Ancora stragi in mare: Quante persone ancora dovranno morire? La vergogna di essere europei

La pandemia da coronavirus non è la sola tragedia in atto. C’è un altro contagioso virus che ha colpito l’umanità, è quello dell’indifferenza.  Ad ammetterlo è anche l’Onu:  “Gli Stati (Italia compresa ndr) sono rimasti inerti e si sono rifiutati di agire per salvare le vite di oltre 100 persone. Loro hanno implorato e lanciato chiamate di emergenza per due giorni, prima di affondare nel cimitero blu del Mediterraneo. È questa l’eredità dell’Europa?”. È la domanda provocatoria con cui su Twitter Safa Msehli, la portavoce di Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni dell’Onu, ha commentato l’ultima tragedia sulle rotte migratorie dal Nord Africa. In un altro tweet, a corredo della foto di un gommone ribaltato in acqua, ha scritto: “Lasciati morire in mare. L’umanità è affogata”.

Anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli parla di Governi nazionali  inadeguati chiedendo: “La vicenda è dolorosa, terribile e ferisce la nostra umanità. Non si perda altro tempo e non si metta a rischio altra povera gente. I governi nazionali diano poteri e mandato all’Unione europea per intervenire, salvare vite, realizzare corridoi umanitari e organizzare un’accoglienza obbligatoria. È necessario perché è oramai chiaro che le politiche nazionali non sono in grado di gestire con umanità ed efficacia i movimenti di migranti e richiedenti asilo. È su queste omissioni che si misurano le responsabilità delle morti in mare. Sulle dinamiche di questa ennesima strage, il Parlamento europeo vuole che sia fatta subito chiarezza e accertate eventuali colpe”.

La cronaca

“Fuori, da qualche parte tra quelle stesse onde, un gommone che trasporta 120 persone. O 100 o 130. Non lo sapremo mai, perché sono tutti morti”. Sos Mediterranee racconta così, con le parole della soccorritrice Luisa Albera, a bordo della Ocean Viking, quella che è solo l’ultima strage di migranti in mare, al largo della Libia. Ieri Alarm Phone ha lanciato l’allerta su tre diverse imbarcazioni: una con 40 persone e due gommoni con a bordo tra le 100 e le 120 persone ciascuno. La prima imbarcazione è stata ritrovata ribaltata, un secondo ha fatto ritorno in Libia e a bordo sono stati rinvenuti i cadaveri di una donna e un bambino. Dell’altro, con 42 persone a bordo, “non si hanno notizie da 53 ore”. “Speriamo siano ancora vive – e chiediamo alle autorità di cercarle: non lasciate morire anche loro”, è l’appello di Alarm Phone, che ieri aveva diramato una richiesta di soccorso ignorata dalle autorità marittime libica nonostante il gommone si trovasse in zona Sar libica a nord est di Tripoli. La posizione gps delle imbarcazioni è stata comunicata alle autorità europee e libiche, ma che l’unica risposta è stata il sorvolo di un “aereo di sorveglianza di Frontex, sette ore dopo il primo allarme, che ha individuato l’imbarcazione e ha informato tutte le autorità e le navi mercantili in zona sulla situazione critica di pericolo”. Le autorità europee, secondo il report di Alarm Phone confermato dall’ong Sea Watch, avrebbero respinto le responsabilità del coordinamento delle azioni di salvataggio, indicando in quelle libiche le “autorità competenti”. Un ‘lavarsi le mani’ che ha lasciato in balia del mare “con onde fino a sei metri” le imbarcazioni per una intera notte. Fonti Guardia Costiera: trovate le navi e segnalate a Libia La Guardia costiera italiana ha individuato i mercantili che erano più vicini all’area nella quale era stata segnalata la presenza di imbarcazioni con a bordo migranti e li ha comunicati alle autorità libiche. E’ quanto riferiscono fonti della Guardia Costiera replicando alla ricostruzione effettuata da Alarm Phone dopo il naufragio avvenuto ieri. L’evento, proseguono le fonti, è avvenuto in area Sar libica e le autorità di Tripoli hanno assunto il coordinamento. La Guardia Costiera, su richiesta delle stesse autorità e come previsto dalle convenzioni internazionali, ha individuato i mercantili poi utilizzati dai libici per le ricerche. La protesta dell’Ong “Le autorità dell’UE e Frontex sapevano dell’emergenza, ma hanno negato il salvataggio”, ha scritto l’ong su Twitter.

Dalla Ocean Viking hanno raccontato di aver cercato due delle tre imbarcazioni, “in una corsa contro il tempo e con mare molto mosso, con onde fino a 6 metri” e “in mezzo a un mare di cadaveri” ma che, in assenza di un “efficace” coordinamento guidato dallo Stato, tre navi mercantili e la stessa Ocean Viking hanno collaborato per organizzare la ricerca in condizioni di mare estremamente difficili. Ma, arrivati nel punto indicato, hanno trovato solo “corpi senza vita”.

La tragedia arriva nella giornata in cui il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha incontrato al Viminale il ministro degli Affari Esteri libico, Najla El Mangoush, la prima donna nella storia del suo Paese a ricoprire questa carica. Lamorgese “ha ribadito l’esigenza di conferire nuovo impulso alle relazioni italo-libiche, tradizionalmente privilegiate, confermando da parte italiana l’adozione di una strategia ampia e articolata nell’impostazione dei rapporti con il nuovo governo di unità nazionale chiamato a gestire questa fase cruciale per la stabilizzazione del Paese nordafricano”. “Sono sicura che riuscirete a portare a termine con successo il vostro compito e, dal canto nostro, continueremo a sostenervi in tale percorso come abbiamo sempre fatto”, ha detto il ministro all’interlocutrice libica.

