75 anni, parliamone
Vecchio? vecchio è una parola forte, secca, dura, è una decadenza, uno spegnersi, è la fine. Era quello che la mia generazione viveva nelle famiglie, nelle difficoltà, nella miseria, dove vedeva i nonni e cresceva sul come difendersi dalla vecchiaia.
Settantacinque anni portati con gentilezza, contegno, cortesia, creanza, con garbo. Un modo di vivere. I nati dopo la seconda guerra, dal 45 al 65, vivono una fase nuova che va dalla fine dell’età adulta che tradizionalmente coincide con la pensione 60/65 anni e l’età che oggi si considera anziana, 75 anni. Questa durata del tempo, non sempre è uguale, a volte la depressione della vecchiaia ti prende, ma una cosa è certa, dove, questo una volta era l’autunno della vita, dell’esistenza, oggi è diventato un periodo di 15/20 anni di vita attiva, che ha fatto saltare tutti i parametri delle generazioni.
E un’età nuova, una tarda maturità oltre i 65 anni che prima non c’era, con una attività sana, progettuale, piena di esperienze, conoscenze, professionalità. Ci sono 15 milioni di persone con una aspettativa di vita di 81 anni per gli uomini e 85 per le donne. Nel 2022, nel nostro Paese, 22 mila persone superavano la soglia dei cento anni. Vivono un’età morbida che regala loro ciò che non ha mai avuto, il tempo, la meraviglia, la vista sulle cose che sempre ci sono state, come l’alba, il sole, il mare, la pioggia, e non li vedevano. Ma specialmente lo stupore di, non solo essere, ma di fare il nonno. Insomma va riscritto tutto.
Si apre un orizzonte tutto da leggere, conoscere, immaginare. Inedito per oggi e per il futuro perché non è un caso, ma un processo in atto, adesso. In prospettiva questo tempo si allungherà, non sappiamo per quanto e come cambierà, e se sarà un futuro confortante o apocalittico.
Interessante e utile conoscere come si vive nella fase senza nome che chiamo “Consapevolezza”, con salde pensioni, buona salute, istruzione, un sufficiente utilizzo delle tecnologie, una rete familiare, casa di proprietà. Con tante cose da fare, dove il tempo non basta mai, anche se si fa più fatica. Un’immensa risorsa, un patrimonio nazionale inutilizzato che nessun paese può permettersi di farlo, senza mettere a rischio il suo futuro. Questo non per tutti, infatti, ci sono forti diseguaglianze, precarietà e grandi povertà che colpiscono questa parte di paese.
Questa generazione non invecchia mai, perché: i giovani del 68, la rivoluzione culturale, la fine del servizio militare, il non vivere insieme per abitudine, le hanno inventate loro. E la società si è evoluta insieme a loro: istruzioni di massa, sanità pubblica, diritti, aborto, divorzio, pensioni, prevenzione. Insieme sono diventati un soggetto sociale e politico, hanno saputo superare il passato, vivendo il presente nel cambiamento indicavano e guidavano la costruzione del futuro. Sono cresciuti continuando a pensare di essere i protagonisti del mondo che volevano. Certamente i cambiamenti tecnologici travolgono tutti, anche loro. Ieri come oggi dai 50 anni ci si lamentava dei primi dolori, poi altro, poi nel mio territorio l’amianto, che obbligava a dare un giusto giudizio e valutazione alle cose. E ancora, la memoria diventa selettiva, si dimentica qualche nome, ma si ricorda e si recupera altre cose, il tempo non si ferma. Il mondo che volevano non è stato raggiunto, viene vissuto con delusione, ma nei fatti sono rimasti un po’ ragazzi, hanno deciso di non diventare vecchi mentre affrontano l’autunno con leggerezza, una questione di animo.
In una società dove la natalità si abbassa a 393 mila bambini nel 2022, c’è un esercito di grandi vecchi formato da 15 milioni di italiani. Questo processo è una rivoluzione dai piedi di argilla, la longevità ha bisogno di welfare, servono scelte politiche sulle pensioni, sanità, povertà, ricerca sulla fragilità, sostegno alla natalità, e del futuro con meno diseguaglianze. Le scelte del Governo Meloni, invece, intaccano l’economia della “terza età”, della loro capacità di spesa, dell’assistenza sanitaria. Da qualsiasi parte la vediamo è una questione politica e sociale del Paese che va affrontata e governata oggi.
Sono e mi sento uno di loro e i settantacinque anni sono tutti miei, li vivo come un regalo. Perdo vigore, forza fisica, ma mi è rimasta la forza del cambiamento dei 20 anni, la passione e la voglia di vivere bene con le figlie e i nipoti, per questo adoro ogni istante della vita.
Dicembre 2023
Francovig Luigino