Anche dalle piazze del Fvg un fermo no alle misure del Governo: «Un Primo Maggio di mobilitazione e di lotta»
«Sulla tassazione dei redditi da lavoro serve una riforma strutturale, capace di far crescere il potere d’acquisto dei lavoratori e di dare una prospettiva di futuro ai giovani. Dal decreto del Governo, invece, arriva solo un taglio temporaneo del cuneo fiscale: uno zuccherino, e per giunta avvelenato da misure come il ritorno dei voucher, l’estensione dei contratti a termine e l’avvio dello smantellamento del reddito di cittadinanza». Il segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia Villiam Pezzetta spiega così, a margine della manifestazione di Cervignano, il giudizio negativo del sindacato sul decreto Primo Maggio, che il Governo ha scelto di varare proprio nel giorno della Festa del Lavoro. «Decreto che non ci è piaciuto – prosegue Pezzetta – sul piano del metodo, visto che è totalmente mancato un confronto con le nostre segreterie nazionali, convocate soltanto in extremis e a giochi già fatti, ma soprattutto nel merito, dal momento che le misure adottate molto distanti da quelle richieste nella piattaforma di Cgil, Cisl e Uil».
Concetti, quelli espressi da Pezzetta, al centro di tutti i comizi, dal palco di Potenza, sede del corteo nazionale, alle piazze affollate delle manifestazioni regionali, che hanno visto la partecipazione dei segretari confederali Andrea Cuccello (Cisl) e Christian Ferrari (Cgil), rispettivamente a Trieste e Cervignano, e del segretario generale della Uilm Rocco Palombella a Monfalcone, mentre a Pordenone l’intervento conclusivo è stato a cura delle segreterie territoriali. Dedicato al 75° anniversario della Costituzione della Repubblica, «fondata sul lavoro», il Primo Maggio 2023 è stato inevitabilmente segnato, oltre che da grandi vertenze locali come quella della Wartsila, i cui lavoratori hanno aperto il corteo di Trieste, dai contenuti del decreto del Governo e dalla mobilitazione avviata dai sindacati confederali, che porterà alle manifestazioni unitarie di Bologna, Milano e Napoli, indette per il 6, il 13 e il 30 maggio. Cgil, Cisl e Uil chiedono in primis un taglio strutturale delle tasse su salari e pensioni, da finanziare attraverso il rilancio della lotta all’evasione, una maggiore tassazione delle rendite finanziarie e degli extra profitti: «Solo così – spiega ancora Pezzetta – sarà possibile rafforzare il potere di acquisto dei lavoratori e dei pensionati senza sottrarre risorse alla sanità pubblica e al welfare, che vanno al contrario difesi e rafforzati, come ci ha insegnato la pandemia».
Al centro della piattaforma, con il fisco e le pensioni, anche le politiche per il lavoro, a partire dal contrasto del precariato. Ma il decreto, come denuncia il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, che ha concluso la manifestazione di Cervignano, va esattamente nella direzione opposta. «Chiedevamo – dichiara – di rimettere al centro la questione del lavoro in un momento in cui l’inflazione a doppia cifra sta aggravando la questione sociale nel Paese, mangiandosi di fatto quasi due stipendi all’anno. Il Governo, invece, ha scelto di fare mera propaganda, approfitta di una data simbolica come il Primo Maggio per assumere un decreto che incredibilmente rilancia la precarietà. Quella stessa precarietà che il presidente Mattarella, non più di tre giorni fa, ha definito insostenibile per un Paese che voglia crescere e costruire un futuro per i suoi giovani. Proprio nel momento in cui – prosegue l’esponente della segreteria nazionale Cgil – i contratti a tempo indeterminato danno finalmente qualche sintomo di ripresa, questo Governo dà un segnale contrario, prevedendo l’estensione dei contratti a termine. Paradossale, così come è paradossale lo smantellamento del reddito di cittadinanza, di fronte a una povertà che negli ultimi dieci anni è triplicata e al continuo aumento della diseguaglianza economica e sociale. Questo Paese ha bisogno di altro, di sostenere le fasce deboli tassando maggiormente le rendite e gli extra profitti di interi settori produttivi. Ecco perché – conclude Ferrari – questo è più che mai un Primo Maggio di lotta, nel cuore di una mobilitazione che siamo determinati a portare avanti senza cedimenti e senza escludere altri strumenti, sciopero compreso».