Allarme Pfas in Fvg: meglio tardi che mai
Come FriuliSera sono anni che ci occupiamo dei pericoli dei cosiddetti Psas e di quelli che già nel 2017 definivamo “rischio concreto per la salute frutto di decenni di colpevoli “disattenzioni”. Riportiamo quindi quanto da noi pubblicato il 26 Settembre 2017 ed in calce una parte delle prese di posizioni odierne relative al dibattito che tardivamente si è svolto in Consiglio Regionale del Fvg che temiamo stia chiudendo la porta della stalla a buoi scappati, ma meglio tardi che mai…
Scrivevamo 8 anni fa:
L’acronimo Pfas, tristemente entrato nel nostro vocabolario, sta ad indicare un classe di composti chimici utilizzati in campo industriale per rendere impermeabili all’acqua i prodotti, cioè le sostanze perfluoroalchiliche. L’allarme odierno arriva dalla contaminazione ambientale che avvelena le falde del Veneto occidentale, ma in realtà il problema, magari in scala ridotta, dovrebbe preoccupare l’intera comunità nazionale o quantomeno le aree a maggiore industrializzazione perchè i Pfaf sono in sostanza effett inquinante di molte lavorazioni industriali. Servono infatti per cerare i giacconi, proteggere gli smartphone, fabbricare pellicole antiaderenti per le padelle, ma anche per i caroni da pizza e perfino per la sciolina per gli amanti dello sci.
Non si tratta di un inquinamento improvviso, ma da accumulo, questa sostanza inquina infatti le falde del Veneto da almeno quarant’anni, in poche parole da quando alla fine degli anni ’50 fu impiegata nelle industrie per la stabilità termica e chimica delle molecole che rende gli oggetti più resistenti al degrado naturale.
I RISCHI PER LA SALUTE – I Pfas si accumulano nell’ambiente, ma non solo: attraverso l’acqua e gli alimenti contaminano anche gli organismi viventi. Il risultato è la tossicità ad alte concentrazioni e conseguenze concrete per la salute, come dimostrato nei prelievi di sangue della popolazione di alcuni comuni in provincia di Vicenza.
I PFAS PIU’ DIFFUSI – Le sostanze più diffuse sono l’acido perfluoroottanoico (Pfoa), il quale ha numerose applicazioni sia industriali sia commerciali. Un altro esempio è l’acido perfluorottanosulfonato (Pfos), impiegato nelle schiume degli estintori.
Non è stata finora dimostrata una diretta correlazione ma pare che Pfoa e Pfos siano responsabili di numerosi fattori di rischio per alcune patologie non ancora del tutto delineate, ma si parla di riduzione della fertilità e sviluppo di neoplasie. Ora come è noto la Giunta regionale del Veneto ha approvato una delibera che fissa in 90 nanogrammi per litro (di cui 30 di pfos) il limite di pfas contenuti nelle acque potabili e in 300 nanogrammi per litro la presenza di sostanze a catena corta. Lo ha annunciato il presidente, Luca Zaia, precisando che la delibera (che recepisce la relazione dell’Arpav richiesta dalla Giunta dopo la ricezione da parte del Ministero di una lettera che incarica la Regione di fissare i limiti) andrà all’esame della Commissione ambiente, per poi confluire la prossima settimana nella delibera definitiva. “I limiti che fissiamo – ha sottolineato Zaia – sono i più bassi d’Europa e, nella cosiddetta ‘zona rossa’, abbassiamo ulteriormente la quota di pfoa a 40 nanogrammi, al di sotto del limite mondiale più basso, fissato dal New Jersey. E’ una risposta che vogliamo dare ai cittadini, visto che, parlando di una cosa serissima, non è il tempo delle polemiche, ma bisogna agire”.
Queste le dichiarazioni odierne dopo In Aula ok unanime a mozioni su monitoraggio e prevenzione delle sostanze inquinanti
Ambiente: Scoccimarro, su Pfas massimo impegno per tutela acqua
“La tutela delle risorse idriche è una priorità assoluta per la Regione Friuli Venezia Giulia. Per quanto riguarda i composti contenenti sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), l’Amministrazione è da tempo impegnata in un’azione di monitoraggio e controllo che pone la nostra regione in linea con i più alti standard di sicurezza ambientale”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile Fabio Scoccimarro, intervenendo a margine delle votazioni in Consiglio regionale in merito a due distinte mozioni (approvate all’unanimità dall’Aula) sulla presenza delle Pfas nell’ambiente.
La problematica legata a queste sostanze, note da decenni per la loro diffusione e persistenza, è salita all’attenzione pubblica nel 2013 con il caso veneto di Trissino. Solo nel 2016 sono stati introdotti i primi limiti normativi per le acque sotterranee e, dal 2023, tali parametri sono stati estesi anche alle acque potabili in attuazione di una direttiva comunitaria. Tuttavia, ad oggi, non esistono ancora limiti specifici per altre matrici ambientali, come le acque reflue o i terreni contaminati.
