Accordo fra Ateneo friulano, Regioni FVG e Valle d’Aosta e Province autonome di Trento e Bolzano: gruppo di lavoro su autonomie alpine
Elaborare strumenti e strategie comuni nell’ambito dello studio e della ricerca sul diritto regionale e le sue prospettive, con particolare riferimento al tema della specialità. È l’obiettivo della convenzione quadro presentata oggi a palazzo Antonini-Maseri dal rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton, con Elena D’Orlando, referente della convenzione quadro e direttrice del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Ateneo, dal presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, e, in collegamento da remoto, dal presidente del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, Alberto Bertin, e dai presidenti dei Consigli delle Province autonome di Trento e Bolzano, Walter Kaswalder e Rita Mattei, presente anche il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Michele Pais.
L’accordo triennale, rinnovabile per un ulteriore triennio, vede come sottoscrittori l’Università degli Studi di Udine, il Consiglio della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, il Consiglio della Regione autonoma Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, il Consiglio della Provincia autonoma di Trento e il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano.
La volontà comune è quella di sviluppare tra i firmatari una forte partnership sui temi della specialità e del regionalismo asimmetrico, promuovendo in proposito ricerche e studi di carattere scientifico.
Grazie alla convenzione, gli enti coinvolti potranno impostare un’azione sinergica, disponendo, d’ora in avanti, di una sede di riflessione comune e permanente sulla giurisprudenza costituzionale e, soprattutto, sulle prospettive di sviluppo dell’autonomia speciale, con un elevato grado di approfondimento su diversi piani e livelli, compreso quello della ricerca e dell’approfondimento scientifico. In particolare, l’accordo prevede la costituzione di un Comitato scientifico composto da autorevoli docenti di diritto costituzionale e pubblico comparato i quali, oltre all’impegno scientifico, uniscono un orientamento adesivo alle ragioni passate e future delle autonomie speciali.
Il progetto nasce dalle pregresse esperienze dell’“Osservatorio sull’Autonomia speciale” attivato presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Ateneo friulano e del “Laboratorio di Innovazione istituzionale per l’Autonomia integrale – LIA/ASA Autonomie Speciali Alpine” della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento.
«L’ordinamento regionale italiano – ha detto Elena D’Orlando, referente della convenzione quadro e direttrice del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Ateneo – vive una stagione complessa, in cui anche le autonomie speciali scoprono quanto fragili siano le garanzie costituzionali a loro tutela: si impone pertanto la necessità di una riflessione critica, che consenta di ragionare sull’esperienza regionale pregressa e di prospettare per il futuro dinamiche di sviluppo che partano dalla valutazione dell’autonomia speciale come un valore costitutivo dell’ordinamento e, più nello specifico, dalla percezione dell’autonomia speciale come modo di essere delle rispettive comunità».
«Nell’attuale contesto sociale, normativo ed economico, il contenzioso costituzionale – ha aggiunto D’Orlando – rappresenta, per frequenza e per incidenza sull’equilibrio generale dell’ordinamento, uno strumento cruciale per la garanzia dell’autonomia speciale, tale da richiedere una riflessione costante sulle articolazioni argomentative della giurisprudenza. Questa collaborazione tra Friuli Venezia Giulia, Trentino, Alto Adige/Südtirol, Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e Università di Udine, oltre che opportuna, diventa oggi strategica in un’ottica di sostegno alle regioni alpine a statuto speciale».
I contenuti dell’accordo
Stipulata ai sensi dell’art. 15 della legge 241/1990, la convenzione quadro impegna il Consiglio della Regione Friuli Venezia Giulia, i Consigli provinciali del Trentino e dell’Alto Adige/Südtirol, il Consiglio regionale della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste e l’Università degli Studi di Udine a realizzare e promuovere congiuntamente, anche attraverso appositi convegni e seminari, progetti scientifici su temi di interesse comune. Le tematiche potranno riguardare ad esempio: il rapporto Statuto speciale/Costituzione; il miglioramento del funzionamento e dell’efficacia delle Commissioni paritetiche; l’elaborazione di strumenti di soft-law per prevenire ed evitare la conflittualità Stato-Regioni/Province autonome innanzi alla Corte costituzionale; la messa a punto di visioni e modelli alternativi di coordinamento della finanza pubblica.
Il Comitato direttivo e il Comitato scientifico
Il Comitato direttivo, la cui partecipazione avverrà a titolo gratuito, è composto dai Segretari generali, o loro delegati, del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, del Consiglio regionale della Valle d’Aosta/ Vallèe d’Aoste, del Consiglio provinciale di Trento o un suo delegato, del Consiglio provinciale di Bolzano/Bozen, dal Rettore, o suo delegato, dell’Università di Udine. La carica di presidente del Comitato direttivo avrà durata annuale e potrà essere ricoperta, a turno, dal Segretario generale (o suo delegato) di una delle Autonomie speciali impegnate nell’accordo.
Il Comitato direttivo provvede a individuare, su impulso del Comitato scientifico, dei soggetti sottoscrittori dell’accordo o autonomamente, argomenti e tematiche su cui sviluppare i progetti scientifici di interesse comune, ed elabora, di norma una volta l’anno, su proposta del Comitato scientifico, un programma con le proposte di progetti scientifici di interesse comune ritenuti più rilevanti.
