A tutto gasolio!
Bangui (capitale della Repubblica Centrafricana NDR) è una città già incasinata per conto suo; un traffico assurdo come nelle maggiori città dei Paesi in (perenne) via di sviluppo. Le strade sono quelle che sono, cioè quello che di loro è rimasto, nei migliori dei casi, oppure quello che non è mai stato, ma ha la giusta pretesa di esserlo in quanto intasato da ogni tipo di mezzi che vi si incrociano. A parte le vetture, principalmente quelle UN o delle Ong, l’ingorgo è dovuto allo sciame di moto che spuntano da tutti i lati e sembra non interrompersi mai nonostante la buona volontà della polizia urbana, principalmente donne, che insistono sui loro fischietti cercando di dare un senso al traffico e dignità alla loro presenza agli incroci, assediate all’interno delle protezioni di cemento che almeno le difendono dal marasma che le circonda.
C’è però un’eccezione, durante il periodo del suo impero, Bokassa aveva fatto costruire un aeroporto; ora la pista di quella struttura ormai decaduta, è diventata la principale strada di Bangui, bella larga anche se per pochissimi chilometri. Però fa la sua bella e matta figura.
Se il calcolo delle persone trasportate si dovesse basare sul numero delle motociclette in circolazione, si potrebbe pensare che tutto sommato e tenendo conto che Bangui è pur sempre una capitale, le persone in giro per la città non sono poi così tante. Se invece, e più razionalmente, si conta il numero dei passeggeri che ogni moto-taxi generalmente si carica, allora la storia si fa diversa. Il numero medio si può azzardare possa essere di tre persone; ci sono casi in cui il tassista ha appena scaricato i suoi clienti e dunque bisogna tenerne conto nel computo che ogni statistico degno di tale nome, ma se poi si rivolge lo sguardo alla realtà delle moto a pieno carico, allora si raggiungono facilmente punte di 5 persone in totale per ogni motociclo. Certo, il record raggiunto durante una mia recente permanenza nel Nord Est della Siria era di 6 persone su un modello di motocicletta simile a quello locale; quel limite, come succede in alcune gare dell’atletica leggera in cui si tiene conto del favore o meno del vento, dovrebbe essere rafforzato dal fatto che l’equipaggio viaggiava sotto una pioggia battente. Dunque record difficilmente eguagliabile, tipo quello di Bob Beamon il cui salto in lungo di m.8,90 alle olimpiadi di Città del Messico nel 1968 è rimasto per decenni imbattuto.
Ma tralasciamo le note statistiche per tornare alla realtà locale. Uno si chiederà perché rischiare di fare un botto coinvolgendo un così alto numero di persone in sella; la risposta nella sua semplicità è disarmante. Un litro di benzina costa circa 2 euro, cioè più che in Italia ma con un’economia che persino quella disagiata italiana risulta di una potenza inaudita se confrontata con quella, appunto, locale. La media dei rifornimenti ai distributori, testimone diretto il sottoscritto, è di circa euro 1,5, cioè quanto un mototassista può permettersi di anticipare per poter lavorare.
La questione dei distributori, poi, non è accennata a caso; uno dei problemi principali di questa città, ma in realtà dell’intero Paese, è causato dalla cronica mancanza di disponibilità di diesel che sta diventando sempre più seria. Ormai da più di un mese, la principale compagnia di distribuzione di carburante, ovviamente la Total, è a secco di gasolio. Le altre poche compagnie hanno una maggiore disponibilità, ma anch’essa estremamente limitata. Ti concedono al massimo di fare il pieno, quando naturalmente e sempre meno spesso ricevono rifornimenti, solo alla vettura. Di riuscire a farsi un po’ di riserva, che qui sarebbe determinante, non se ne parla proprio, causando a chi lavora da queste parti un problema molto serio.
Ora, ma queste naturalmente sono illazioni o riflessioni personali, viene da pensare che questa scarsità soprattutto della principale compagnia francese possa anche non essere del tutto casuale. Certo, qui tutto arriva dal Camerun, il porto di Duala pare intasato, le strade che collegano i due Paesi sono in condizioni “migliorabili”, ma che ci sia di mezzo lo zampino di qualcuno a cui questa situazione potrebbe far comodo, non mi pare ipotesi da scartare. E qui naturalmente entrano in gioco la Wagner e gli interessi che quella premiata ditta è da queste parti schierata a difendere. Dalla capitale è difficile capire o avere il polso di quanto succede nelle zone periferiche in cui vari gruppi di “guerriglieri” pro questo o contro quello agiscono in modo difficilmente controllabile, ma il ruolo dei contractors russi, ben presenti nelle regioni più periferiche (dove ci sono le principali e notevoli ricchezze di questo poverPaese), dovrebbe servire a spianare la strada, contrastando oppure favorendo le varie formazioni armate, secondo gli interessi di Mosca in quest’area, sempre più in distacco da Parigi e sempre più vicina, per l’appunto, ala Russia.
Dunque boicottare gli interessi francesi, e la Total da queste parti ne ha certamente molti, potrebbe anche favorire l’ingresso di altri attori pronti a rimpiazzare chi non è più in grado di garantire determinati servizi essenziali in modo non solo da consolidare la propria presenza, ma anche di aggirare le sanzioni a cui Mosca è sottoposta causa l’aggressione all’Ucraina. Creandosi anche mercati alternativi in modo magari non integrale, ma sufficiente a sgretolare i rapporti economici neocoloniali ben più ampi che la Francia e l’occidente cercano disperatamente di mantenere in questa fetta di pianeta sempre più distante da loro.
Dunque, come quando il “Paron” Nereo Rocco ad un giornalista che terminava un’intervista con: “allora vinca il migliore”, rispondeva: “speremo de no, ciò!”. Qui di migliori davvero non ce ne sono.
Docbrino