“L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – ha spiegato Scoccimarro – ha attivato il monitoraggio dei Pfas già nel 2017, incrementando progressivamente il numero di sostanze analizzate fino a coprire, oggi, tutti i 24 composti previsti dalla normativa europea sulle acque potabili. I limiti consentiti sono molto stringenti, nell’ordine dei nanogrammi per litro, e l’azione dell’Arpa è costante e puntuale”.
Le fonti di Pfas sono riconducibili a un ampio ventaglio di processi industriali e produttivi, data la loro capacità idrorepellente, oleorepellente e dielettrica: si trovano in prodotti antiaderenti per uso domestico, nel tessile tecnico, in ambito medicale, nella metallurgia, nell’industria aerospaziale e automobilistica, fino all’edilizia, l’elettronica e la produzione di schiume antincendio.
“In Friuli Venezia Giulia – ha aggiunto l’assessore – le aree a maggiore attenzione sono localizzate in prossimità di due corpi idrici principali: l’alta e media pianura occidentale pordenonese e una zona minore nel Comune di Premariacco, in provincia di Udine, legata a una storica situazione di percolazione da discarica. Anche in questi casi, il monitoraggio è attivo e le autorità competenti stanno intervenendo con misure mirate”.
“Il nostro impegno – ha concluso Scoccimarro – è duplice: prevenire nuove fonti di contaminazione attraverso un’attenta vigilanza su tutte le attività potenzialmente a rischio e continuare a garantire la qualità dell’acqua destinata al consumo umano. La salute dell’ambiente è la salute dei cittadini”.
Pfas, un passo avanti ma non basta: Honsell chiede interventi sulle discariche
“Oggi in Consiglio regionale è stata approvata una mozione che impegna la Regione a promuovere il monitoraggio dei composti chimici perenni nelle nostre acque e ad applicare al più presto le restrizioni sulla loro concentrazione nei processi produttivi. Come Open Sinistra FVG abbiamo fatto numerose interrogazioni sia nel corso della scorsa legislatura consiliare che in questa per attirare l’attenzione sul grave rischio per la salute che deriva dalle tante molecole artificiali immesse nell’ambiente come i PFAS che non si degradano. Finalmente il Consiglio regionale ha reagito. Nel nostro intervento abbiamo però sottolineato che vanno tenute sotto controllo soprattutto le varie discariche spesso orfane, che purtroppo non sono ancora messe in sicurezza sul nostro territorio. Non basta una mozione si devono anche pianificare azioni concrete.” Così si è espresso Furio Honsell Consigliere regionale di Open Sinistra FVG.
PFAS. Massolino: «La Regione farà la sua parte contro l’inquinamento da Pfas. L’approvazione della nostra azione dimostra l’urgenza del tema »
Trieste, 17 aprile 2025 – «Oggi siamo riusciti a far prendere al Consiglio Regionale e alla Giunta un impegno concreto contro l’inquinamento da PFAS — sostanze perfluoroalchiliche — tristemente note come inquinanti eterni. La mozione che abbiamo presentato è infatti stata approvata dall’Aula, concorde nella necessità di porre al più presto l’attenzione su queste sostanze, nocive per la salute di tutti noi. Le PFAS sono più di 10.000 composti chimici impiegati in una vasta gamma di prodotti industriali, altamente persistenti, che si accumulano nel nostro ambiente, nelle acque, nei suoli, negli alimenti… e purtroppo anche nel nostro corpo. Parliamo di sostanze classificate come potenzialmente cancerogene, interferenti endocrini, legate a malattie cardiovascolari, infertilità, disturbi cognitivi, problematiche pediatriche, e molto altro. Un pericolo per la salute della cittadinanza inaccettabile, che va scongiuranto e prevenuto ».
Così la consigliera regionale Giulia Massolino, del gruppo Patto per l’Autonomia-Civica FVG, che ha esposto la mozione di cui è prima firmataria e cofirmata dall’opposizione, durante il Consiglio Regionale di oggi, giovedì 17 aprile, approvata poi in modo unanime.