Frontex: “Abbiamo allertato Italia, Malta e Libia” Un aeroplano di Frontex “che stava effettuando una ricognizione” nell’area in cui è naufragato il gommone partito dalle coste libiche con oltre cento migranti a bordo “ha avvistato un’imbarcazione, un gommone grigio, con dozzine di persone a bordo, alla deriva al largo della costa libica. L’aereo ha immediatamente allertato i centri di soccorso nazionali in Italia, Malta e Libia, come richiesto dal diritto internazionale”. Lo dichiara un portavoce di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera.  In realtà poco o nulla o comunque troppo tardi è stato fatto trasformando le navi soccorsi in navi funebri

I commenti

 

La notizia dell’ennesima strage nel Mediterraneo dovrebbe toglierci il respiro. Quante persone ancora dovranno morire, che potevano invece essere tutte, tutte salvate? A chiederselo è il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo che lancia un appello:

“Per salvarle tutte, tutte, ed ormai sono innumerevoli, sarebbe bastato, aggiunge il centro perla pace  consentir loro di giungere in salvo nel nostro paese, nel nostro continente, in modo legale e sicuro, sfuggendo alla fame, alle guerre, agli schiavisti, agli orrori che insanguinano tuttora tanta parte del mondo. Potremmo e dovremmo agevolmente, facilmente salvarli tutti questi uomini, queste donne, queste bambine e questi bambini costretti ad abbandonare le loro case e i loro paesi d’origine per sperare di poter sopravvivere, di vivere una vita degna. Potremmo e dovremmo salvarli tutti, tutti. Sarebbe facile, sarebbe agevole. Ma i governi europei preferiscono condannarli a morte, preferiscono farli morire di stenti nella traversata di montagne e deserti, preferiscono farli morire di torture e di sofferenze in Libia e in Turchia e nei Balcani, preferiscono farli morire affogati nel Mediterraneo. E i popoli europei non insorgono dinanzi a un simile crimine contro l’umanità dai propri governi commesso? Si distilla a fatica una lacrima, si bofonchiano poche rauche parole di circostanza, si fa spiccia e retorica professione di duolo e d’indignazione quando l’orrore e l’infamia trabocca, ma nulla si fa per far cessare la strage. Di questa immane strage degli innocenti l’umanità non potrà assolverci. Dalla storia, dalle generazioni future, dall’internazionale futura umanità divenuta finalmente umana, saremo considerati alla stregua di nazifascisti. Ed a questo si aggiunga che quanti fortunosamente riescono nella traversata dell’orrore e giungono infine in salvo nel nostro paese, qui sovente trovano non affetto fraterno e uguaglianza di dignità e diritti, ma nuova riduzione in schiavitù, segregazione razzista, apartheid. Qui trovano la violenza fascista e razzista di leggi scellerate e di governanti abominevoli, di padroni schiavisti e di poteri criminali per cui la ricchezza è tutto e la vita umana è nulla.
La strage degli innocenti nel Mediterraneo. La complicità con i lager libici. La schiavitù e l’apartheid nel nostro paese. La disumanità che dilaga e si fa padrona del mondo. Chi vede questo orrore come può non insorgere? Chi vede questo orrore come può non decidersi a contrastare tanta e tale mostruosa violenza con la lotta nonviolenta che ad ogni essere umano riconosce il diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà? Chi vede questo orrore come può non sentire che la Resistenza al nazifascismo deve continuare ancora, poiché ancora il nazifascismo non è stato sconfitto? Chi vede questo orrore sente e sa che occorre farlo cessare. E per farlo cessare questo orrore cinque cose sono da fare subito contro le stragi, il razzismo, la schiavitù, l’apartheid. Cinque cose sono da fare subito in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Cinque cose sono da fare subito in difesa del diritto alla vita inerente ad ogni persona e all’umanità intera.

1. far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro;

2. abolire la schiavitù in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio “una persona, un voto”; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti è privato di fondamentali diritti non è più una democrazia;

3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalità costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;

4. formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine alla conoscenza e all’uso delle risorse della nonviolenza: poiché compito delle forze dell’ordine è proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza è la più importante risorsa di cui hanno bisogno;

5. cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilità di armi è il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell’umanità intera.

Chiediamo ad ogni persona di volontà buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di premere nonviolentemente affinché finalmente almeno nel nostro paese siano riconosciuti tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

Chiediamo ad ogni persona di volontà buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di insorgere nonviolentemente in difesa della legalità che salva le vite; in difesa della democrazia che ogni essere umano riconosce e rispetta e conforta e sostiene; in difesa della Costituzione antifascista che nessun essere umano abbandona tra gli artigli della violenza, dell’ingiustizia, della sofferenza e della morte; in difesa di ogni essere umano e dell’umanità tutta. Tutte e tutti siamo esseri umani in cammino. Tutte e tutti abbiamo bisogno di aiuto. Tutte e tutti siamo esposti al male e alla morte. Tutte e tutti possiamo e dobbiamo recarci reciproco aiuto.
Ogni vittima ha il volto di Abele. Occorre sconfiggere il male facendo il bene. Occorre abolire la violenza con la forza della nonviolenza.
Salvare le vite è il primo dovere. Condividere tutto il bene e tutti i beni. Siamo una sola umanità in un unico mondo vivente casa comune dell’umanità intera. Occorre difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, difendere l’intero mondo vivente dalla distruzione.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta nonviolenta per il bene comune, per la comune liberazione, per la salvezza di tutte le persone e di ognuna. Chi salva una vita salva il mondo”.