Il Comitato scientifico ha le funzioni di proposta, propulsione, valutazione e coordinamento generale, sul piano scientifico, dei progetti e concorre alla loro attuazione. È nominato concordemente tra le parti sottoscrittrici dell’accordo ed è composto da 6 componenti di comprovata esperienza e capacità del settore. Resta in carica 3 anni dalla sua composizione ed è rinnovabile.
Per il primo triennio il Comitato scientifico sarà composto, a titolo gratuito, da: Roberto Toniatti dell’Università di Trento, con funzioni di coordinatore; Elena D’Orlando dell’Università di Udine; Massimo Carli già docente dell’Università di Firenze; Robert Louvin dell’Università di Trieste; Esther Happacher dell’Università di Innsbruck; Gianfranco Postal, già dirigente generale della Provincia autonoma di Trento e membro della Corte dei conti trentina.
Dichiarazioni dei firmatari
«Tra gli elementi di comunanza tra Friuli Venezia Giulia, Trentino, Alto Adige/Südtirol e Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste – ha ricordato il rettore dell’università di Udine, Roberto Pinton – spiccano la tutela delle minoranze linguistiche, il sostegno a efficaci politiche transfrontaliere e di tutte quelle aree di intervento legate alle problematiche territoriali tipiche delle regioni dell’arco alpino quali, ad esempio, lo spopolamento della montagna. Si tratta di filoni di ricerca su cui il nostro Ateneo è impegnato da anni, nonché di tematiche, quelle del regionalismo asimmetrico e di un effettivo decentramento dei poteri, che queste regioni saranno sempre più di frequente chiamate ad affrontare, in quanto capaci di apportare valore aggiunto alle istituzioni, ai territori, alle attività e ai cittadini coinvolti. Questo accordo, oltre a costituire un riconoscimento per la ricerca svolta nella nostra Università, sarà un volano per proficue collaborazioni scientifiche e un’importante opportunità per i territori coinvolti».
«La specialità del Friuli Venezia Giulia – ha osservato il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin – è un patrimonio prezioso da tutelare e difendere, e l’accordo triennale con l’Università di Udine e i Consigli di Valle d’Aosta, Trento e Bolzano va in quella direzione. Sono convinto da sempre che il decentramento dei poteri e la capacità delle Regioni autonome di rispondere in modo più diretto e vicino alle esigenze della comunità siano un valore aggiunto per il nostro Paese, e la possibilità di approfondire le tematiche relative alle legislazioni speciali e ai contenziosi costituzionali con lo Stato centrale non potrà che rafforzare la nostra posizione, anche in vista di un’armonizzazione e di un gioco di squadra tra Regioni speciali e Province autonome».
«Questo accordo – ha detto il presidente del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, Alberto Bertin – è importante perché dà il via a una collaborazione strutturata tra Autonomie speciali alpine, mettendo a disposizione delle nostre Assemblee legislative uno strumento di riflessione condivisa, che si espliciterà attraverso ricerche, studi e convegni. Il primo appuntamento sarà ad Aosta il 17 settembre, con una giornata di studio dedicata alla flessibilità fiscale e alle zone franche: attraverso una disanima in chiave comparatistica delle principali esperienze italiane ed europee, saranno prospettati vari regimi possibili di zona franca (zone franche urbane, zone economiche speciali, zone franche verdi per arginare lo spopolamento)».
La presidente del Consiglio provinciale di Bolzano, Rita Mattei, ha espresso «considerevole soddisfazione per il tavolo di lavoro interregionale istituito oggi. Come Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano non possiamo che essere motivati per il nuovo percorso che ci attende: scienza e competenze potranno unirsi per dare spazio a nuovi stimolanti progetti. Mai come in questo periodo di emergenza Covid-19 si è percepita l’importanza dell’autonomia e della gestione specifica del territorio. Solo dal confronto possono nascere le grandi idee. Portiamo un passo in avanti con tanta sensibilità politica le particolarità dell’autonomia. Dopo tanti cambiamenti e modifiche di legge abbiamo capito che l’autonomia non è una questione statica, bensì un continuo aggiornamento adattato a esigenze attuali».
«La firma di oggi – ha sottolineato il presidente del Consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder – è un momento importante nell’ottica di un continuo sviluppo dell’autonomia provinciale trentina e di quella degli enti ad essa più vicini dal punto di vista istituzionale e culturale. Le regioni autonome dell’arco alpino si trovano in una condizione istituzionale caratterizzata da molti elementi comuni: per la loro collocazione in aree montuose e di confine, affrontano spesso problematiche simili. Tutto questo avviene in uno Stato e in un contesto culturale generale, che sovente mostrano di non apprezzare l’opportunità e i vantaggi derivanti dall’affrontare in maniera diversa situazioni diverse, indulgendo invece a una tradizione di accentramento e uniformazione, incoerente in fondo anche all’impianto stesso della nostra Costituzione. Le opportunità insite nell’autonomia appaiono inconfutabili se si guarda alle statistiche europee sul rendimento amministrativo-istituzionale dei territori, senza soffermarsi troppo su meccanismi come il decentramento impostato dalla riforma costituzionale del 2001, che hanno valorizzato il concetto di autonomia per tutte le regioni più in termini virtuali che reali. Per questo i motivi di approfondimento e studio che stanno dietro a questa nostra convenzione possono contribuire a dare futuro a