« A gennaio 2026 entrerà in vigore la direttiva UE 2020/2184 che consiglia un limite massimo di 100 ng/litro per la somma di 24 molecole PFAS nelle acque potabili, ma altri Paesi hanno adottato misure ancora più restrittive. La Francia per esempio ha dato l’esempio a livello europeo, approvando lo scorso 4 aprile a larghissima maggioranza un disegno di legge con cui vieta, dal 1 gennaio 2026, i PFAS nei prodotti non essenziali (vestiti, cosmetici, sciolina). E proprio a fronte di questa notizia abbiamo deciso di proporre questa mozione che poi è stata sostenuta da tutti. Adesso anche la nostra Regione si è presa l’impegno di monitorare la presenza di queste sostanze, aggiornare la cittadinanza e promuovere percorsi informativi sui rischi derivanti dall’uso di queste sostanze nei processi industriali e sui loro danni ambientali. Sul rispetto di questi impegni vigileremo. Già con il buco nell’ozono si è dimostrato che un’azione coordinata internazionale può scongiurare un disastro ambientale: la Regione si rende protagonista di un simile percorso virtuoso per la tutela delle persone e dell’ambiente ».
Serena Pellegrino. Alleanza Verdi e Sinistra in Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia
PFAS, controllo e salvaguardie in Friuli Venezia Giulia, le responsabilità in capo alla Regione: accolta dal Consiglio regionale la mozione di AVS presentata con M5S.
“Un passo avanti importante della Regione Friuli Venezia Giulia sul fronte della crisi PFAS che tocca ogni luogo, ogni suolo, ogni acqua, ogni essere vivente, con inquinamenti eclatanti in aree industriali o in maniera subdola: ad esempio attraverso lo smaltimento di prodotti di uso quotidiano che contengono molecole tossiche per l’ambiente e per l’uomo nelle acque reflue delle fognature.
E’ stata infatti accolta con alcuni emendamenti la mozione che ho presentato, con il sostegno del Movimento 5 Stelle, per sviluppare ulteriormente un programma di controlli sulle acque di superficie e sotterranee, sulle falde acquifere, sulle possibili fonti di inquinamento di queste temibili sostanze e per innalzare a livelli di massima attenzione la tutela della salute pubblica e dell’ambiente.”
Lo dichiara la consigliera regionale Serena Pellegrino, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra e vice presidente della IV Commissione Ambiente, sottolineando inoltre che a partire dal 12 gennaio 2026 entrerà in vigore la direttiva comunitaria 2020/2184, recepita con d.lgs 18/2023, che impone per la prima volta limiti normativi alla presenza di PFAS nelle acque potabili.
“ Ad oggi quindi – precisa la consigliera – non è obbligatorio per gli enti preposti verificare la presenza di questi inquinanti, ma non è nemmeno escluso un avvio anticipato dei controlli, visto anche che la Commissione UE ha rilasciato la guida operativa dei metodi d’analisi per monitorare i PFAS. Trovo fondamentale, ed il Consiglio ha concordato, che si attui una sorveglianza attiva e costante, e che si ribadiscano le facoltà e gli obblighi delle Regioni, primo fra tutti quello di assicurare acqua pulita al consumo umano.”
La consigliera mette in evidenza, inoltre che “ la contaminazione umana da PFAS, e il conseguente rischio per la salute e per la vita stessa, non avviene solo attraverso l’acqua potabile, ma anche attraverso gli alimenti, essenzialmente a causa di molecole della famiglia PFAS che fanno parte della composizione chimica di diserbanti e pesticidi usati per le coltivazioni agricole del nostro cibo, trasferiti nei mangimi degli animali, dispersi al suolo e nelle acque.”
“ Quindi – conclude Pellegrino – l’approvazione di questa mozione e l’assunzione di specifici impegni in capo alla Giunta regionale costituiscono l’indirizzo e il sostegno ulteriore dell’attività pubblica di tutela contro le contaminazioni da PFAS, in un cammino assai lungo e complicato. Ciò che lo complica, oltre al problema dell’efficacia delle norme che sono tarate su dati scientifici in continua evoluzione, è il paradosso che l’abilità dell’intelligenza umana a comporre sostanze chimiche, colmandone poi i mercati e le più diverse filiere produttive, non va di pari passo con la precauzione e la cautela, il rispetto per l’ambiente, la preoccupazione per l’integrità e la salute delle persone e dell’ambiente. In altre parole, a cominciare dalla temibile famiglia dei PFAS, la lista della chimica inquinante e tossica dalla quale dobbiamo proteggerci per conservarci in salute, non è ancora conclusa. Ma l’informazione capillare della popolazione, la conoscenza aggiornata e condivisa con il pubblico delle criticità, l’evoluzione culturale e il mutamento degli stili di vita sono una barriera difensiva fondamentale, che si appoggia sull’ attenta perseveranza degli enti preposti al controllo, alla tutela anticipata e a disporre i provvedimenti di contrasto e salvaguardia.”
Ambiente. Capozzi (M5S): Limitare uso Pfas, contaminazioni acqua ormai preoccupanti
“I Pfas sono una vasta famiglia di composti chimici sintetici, noti per la loro resistenza all’acqua, ai grassi e alle alte temperature, che costituiscono un esempio emblematico di come l’innovazione tecnologica, qualora non correttamente gestita, possa avere conseguenze impreviste sull’ambiente e sulla salute”.
