Bullian-Moretti: «A Monfalcone vanno adeguati gli strumenti urbanistici: non può essere impedita la preghiera di gruppo. La politica di contrapposizione di Cisint è già fallita
«Esprimiamo la massima solidarietà – affermano Enrico Bullian e Diego Moretti, Consiglieri regionali rispettivamente del Patto-Civica FVG e del PD – al centro culturale islamico Darus Salaam, al Presidente Bou Konate e ai frequentatori del centro per aver ricevuto la lettera con le pagine bruciate del Corano. Un atto delirante, auspichiamo isolato, figlio di un pessimo clima che a Monfalcone si sta in maniera molto preoccupante esasperando, anche a causa delle continue dichiarazioni e interventi della Sindaca Cisint (definire “sacchi in testa” i copricapo delle bambine è davvero irrispettoso e inaccettabile, nonché una provocazione di cattivo gusto), che rischiano di lasciare strascichi dannosi, incontrollati e negativi ben più impattanti sul territorio rispetto al suo destino individuale e alla sua campagna elettorale permanente, che adesso ha come prossimo obiettivo le elezioni europee della primavera 2024.
Senza entrare nel merito dei dettagli degli atti amministrativi (la famigerata “ordinanza dirigenziale”), è tuttavia necessaria una riflessione: persone di qualsiasi fede religiosa hanno diritto a riunirsi e a professarla liberamente, anche in propri luoghi di culto o in centri culturali, o no? E se una città di medio-piccole dimensioni (meno di 30mila abitanti) ha un terzo della popolazione di origine straniera, di cui una buona parte di religione musulmana, questi cittadini avranno la possibilità di riunirsi per pregare? È legittimo chiedere sia individuata dall’Amministrazione comunale una corretta destinazione urbanistica di alcune aree/immobili sul piano regolatore, utili a far sì che una persona possa liberamente pregare? Dal nostro punto di vista, sì. Un analogo discorso, peraltro, andrebbe esteso anche al cricket, lo sport che vorrebbero praticare molte persone residenti a Monfalcone e che, ottusamente e irrazionalmente, l’Amministrazione comunale continua a osteggiare. Lo schema di Cisint è il seguente: non adeguo gli strumenti urbanistici alle nuove esigenze che emergono nella società, quelle dei “nuovi” cittadini che vivono e lavorano a Monfalcone, rendendo dunque “illegali” l’esercizio della preghiera di gruppo dei musulmani o la pratica del cricket. Ci pare un atteggiamento semplicistico, provocatorio e dannoso. Favorire il dialogo e il rispetto interreligioso, come detto nei giorni scorsi dai parroci della città, e come avvenuto attraverso il recente dibattito fra il parroco di Staranzano Don Paolo Zuttion e di un Imam di Monfalcone Adbel Magid, sono le strade da perseguire. Peraltro in ogni città con presenza di religioni diverse sono garantiti a ognuno i propri luoghi di culto: basti pensare a Trieste che accoglie la sinagoga e la moschea, oltre a una infinità di chiese.
Facciamo nuovamente riferimento agli articoli 8, 19 e 20 della Costituzione italiana, che riconosce la libertà di culto per qualsiasi religione. “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume” (art. 19). A Cisint non interessa l’integrazione, ma vorrebbe assimilare le comunità straniere, non essendo riuscita – secondo il progetto originario – a “cacciarle”: procede esclusivamente a esasperare i toni additando un nemico da abbattere, con rischi imprevedibili di vario tipo, che possono diventare incontrollabili, dal punto di vista della coesione sociale e perfino dello stesso ordine pubblico. L’obiettivo invece deve essere la convivenza nel rispetto reciproco, non la conversione forzata alla nostra religione o a uno stereotipato modello di vita occidentale. Su questo Cisint ha già fallito: le persone di origine straniera sono aumentate e l’integrazione diminuita, anche a causa delle sue politiche».