Acciaieria. Martines (Pd): triste vicenda, bisognava studiare più siti
“Questa lunga e triste vicenda, relativa al progetto di una mega acciaieria Metinvest-Danieli nella zona industriale Aussa-Corno, non penso si possa chiudere con questa audizione in consiglio regionale. Io immagino qualche improvviso colpo di coda finale che potrebbe arrivare da decisioni romane, visti gli accordi internazionali che la presidente del Governo, Giorgia Meloni, potrebbe avere stretto con l’Ucraina. Resta ancora il dubbio su quel famoso art. 13 di un recente Dl, che se non opportunamente emendato, può costituire un rischio per un eventuale commissariamento dell’operazione”.
Così una nota di Francesco Martines (Pd), a margine delle audizioni nelle Commissione consiliari II e IV incentrate sulla possibile costruzione di una acciaieria nell’Aussa-Corno.
“Un solo elemento – prosegue Martines – mi dà un po’ di sicurezza: il colore politico di Centrodestra di gran parte dei sindaci dell’area interessata, che la Giunta regionale non intende contrastare”.
“Quanto al dire sì o no all’utilità dell’acciaieria, fino adesso il tutto è stato gestito con molta leggerezza – ritiene il dem -, poca trasparenza e forse anche un po’ di delirio di onnipotenza da parte di chi governa in Regione. Comportamenti, questi, che dovrebbero far riflettere cittadini, amministratori e anche classe imprenditoriale e sindacale del Friuli Venezia Giulia. Per poter mantenere sul nostro territorio questo investimento, e quindi dimostrare di avere una visione della politica industriale della nostra regione, serviva fare uno studio su più siti e poi individuare quello più adatto e meno impattante dal punto di vista ambientale, sociale ed economico”.
“Per ben due anni – afferma ancora Martines – si son fatti atti di Giunta, decreti irigenziali, si approntavano accordi di programma, si facevano incontri con sindaci ed enti interessati, si davano incarichi ad università e studi di professionisti e sulla stampa l’assessore Bini e il presidente Fedriga continuavano a dire che non esisteva nulla agli atti della Regione, ragionando solo sulla base di un rendering. Solo quest’anno l’attività di comitati del territorio hanno sollevato il problema in maniera concreta e alla fine si sono convinti anche i sindaci che l’operazione non era percorribile. Poi arrivano i pareri degli esperti, discutibili e ancora incompleti, che dicono che dal punto di vista ambientale e sociale non ci sono problemi e prima che gli stessi vengano resi pubblici, e quindi presentati in Commissione consiliare, si fa una generalità di Giunta dove si dice che ‘dalla documentazione agli atti per la sua complessità si genera un impatto talmente rilevante da far prediligere altre tipologie di investimento'”.
“Prima ci è stato detto che si devono aspettare i risultati degli studi per decidere (così è stato risposto ad una mia interrogazione) e adesso che i risultati dicono che si può fare, la Giunta – commenta il consigliere in conclusione – decide che no, non si può. Ora il problema è diventato il costo eccessivo per l’infrastrutturazione di ferrovie e strade, quando fino a ieri lo erano i dragaggi e l’accesso di grandi navi in piena laguna di Grado Marano, che ammonterebbe a 250 milioni, oltre a tempi lunghi per realizzare le opere. Per poter mantenere sul nostro territorio questo investimento, serviva fare uno studio su più siti in regione e decidere quello meno impattante”.