Lo sottolinea, attraverso una nota stampa, la consigliera regionale Rosaria Capozzi (MoVimento 5 Stelle), ricordando anche che i rappresentanti pentastellati “hanno sempre seguito con attenzione lo specifico problema” e che hanno più volte espresso la loro posizione “attraverso numerosi atti e interrogazioni parlamentari. Io stessa avevo presentato un’interrogazione a inizio legislatura, mentre in occasione dell’ultima legge di bilancio è stato istituito, grazie a un emendamento a prima firma della nostra deputata Ilaria Fontana, un fondo per le attività di monitoraggio dell’inquinamento derivante da Pfas”.
“Proprio per questi motivi – aggiunge l’esponente del M5S – non potevamo non condividere il tenore delle mozioni presentate oggi davanti all’Aula. Anche nella certezza che la stessa Unione Europea ha adottato misure rigorose per limitare l’utilizzo dei Pfas e ridurre la loro presenza nell’ambiente. Recentemente, inoltre, sono stati introdotti limiti massimi per la concentrazione di Pfas in alcuni prodotti alimentari e nell’acqua potabile. L’Ue sta lavorando per vietare gradualmente l’uso di tali sostanze in numerose applicazioni industriali, promuovendo alternative a esse più sicure”.
“La normativa europea – precisa Capozzi – rappresenta infatti un passo importante verso la protezione della salute pubblica e dell’ambiente, benché la sfida rimanga ancora complessa a causa della diffusione globale di questi composti. È perciò fondamentale continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica e, al tempo stesso, investire nella ricerca per trovare soluzioni sostenibili”.
“I siti del Friuli Venezia Giulia classificati da Le Monde come aree caratterizzate da una presenza accertata di Pfas nelle acque – dettaglia la rappresentante del M5S – sono ormai noti da tempo: Premariacco e Roveredo in Piano – Porcia”.
“A Premariacco – prosegue Capozzi – risulterebbero contaminatele le acque sotterranee: il livello si attesta, infatti, a più di 800 nanogrammi per litro. Quattro volte il sito di Porcia, che merita il secondo posto nella graduatoria regionale. Il livello di composti chimici qui si attesta sui 229 nanogrammi per litro e, anche in questo caso, si parla di acqua di falda. Segue Roveredo, dove ci si attesta sui 75 nanogrammi. In provincia di Trieste va invece citato il caso di Domio, dove l’inquinamento riguarda invece le acque superficiali, mentre nel resto del Friuli Venezia Giulia sono stati segnalati casi anche a Buia, Rivignano, Sedegliano e Bertiolo”.
“Come Movimento – conclude Capozzi – continueremo a vigilare con estrema attenzione, giacché si tratta di inquinanti eterni, praticamente arrivati fino al rubinetto di casa, nell’acqua che beviamo e con la quale ci laviamo. Pertanto, è importante che la Regioni mantenga alta l’attenzione e ne limiti l’utilizzo”.
Ambiente. Fasiolo (Pd): riconoscimento inquinanti pfas passo civiltà
“Quello fatto dal Consiglio regionale è un passo di civiltà a protezione di tutti e in particolare dei bambini contro degli inquinanti eterni in grado di inquinare acque, colture e terreni”.
Lo ha detto la consigliera regionale Laura Fasiolo (Pd), intervenendo nel dibattito sulle mozioni presentate rispettivamente dalle consigliere regionali Serena Pellegrino e Giulia Massolino, e votate in maniera unanime dall’Aula, che impegnano la Regione a promuovere il monitoraggio dei composti chimici perenni Pfas nelle acque. Lo si legge in una nota.
“Molte sono le località con livelli elevati di inquinanti Pfas anche in Fvg, e questo deve farci preoccupare e riflettere sui riflessi che possono avere sulla salute di tutti noi. Oggi la nostra Regione ha dato un segnale di civiltà esprimendo all’unanimità un’attenzione verso un problema che altre Regioni hanno già affrontato, come il Veneto che ha bandito l’uso di sostanze contaminanti”, ha aggiunto la consigliera.
Inoltre, ha concluso Fasiolo, “va tenuta alta la guardia anche sulla situazione dei vigili del fuoco per l’utilizzo costante di tutte le attrezzature e vestiario idrorepellente e ignifugo, oltre agli schiumogeni. La contaminazione persistente, pervasiva e pericolosa non va dunque sottovalutata, anzi è necessario dare la più ampia diffusione della pericolosità continua, come testimonia anche il volume dei due scienziati Murgia e Cardiano, massimi esperti del settore che hanno acceso i riflettori sulla gravità della questione”.