Abbandono scolastico e fuga dei cervelli

Dispersione scolastica e fuga dei cervelli all’estero sono sempre più evidenti sia in Friuli Venezia Giuli che nel vicino Veneto. Due situazione che compromettono la crescita culturale e intellettuale del Nordest che hanno davanti un futuro, specie in Friuli Venezia Giulia, di popolazione sempre più anziana e, quindi, lontana dai processi innovativi e povero di ricerca e sviluppo. Ricerca e sviluppo che sono alla base di una economia proiettata verso il futuro, economia che può assicurare crescita del Pil regionale e fornitura di servizi pubblici per l’itera popolazione. Il primo ostacolo davanti a un quadro negativo è la possibilità – limitiamoci al Friuli Venezia Giulia – di una vera transizione digitale e ambientale delle industrie regionali. Se si analizzano infatti i dati macroeconomici si evidenzia uno scenario di presenza di piccole e medie industrie che stentano ad innovarsi e intraprendere strade di trasformazione sia produttiva che digitale e di sicurezza verso l’ambiente. Esempio ne siano i campi agri e fotovoltaici ancora pochi in regione. Se si considera che ogni anno oltre mille giovani laureati – 1.284 nel 2022 secondo i dati della Cgia di Mestre – lasciano il Friuli Venezia Giulia per approdare in altri Paesi europei ed extraeuropei è evidente come viene depauperato il pacchetto di possibili menti aperte al nuovo che potrebbero dare impulso e sviluppo al parterre industriale. Se a questo aggiungiamo che oltre 6mila giovani abbandonino gli studi prematuramente, il quadro d’insieme è davvero preoccupante se si deve puntare a ricerca e innovazione. Illustra la Cgia di Mestre che “l’Italia, rispetto ai principali Paesi dell’Unione Europea, nel campo dell’istruzione-formazione scolastica presenta due grossi problemi: 1) un basso numero di diplomati e di laureati, soprattutto in materie scientifiche. Se in tempi ragionevolmente brevi non riusciremo a recuperare il gap con i nostri competitor, corriamo il pericolo di un impoverimento generale del sistema Paese; 2) una elevata povertà educativa che, secondo gli esperti, va di pari passo con la povertà economica”. Sempre secondo il recente studio mestrino, “le cause che determinano la ‘fuga’ dai banchi di scuola sono principalmente culturali, sociali ed economiche: i ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e da famiglie con un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma di maturità”. Preoccupanti poi i recenti dati di Fondazione Nordest su questo che monetizza in milioni di euro la fuga dei cervelli dalle due regioni.
Drammatico poi il quadro che ne traccia Fondazione Nordest che monetizza in milioni di euro la fuga dei cervelli per il Pil delle due regioni. Dati economici che devono fare riflettere la classe politica di Veneto e, soprattutto, del Friuli Venezia Giulia dove a questo su aggiunge un preoccupante aumento di popolazione sempre più anziana che esce dal mondo del lavoro e che ne stenta a adeguarsi alle nuove modalità burocratiche e produttive.
Ecco che allora si impone un cambiamento di rotta che va intrapreso al più presto anche alla luce del basso indice di natalità in Friuli Venezia Giulia e del livello fra i più bassi di retribuzione per laureati in regione al pari di altre regioni confinanti o meno. Questo comporta già adesso ricadute pesantissime per le nostre imprese. “Con sempre meno giovani e per una parte importante di essi con un livello di istruzione insufficiente – scrive la Cgia di Mestre -, per tantissime Pmi trovare del personale preparato da inserire nei processi produttivi sarà una missione impossibile”. Una seria politica regionale, laddove esistono ampie risorse di bilancio, deve gioco-forza interrogarsi e porre le basi per interventi diretti. Uno fra tutti, un abbassamento ulteriore dei limiti per la gratuità delle tasse universitarie, costo dei libri di testo che hanno raggiunto tetti altissimi per famiglia, incentivare campus universitari con facilitazioni di alloggio per gli studenti e relativi servizi annessi (trasporto, asili nido, biblioteche). Una innovativa misura già in atto sono gli istituti di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP)3, realtà diventate un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera, per quelli con disabilità e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti. Ma evidentemente ancora insufficienti. Il Friuli Venezia Giulia, infine, con i suoi centri di eccellenza di studio (università, centri specializzati di ricerca, etc.) disegni e programmi un suo quadro generale di “Regione della ricerca e innovazione” laddove ci sia arrivo di laureati e loro formazione e non più solo una regione da dove partono talenti che impoverisce un futuro industriale che stenta sempre di, già oggi, a trovare livelli soddisfacenti di sviluppo e crescita.

 

Mauro Capozzella  ex consigliere regionale e coordinatore provinciale M5S