Appalti, turismo e commercio: l’allarme della Cgil Fvg sul futuro del terziario
Le incognite sul futuro del terziario non sono legate soltanto all’onda lunga dell’emergenza Covid e alle ripercussioni della guerra in Ucraina. Pesano infatti anche altre variabili, dai contenuti di norme molto importanti per il futuro del comparto come il ddl appalti e il ddl concorrenza ai rinnovi contrattuali, decisivi come risposta al carovita. Così come potranno avere un peso importante, a livello regionale, l’applicazione della legge SviluppoImpresa e l’auspicata revisione della legge sul commercio. È quanto sostiene la Cgil Fvg, con la segretaria confederale Rossana Giacaz e con Francesco Buonopane, segretario regionale della Filcams, la categoria che rappresenta i lavoratori del commercio, del turismo e di servizi, preoccupati sia dall’aggravarsi della congiuntura generale, con il rischio di pensanti ricadute su tutti i comparti, sia da criticità che riguardano più specificamente il terziario. Su tutte il Ddl appalti, che nella versione uscita dal Senato cancella l’obbligatorietà della clausola sociale negli appalti di servizi pubblici ad alta intensità di manodopera.
«Il venir meno dell’obbligatorietà della clausola sociale, architrave del sistema sulla quale sono costruite le tutele di chi è occupato nel sistema degli appalti di servizi pubblici, segnerebbe un gravissimo passo indietro nel percorso di riconoscimento e tutela dei diritti di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori», ha scritto la Cgil in una lettera inviata ai parlamentari del Friuli Venezia Giulia e al presidente della Regione. A senatori e deputati, in particolare, la Cgil chiede di impegnarsi per modificare l’attuale formulazione della legge. «Trasformare la clausola sociale in una mera facoltà per le stazioni appaltanti – spiegano Giacaz e Buonopane – renderebbe ancora più debole chi opera negli appalti di servizi, condannando di fatto a uno stato di precariato cronico almeno un milione di lavoratori a livello nazionale e non meno di 20mila nella nostra regione». Confermare l’obbligo, al contrario, consentirebbe di dare continuità a quelle buone pratiche di contrattazione che negli ultimi anni si sono instaurate anche a livello regionale, con la predisposizione di capitolati improntati alla qualità e alla stabilità occupazionale, come quelli definiti in ambito sanitario grazie al confronto tra sindacati e Azienda regionale di Coordinamento per la salute.
A preoccupare la Cgil, e in particolare la Filcams, è anche lo stallo politico sulle concessioni balneari, che contribuisce a rendere ancora più incerte le prospettive del turismo. «Senza entrare nel merito del ddl concorrenza – spiega Buonopane – ci preme venga tutelata e garantita la continuità occupazionale dei lavoratori del comparto, sia in termini numerici che di condizioni contrattuali: per farlo non serviranno soltanto scelte coerenti a livello legislativo, ma anche tavoli di confronto che consentano una indispensabile contrattazione d’anticipo tra i sindacati e i soggetti che saranno preposti alla costruzione dei bandi».
Quanto al commercio, infine, la Cgil rinnova l’appello a tenere chiuse le serrande in occasione delle festività pasquali, del 25 Aprile e del Primo Maggio, accompagnato a un invito a disertare invita i negozi che resteranno aperti. Il tema delle aperture festive, del resto, è uno dei nodi che la Cgil chiede di sciogliere in rimettendo mano alla legge regionale sul commercio. «Crediamo che SviluppoImpresa – spiega ancora Buonopane – consegni delle opportunità al comparto, ma a condizione che sia la base per una revisione complessiva della legge sul commercio. Pensiamo infatti che i distretti commerciali possano essere uno strumento in grado di compensare le ridotte dimensioni di molte imprese nel rapporto con la grande distribuzione organizzata, di rivitalizzare i borghi e i centri storici, di rilanciare processi di digitalizzazione e di integrazione, e non necessariamente contrasto, con il commercio on line. Per cercare di raggiungere tali scopi, però, i sindacati dovranno avere un ruolo centrale all’interno dei distretti, che potrebbero rivelarsi veri e propri laboratori di contrattazione territoriale del comparto».