Cancellata dalla legge di riforma del nostro Statuto dalla Commissione parlamentare Affari Costituzionali il referendum consultivo sulle leggi elettorali del FVG: brutto colpo alla democrazia
In Consiglio regionale non è un momento facile per la democrazia: stiamo discutendo in IV Commissione della pericolosità delle semplificazioni, ci apprestiamo ad una accesa discussione sulle modifiche alla legge elettorale e giorno dopo giorno lottiamo contro lo svuotamento dei presidi a garanzia della rappresentanza e dei diritti di tutti i cittadini, perpetrato per mezzo del progressivo affievolirsi del ruolo del Consiglio regionale nei confronti della Giunta. In questo contesto arriva la notizia che conferma lo scippo, in Commissione Affari Costituzionali, ad opera della destra leghista del referendum confermativo dallo Statuto della Regione FVG, in corso di riapprovazione secondo i meccanismi delle leggi costituzionali. Si tratta dell’ennesima spudorata costruzione di barriere e fossati attorno al potere della , che va preservato a maggior ragione quando le destre nazionali percepiscono, finalmente, il soffio di venti contrari.
Lo dichiara Serena Pellegrino, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, precisando: La gravità di questa sottrazione, oltre a passar sopra le nostre teste in spregio alle più banali dinamiche di elaborazione legislativa, sta nella particolarità dello specifico referendum regionale, previsto dall’art. 5 della legge cost. n. 2 del 2001, che non è meramente abrogativo, ma consente agli elettori del Friuli Venezia Giulia di partecipare direttamente al processo legislativo, pronunciandosi su una legge approvata ma non ancora promulgata integra il procedimento come elemento essenziale alla formazione della volontà legislativa regionale.”
Conclude Pellegrino: “Una riforma statutaria richiesta per ricostituire le province, o il loro alias, ci costa un prezzo altissimo: senza l’espressa previsione del referendum confermativo, per una legge elettorale scritta e approvata dalla maggioranza regionale sfuma il rischio di una consultazione popolare, grazie al colpo contro la democrazia del Friuli Venezia Giulia messo a segno in Commissione Affari Costituzionali.”