Bilancio della 42a edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone. Confermata la centralità nel quadro dei festival internazionali
“Le Giornate del Cinema Muto non sono solo le proiezioni, sono anche una comunità che si riunisce, dentro e fuori il Teatro Verdi, per discutere e mettere in cantiere sempre nuovi progetti e quest’anno finalmente abbiamo ritrovato anche gli amici più lontani che sono tornati, per esempio, dall’Australia. Possiamo dire di aver recuperato l’energia degli anni pre-pandemia”. Con queste parole di soddisfazione del direttore Jay Weissberg (in continuità alla formula “Welcome home” con cui per tanti anni il direttore emerito David Robinson accoglieva gli ospiti), si chiude la 42a edizione del festival.
Nessuno avrebbe pensato nel 1982 che una manifestazione sul cinema muto sarebbe durata così a lungo: era un periodo completamente rimosso, sembrava che fossero passati millenni e non solo poco più di cinquant’anni dal passaggio al sonoro. A ridare vita a quelle ombre, dapprima guardate con scetticismo poi con curiosità e infine con ammirazione, ci hanno pensato le Giornate del Cinema Muto, che hanno anche messo in evidenza come il cinema del passato possa ancora dialogare con il presente. Pordenone è diventata così la capitale di una renaissance che anno dopo anno è dilagata in festival e rassegne in tutto il mondo. Una delle perplessità più diffuse riguardava la disponibilità dei materiali: un’infinità di film del periodo muto erano infatti andati perduti e rinnovare ogni anno un programma con centinaia di titoli sembrava impossibile ai più. Anche in questo caso, il fatto che dopo 42 anni continuino ad arrivare nuove scoperte è segno indiscutibile della buona salute delle Giornate. Cosi quest’anno, ad esempio, è stata ripescata dall’oblio una personalità centrale della cinematografia tedesca degli anni ’10 e ’20, Harry Piel, uno dei divi europei più conosciuti, il Douglas Fairbanks del Vecchio Continente. Produttore, sceneggiatore, regista, attore, i suoi film pieni di azioni e colpi di scena erano garanzia di successo. Una selezione di otto titoli, in pratica tutti i film sopravvissuti restaurati dal Filmmuseum di Dusseldorf, città natale di Piel, è stata uno dei fiori all’occhiello del festival. Nel quadro dei contatti e delle relazioni che le Giornate hanno in tutto il mondo, spesso sono gli stessi archivi esteri a proporre le loro novità e a informare dello stato delle ricerche. È il caso del documentario Amazonas, maior rio do mundo, opera di cui si era persa ogni traccia dal 1931, realizzata nel 1918 da uno dei pionieri del cinema brasiliano, Silvino Santos.
Film rari accanto ai grandi classici, fra tutti Chaplin e Keaton, e Stroheim e Harey Carey, il primo attore feticcio di John Ford, altra retrospettiva di grande successo. È proprio la risposta del pubblico il vero miracolo delle Giornate: per l’intera settimana le proiezioni serali al Teatro Verdi hanno avuto la massima affluenza di pubblico ma tantissimi sono stati anche gli spettatori delle proiezioni del mattino e del pomeriggio. Sono 153 i titoli presentati fra corto e lungometraggi e quasi un migliaio gli accreditati arrivati a Pordenone da tutto il mondo, tornando quindi ai livelli di pre-pandemia. A questi numeri si aggiungono i 450 abbonati da 35 Paesi per la sola programmazione online, realizzata in collaborazione con MyMovies, che ha registrato un totale di 4000 presenze.
Oltre alla consueta, massiccia presenza dai paesi anglosassoni, da registrare quest’anno un forte incremento dalla Germania e dalla Francia, dovuto probabilmente alla programmazione che ha dato ampio spazio alla cinematografia dei due Paesi. Fra gli appassionati arrivati a Pordenone anche i due premi Oscar John Landis e Craig Barron e David Sproxton della Aardman Animation. È interessante sottolineare anche come sia aumentato il numero dei donors, i frequentatori abituali che versano volontariamente un contributo economico superiore al costo dell’accredito ordinario e che quest’anno rappresentano quasi un terzo del totale degli accreditati.
A determinare il tutto esaurito in più occasioni è stato anche il pubblico che ha acquistato i biglietti per i singoli spettacoli, in particolare per l’evento speciale del mercoledì (il film britannico Hindle Wakes con l’accompagnamento di Maud Nelissen); per la replica, giovedì, dell’evento di pre-apertura che aveva già registrato grande successo allo Zancanaro di Sacile (la commedia americana Poker Faces accompagnata dalla Zerorchestra con la musica di Juri Dal Dan); e naturalmente per l’evento speciale di chiusura, che verrà replicato domenica 15 ottobre alle ore 16.30. Un evento speciale davvero memorabile perché abbina due classici assoluti della commedia: The Pilgrim di Charles Chaplin nel nuovo restauro commissionato dal Chaplin Office presentato a Pordenone in prima mondiale, seguito da Sherlock Jr. di Buster Keaton nella copia proveniente dalla Lobster Films. Per entrambi, l’accompagnamento è dell’Orchestra da Camera di Pordenone diretta da Ben Palmer che per The Pilgrim esegue la partitura dello stesso Chaplin arrangiata da Timothy Brock e per Sherlock Jr. la nuova composizione di Daan van den Hurk.
Le Giornate del Cinema Muto danno appuntamento dal 5 al 12 ottobre 2024 per la 43a edizione che avrà una maggiore presenza di film italiani e un focus particolare sul cinema sudamericano. A questo proposito, il direttore Jay Weissberg ha confermato i contatti già avviati con gli archivi di Perù, Cile, Argentina, Colombia e Brasile.
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.