Approvato il Bilancio d’Esercizio 2022 di Finest S.p.A.
È record di investimenti per Finest S.p.A., che chiude l’esercizio 2022 con quasi 34 milioni di euro messi a disposizione di 17 progetti di internazionalizzazione di imprese del triveneto, segnando un +46% di investito rispetto all’esercizio precedente e portando il portafoglio attuale della Società finanziaria del Nordest italiano oltre i 100 milioni di euro.
Questi i numeri che sono stati portati in approvazione all’Assemblea dei Soci oggi dal Presidente della finanziaria per l’internazionalizzazione del Nord Est italiano Alessandro Minon. “Chiudiamo anche questo esercizio con numeri positivi e con la consapevolezza di aver onorato l’impegno di pubblica utilità della nostra Società – commenta il Presidente a margine dell’Assemblea; – in un contesto di crescente complessità, con eventi anche tragici come lo scoppio della guerra russo-ucraina, che ha privato le nostre aziende, e di conseguenza anche Finest, del vasto mercato collegato alla Federazione Russa, siamo stati in grado di sostenere le nostre imprese verso mercati più vicini e sicuri, assecondando il trend di nearshoring e friendshoring in corso. Oggi più che mai i Balcani, l’Europa Centro-Orientale, il Baltico e i Paesi Med rappresentano il cuore pulsante dell’internazionalizzazione nordestina e Finest, forte di 30 anni di competenza e investimenti in questi mercati, è uno strumento finanziario e istituzionale decisivo nelle mani del tessuto produttivo del triveneto” conferma Alessandro Minon.
Nell’esercizio appena approvato, i mercati di maggiore attrazione di investimenti sono stati la Francia (23%), la Polonia (19%), la Romania (14%), la Croazia e il Kazakhstan (11%), l’Austria (9%) la Serbia (8%) e la Tunisia (6%). La Società raggiunge quest’anno i 420 milioni di investimenti complessivi dalla sua costituzione ad oggi, distribuiti in più di 650 operazioni come socio finanziatore accanto alle aziende del territorio. Tra i settori maggiormente internazionalizzati col supporto di Finest vi sono la meccanica/elettromeccanica e l’edilizia/costruzioni (12%), l’agroalimentare e il legno/mobile (11%), la plastica e metallurgico (10%), utilities e tessile/abbigliamento (6%). Grazie all’intervento di Finest, gli investimenti complessivi in internazionalizzazione delle imprese socie hanno raggiunto quota 2,3 miliardi di euro.
“Tra le ragioni che spingono un’impresa ad internazionalizzarsi oggi non c’è più tanto il tema della riduzione dei costi di produzione e della manodopera, quanto piuttosto una forma di “assicurazione” sulle proprie catene del valore. Le nostre imprese socie scelgono di acquisire un fornitore estero per garantirsi il mantenimento di flussi di beni e servizi necessari alla produzione della casa madre, oppure acquisiscono un concorrente per rafforzare le proprie quote di mercato estero; sviluppano un nuovo plant produttivo nei Paesi dove possono reperire materie prime con maggiore facilità, avviando una partecipata estera che diventa il principale fornitore di semilavorati per la capogruppo triveneta; infine, scelgono di presidiare attivamente un mercato producendo direttamente in loco e semplificando la gestione della logistica e del magazzino. Insomma, il nostro attuale portafoglio ci racconta di una internazionalizzazione evoluta, strategica e lungimirante, segno di una maturazione del nostro tessuto produttivo, che ha compreso, tra le altre cose, il grande valore aggiunto di aprire il proprio capitale, traendo vantaggio dalla presenza di soci istituzionali come Finest nel proprio azionariato” conclude Alessandro Minon.