura. Il motivo principale della chiusura sarebbe di natura, si dice, più che altro burocratica, ma in realtà è legata ad errori e sottovalutazioni fatte nel passato da parte delle varie amministrazioni comunali di Tramonti (che del campeggio è proprietario) e che nel tempo si sono succedute. Per capire di più dopo che l’ex sindaco Giampaolo Bidoli, oggi consigliere regionale, in un post su Facebook (https://www.facebook.com/1005308878/posts/10215608900667998?s=100009431956514&sfns=mo) ha narrato con una azione che potremmo definire di fuoco di sbarramento preventivo, la sua versione dei fatti. Per questa ragione abbiamo pensato di sentire le principali vittime economiche della vicenda, i gestori del campeggio, che dopo anni di lavoro avevano vinto la nuova gara d’appalto per la gestione della stagione 2019 e successive e che ora rischiano, dopo lavoro ed investimenti, di trovarsi con un pugno di mosche in mano.
Chiediamo quindi a Gregorio Piccin gestore della struttura di raccontarci la storia che ha portato a questa situazione.
Avremmo voluto, come gestori, mantenere un minimo di riserbo e dare semplicemente comunicazione ufficiale della chiusura del Campeggio Valtramontina per la stagione 2019 adducendo la genericità di una serie di questioni burocratiche irrisolte. Ma un turbinio di articoli usciti sulla stampa locale, per altro a senso unico, cioè senza che nessuno priva di voi ci interpellasse per riportare la nostra eventuale versione dei fatti, nonché il recente post del sindaco uscente Bidoli ci obbligano ad intervenire per fare chiarezza, considerate anche le informazioni oggi in nostro possesso.
Bene ci spieghi meglio.
Cerchiamo di mettere in fila le questioni e ricostruire questa microstoria, partendo proprio dal post di Bidoli intitolato ironicamente “Il piano di assetto idrogeologico: questa brutta bestia” è necessario correggere alcune inesattezze e fare alcune precisazioni rispetto alle dichiarazioni del consigliere Bidoli.
Ci elenchi pure queste precisazioni.
Il sottoscritto gestisce il campeggio Valtramontina dal 2005, non dal 2006, il sottoscritto è stato assessore all’ambiente, attività produttive e politiche sociali nella giunta Bidoli dal 2009 al 2014 dopo avere espressamente rifiutato fin dall’inizio l’assessorato al turismo che gli venne proposto. Per ovvie ragioni di buon senso e trasparenza mi parve davvero sconveniente occuparmi da amministratore della proprietà pubblica della struttura campeggio mentre ne ero al contempo gestore… A conferma di come il conflitto d’interessi, nel mio caso, sia valso al contrario, faccio notare che il canone d’affitto ci venne aumentato proprio durante il mio mandato. Mi sono infatti occupato d’altro: led nell’illuminazione pubblica, riqualificazione energetica della scuola, apertura del forno sociale, parchi gioco nel capoluogo e nelle frazioni, delibere su questioni come Economia solidale, Ogm, trattati commerciali tossici (che tanta positiva visibilità “green” hanno dato al comune e al sindaco stesso), avviato percorso di cooperativa di comunità per la gestione della filiera bosco-energia (poi lasciato cadere con la fine del mio mandato), coinvolto colleghi amministratori ed esperti sulla questione dell’idroelettrico…
Ci dice tutto questo per smarcarsi dalla amministrazione di cui faceva parte?
No, ma per spiegare, a scanso d’equivoci, che è vero che io c’ero, ma per scelta etica, in realtà non c’ero; e sul dossier campeggio, proprio per evitare ogni tipo di conflitto di interessi, ho lasciato a chi molto meglio di me avrebbe potuto e dovuto occuparsene.
Bene registrata questa premessa ci spighi meglio la questione.
Giusto, passiamo dunque ad affrontare “questa bestia” chiamata PAI (piano assetto idrogeologico ndr), che bestia evidentemente non è. Diciamo che è corretto coinvolgere in questa questione, come fa Bidoli, l’amministrazione Cappello che lo ha preceduto (e della cui giunta lo stesso Bidoli faceva parte). E’ infatti in quel periodo che si affaccia la necessità di redigere un Piano per l’Assetto Idrogeologico. Dalle nostre ricerche risulta che in quel periodo (2003-2009) la Regione avesse inviato a tutti i Comuni la sua proposta di classificazione idrogeologica e che gli stessi Comuni avessero ampia facoltà di proporre modifiche ed osservazioni.
Quindi il Comune di Tramonti non fece quello che poteva fare?
Come si può facilmente evincere dalla cartina con le classificazioni allegata al post di Bidoli, tutto il plesso scolastico-sportivo venne riclassificato da P3 (pericolosità idraulica elevata) a P2 (pericolosità idraulica media) non per mezzo di costose perizie ma con un semplice colpo di righello. Ignoriamo quale sia stata la mano che ha ritagliato quell’area, certo è che lo stesso si poteva fare per l’area campeggio. Anche considerate le imponenti e funzionanti opere di argine già realizzate e che il Meduna è irregimentato a monte da una diga…
Quindi per disattenzione o sciatteria non si procedette a chiedere alla Regione correzioni tecniche importanti?
