Appello ai candidati alle europee dei Comuni montani. Cambiamenti climatici e servizio civile, la proposta di Legambiente
Venerdì 24 maggio è in programma il secondo Sciopero Mondiale per il Clima. Migliaia di studenti scenderanno di nuovo in piazza anche nella nostra regione per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere ai governi delle azioni concrete. Domenica 26 c’è anche un’importante scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo, in cui ognuno potrà far pesare come meglio crede l’importanza dei temi ambientali.
Nella stessa giornata si vota, però, anche per l’elezione di molti Sindaci e Consigli Comunali della nostra regione, che ha subìto direttamente, lo scorso autunno, le conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici.
Alla luce di questa drammatica esperienza, Legambiente lancia una proposta e rivolge un appello a tutti i candidati Sindaco e ai futuri amministratori locali perché sostengano l’introduzione in via sperimentale di un servizio civile, della durata di alcuni mesi, che potrebbe in seguito diventare obbligatorio.
Si tratterebbe di un servizio alternativo a quello militare e diametralmente opposto rispetto alla naja del passato, che qualcuno vorrebbe reintrodurre e che comporterebbe l’imposizione di “servitù” e la presenza di poligoni di tiro che, tra l’altro, da tempo le comunità locali chiedono di dismettere. Non c’è bisogno ed è del tutto insensato insegnare ai nostri giovani a maneggiare le armi, è molto più utile fargli imparare ad utilizzare pala, piccone e motosega e a conoscere ed amare l’ambiente ed il territorio.
Attraverso questa iniziativa, finalizzata in particolare alla cura e alla manutenzione della montagna, ci sarebbero vantaggi sia per i giovani – che oltre alle attività pratiche avrebbero la possibilità di conoscere il territorio e la sua storia e geografia – che per i territori – che vedrebbero svolti quei lavori che i pochi anziani rimasti non sono più in grado di effettuare e permetterebbero di veder rianimare i paesi, utilizzare alcune delle caserme che rischiano di andare in disfacimento e ospitare attività culturali che altrimenti non si potrebbero fare per la mancanza di numeri sufficienti.