Acciaieria Metinvest/Danieli, lettera dal Friuli al presidente Sergio Mattarella

Chi si è occupato di ambiente  in Friuli e della corrispondente cronaca, non può non conoscere  Aldevis Tibaldi che da vent’anni  si batte per la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio del Friuli Venezia Giulia, prendendosi anche tutti i rischi che una attività di denuncia spesso dai toni alti comporta.  Sono state moltissime le battaglie che lo hanno visto protagonista ed oggi che una nuova mostruosità ambientale rischia di deturpare per sempre un pezzo significativo del Friuli,  Tibaldi è di nuovo in campo. Parliamo dell’acciaieria da costruirsi nella laguna di Marano in territorio del comune di San Giorgio di Nogaro. Recentemente  Tibaldi ha presentato la sua corposa fatica editoriale, un libro denuncia dal titolo emblematico “L’isola infelice” (ed Kappa Vu)  nel quale sono elencate e documentate molte malefatte compiute dal potere economico e politico in Friuli ai danni dell’ambiente e di conseguenza dei cittadini. Storie di degrado ambientale che poteva essere evitato, documentate non con pregiudiziale e sterile opposizione, ma certificate dell’impegno di cittadini, comitati e associazioni a trovare soluzioni ai problemi attraverso  una partecipazione sociale cosciente e collettiva che invece è stata spesso oscurata, marginalizzata e addirittura derisa dai “poteri forti” trasversali che hanno imposto le scelte alle forze politiche al governo della Regione e del Paese. Oggi il rischio di una ripetizione di tutto questo nella vicenda dell’acciaieria Metinvest/Danieli  è davvero palpabile . Ed allora Alvedis Tibaldi ha preso carta e penna e ha scritto al Presidente della Repubblica, una  lettera che spiega con lucida determinazione la situazione e fa appello alla sensibilità del Capo dello Stato.

Questo il testo che riportiamo integralmente:

Alla cortese attenzione di S. E. il prof. Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale

Stimatissimo Presidente
chi Le scrive non ha dubbi sulla necessità di vedere l’affermazione della verità e della difesa del bene comune, quando sono compromesse in maniera irreparabile sotto il pretesto di realizzare una gigantesca acciaieria sulle sponde della laguna di Grado e Marano, cioè nel luogo meno indicato ai fini della sopravvivenza della popolazione locale e di uno degli habitat più importanti al mondo, tutelato dalle Norme Comunitarie. Interprete della indignazione generale che in breve termine si è già espressa attraverso 24.173 sottoscrizioni, depositate nelle mani del Presidente dell’assemblea della Regione Friuli-Venezia
Giulia, chi Le scrive si permette di indicare per sommi capi lo stato di fatto, affinché con cognizione di causa siano accertati gli abusi e quindi garantito il rispetto del dettato costituzionale, ovvero la tutela del bene comune. – Come meglio dettagliato nell’esposto che il 27 aprile c.a. lo scrivente ha rivolto alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Trieste, l’esecutivo regionale ha accolto incondizionatamente e
con apposite delibere l’ipotesi di realizzare una acciaieria sulle sponde della laguna di Grado e Marano: in un compendio di circa 80 ettari, buona parte dei quali acquistati a suo tempo con fondi pubblici per realizzare un’area verde di transizione fra lo specchio lagunare e l’area industriale dell’Aussa Corno. – Anziché obbligare il proponente, formato da una cordata italo ucraina, ad assumere un impegno vincolante e a dare, come d’uopo, l’onere della prova, ovvero a dimostrare la fattibilità dell’impianto siderurgico e la sua compatibilità ambientale in seno ad un ambito di grande pregio e vulnerabilità, il vertice regionale si è subito accollato il compito di dimostrarlo con fondi pubblici e incarichi professionali mirati, nonché di assumere l’aprioristico impegno di realizzare tutte le infrastrutture necessarie con fondi regionali, cioè prima ancora di accreditare l’entità degli oneri  economici e la fattibilità stessa delle opere. Tutto ciò nell’insussistente pretesa di sostenere la necessità di un polo siderurgico, di dichiararne la pubblica utilità in attesa che a sua volta il Consiglio dei ministri la faccia propria dichiarandola di preminente interesse strategico nazionale. – Sebbene il proponente non abbia a tutt’oggi optato per l’ubicazione di cui sopra fra quelle ipotizzate, nella finanziaria dell’agosto 2022 il Consiglio Regionale destinava i primi 20 milioni di euro, sugli 89 preventivati, per l’attivazione di studi e progetti finalizzati a giustificare la realizzazione di uno stabilimento  siderurgico capace di produrre 5 milioni di ton/anno, cioè pari a quello di Taranto e secondo un progetto preliminare segretato e sottoposto solo alla visione di alcune associazioni di categoria per  sollecitare un preventivo consenso. – Mentre i predetti studi e progetti venivano affidati a discrezione a società esonerate dalla gara e senza la preventiva, indispensabile valutazione di fattibilità affidata alle Università regionali, è stato messo in atto un intollerabile abuso di posizione dominante, esercitato attraverso i media locali e annunci a pagamento, al fine di condizionare l’opinione pubblica e le qualificate valutazioni scientifiche contrarie all’impianto siderurgico. – Se troppo evidenti risultano le previsioni di un inquinamento intollerabile (scorie bianche e nere per centinaia di migliaia di metri cubi l’anno, decine di migliaia di tonnellate all’anno di polveri tossiche, una produzione di CO2 pari ad oltre 1,000 kg/ton di acciaio prodotto, un impatto visivo dei fabbricati incompatibile con il paesaggio lagunare, ecc.), di un consumo idrico ed elettrico  spropositati, dello stravolgimento sociale dovuto alla immigrazione della forza lavoro necessaria, rimane del tutto improponibile l’apertura di un ampio canale di navigazione per le navi di grosso cabotaggio necessarie ad alimentare la pretesa acciaieria: con l’effetto di sfondare la laguna e aprire l’ingresso del mare, con la inevitabile morte della biodiversità, con la espansione del cuneo salino, la desertificazione delle terre finitime, con l’accelerazione della esondabilità delle terre della Bassa;  oltretutto, in spregio ai vincoli e alle norme comunitarie, ovvero all’obbligo di non superare l’attuale profondità di 7,5 metri. Profondità che, una volta raggiunta, è stata oltretutto causa di rilevanti danni nei confronti della limitrofa azienda agricola, occasione di un contenzioso presso il Tribunale delle acque di Venezia e motivo di un considerevole risarcimento.  – Superata la iniziale esitazione e le evidenti pressioni esercitate nei loro confronti, le Amministrazioni comunali della Bassa, consapevoli delle inevitabili conseguenze che ne sarebbero derivate alle fiorenti attività turistiche, della pesca, del diportismo e al patrimonio immobiliare, hanno dichiarato all’unisono la loro ferma opposizione alle opere di che trattasi, in particolare alla manomissione della laguna, facendo quindi mancare il consenso millantato dalle delibere regionali. – Mentre la finanziaria regionale del luglio 2023 ha riconfermato il finanziamento pubblico alle anzidette infrastrutture e ha dato riprova di voler creare una situazione di non ritorno, il 7 agosto u. s. il Consiglio dei Ministri ha emanato il decreto legge 104/2023, ove all’articolo 13 sussistono tutti i presupposti per sostenere progetti finanziati dall’estero con procedure che ne facilitano la realizzazione per il tramite di un Commissario straordinario: condizione che si attaglia al caso in ispecie e conferma quanto preventivato inizialmente dall’esecutivo regionale . – Mentre permane l’occultamento degli studi e dei progetti commissionati dalla Regione, è proseguita senza diritto di replica la fuorviante campagna giornalistica inneggiante alle indimostrabili qualità e ricadute di un acciaieria green: con esse la tesi che la medesima sarebbe un atto dovuto per avere un ruolo fondamentale nell’aiuto promesso all’Ucraina dal governo italiano. – Tutto ciò premesso e nella convinzione che le regole dello Stato di diritto siano state piegate all’interesse privato in spregio alla articolo 41 della Costituzione, mi permetto di chiedere a S. E. che ne è il Custode di farsene cura, onde ristabilire il clima di fiducia nei confronti delle istituzioni da parte delle decine di migliaia di cittadini e di aziende che dal detto insediamento ne avrebbero un danno irreparabile. Restando a disposizione per ogni ulteriore ragguaglio, mi è gradita l’occasione per porgere i più deferenti saluti e per farLe dono dell’allegato saggio che ho dedicato alle problematiche ambientali
della mia Regione.
In fede, Aldevis Tibaldi