Direi che tra il 2008 ed il 2010 vengono recepite le modifiche proposte dai Comuni e vengono prodotte delle norme attuative che parlano piuttosto chiaramente (http://www.adbve.it/Documenti/piani/Livenza/PAI_Livenza_2010/estratto_norme_PAI_Livenza.pdf). Norme di attuazione del Piano per l’Assetto Idrogeologico del bacino idrografico del fiume Livenza (a cui l’asse del Meduna fa riferimento, ndr) che all’articolo 14 parla degli interventi ammissibili nelle aree classificate a pericolosità idraulica elevata – P3.
Dove ricade l’area del campeggio quindi?
Esatto, nelle aree classificate a pericolosità idraulica elevata – P3, può essere esclusivamente consentita l’esecuzione di: (…) m) attrezzature e strutture mobili o provvisorie, non destinate al pernottamento di persone, per la fruizione del tempo libero o dell’ambiente naturale (…).
Quindi nessuna struttura ricettiva neanche “mobile”?
Esatto, al di là delle casette e strutture fisse di cui si ostina a parlare Bidoli nel suo post, qui si fa chiaro riferimento a tutto ciò che ha a che fare con l’attività principale di campeggio quindi tende, roulotte, camper per le quali viene interdetto l’uso a fini di pernottamento.
Quindi già allora il campeggio secondo mappa anche se contestabile sul piano tecnico, non poteva esserci?
Immaginiamo che queste Norme di attuazione (2010) siano state tempestivamente trasmesse all’amministrazione Bidoli. Ma per sua stessa ammissione “…nessuno si è preoccupato più del dovuto e l’attività è proseguita regolarmente…”.
Insomma il Comune e l’allora sindaco pur a conoscenza della situazione non si preoccupava come se quella mappa non esistesse?
Passano altri 6 anni di calma piatta prima che Bidoli, al suo secondo mandato, si decida nell’unico senso in cui bisognava muoversi fin dall’inizio di questa storia.
E cosa ha fatto, cosa è successo?
Il 3 marzo 2016 l’amministrazione comunale ha presentato richiesta di aggiornamento del Piano stralcio, ai sensi dell’art.6 delle norme di attuazione del Piano stesso, chiedendo la riclassificazione dell’area da P3 a P2…”. Ma oramai ad interloquire, a questo punto dell’iter del PAI, non sono più solo Comune e Regione, c’è anche l’Autorità di Bacino ossia l’organismo tecnico con massima competenza sulla materia.
Quindi mi pare di capire la questione non si poteva risolvere “politicamente” alla friulana con il classico “cumbinin”?
Esatto, l’organismo tecnico l’Autorità di Bacino, non è a nomina politica, e a questo punto, chiede lumi e integrazioni su integrazioni. E per fortuna, considerato il ruolo che ricopre.
Ma se questo avveniva dal 2016 come siamo arrivato all’empasse drammatica di oggi?
Nel 2018, essendo scaduto il nostro contratto di gestione l’anno precedente, abbiamo partecipato al bando per l’assegnazione della struttura, bando che tra le note indicava “…le limitazioni che la classificazione in P3 prevedono…” ed una azione in essere del Comune per una riclassificazione dell’intera area.
Quindi si è andati a gara nonostante vi fosse una possibilità pregiudizievole?
Certo, noi quel bando lo abbiamo vinto e venivamo rassicurati sul fatto che si potesse lavorare in attesa di un pronunciamento dell’Autorità di Bacino.
E poi cosa è accaduto?
Oggi quelle rassicurazioni sono crollate di fronte ad uno o più fascicoli aperti dalla Procura della Repubblica di Pordenone. Anche per questo ci siamo tutelati chiedendo (ed ottenendo) una sospensione del contratto che andrebbe anche analizzato nella sua legittimità giuridica.
Cosa farete ora?
Non possiamo che rimanere in attesa dell’evolversi degli eventi tra l’altro certi di essere, in tutta questa vicenda, parte lesa. Parte lesa insieme a tutta la fragile economia di valle che ruotava attorno al più grande campeggio montano del Friuli.
Ma mi faccia capire meglio l’attuale amministrazione se ne lava le mani o sta cercando di rimediare?
Non v’è dubbio che nell’ultimo anno, anno e mezzo, l’amministrazione comunale abbia profuso ogni sforzo possibile per addivenire ad una soluzione di questo problema. Ma è altresì chiaro che la questione non comincia nel 2018 e nemmeno nel 2016. Si parla almeno del lontano 2006.
Restano però i danni all’economia della valle e a voi. Inoltre non mi è chiaro il motivo per cui, come dice lei, nel lontano 2006 si operò in questa maniera, o meglio non si operò per nulla.
Difficile rispondere, si può solo ipotizzare faciloneria o leggerezza. A questo punto speriamo che questo ce lo dica magari la Procura della Repubblica e l’Autorità di Bacino. Potremmo aggiungere alla storia di questi anni altre incredibili micro-macro storie (con interessamenti, non nei nostri confronti, di Questura e Prefettura) legate al campeggio e ad alcuni desiderata delle amministrazioni che si sono succedute ma le teniamo nel cassetto dei brutti ricordi rimanendo increduli di come questo bene comune venga amministrato senza visione e senza rispetto per chi ci lavora.
Credo che il riferimento sia alle vicende legate del Sonica Dance Festival svoltosi nel 2017 ai margini del campeggio?
Anche, ma meglio, per ora, calare un velo di silenzio su quelle scelte “politiche”.