Cani da guardia?
Altrove i giornalisti offrono la vita per difendere la verità e la democrazia. Qui i cani a guardia del vivere civile si limitano a leccare la mano dei padroni di turno. Forti del loro servilismo, Fedriga e soci non perdono occasione per autoincensarsi, per diffondere le loro menzogne e per denigrare chi inneggia alla Costituzione e ai principi della democrazia partecipata. Se non ci fossero i cani da compagnia che non perdono occasione per togliere la voce al popolo, costoro sarebbero alla fame. Con la complicità del giornalismo locale attentano alla democrazia e creano i presupposti per tenere la gente all’angolo, nella logica dell’immobilismo, del “tanto io so’ io e voi non siete un c…”. Ne abbiamo constatato l’arroganza in troppe occasioni: nella prepotente manomissione delle regole, nel pregiudiziale disprezzo per la raccolta delle firme o nella sceneggiata delle audizioni, che per risultare inutili devono finire nel nulla. Grazie alla complicità dei giornalisti di casa e delle testate padronali, la partecipazione al dissenso di decine di migliaia di cittadini è stata oscurata per dare voce al progetto mirabolante di un ecomostro che, messo in fuga da una improponibile località muggesana, è approdata nella laguna di Marano per sventrarla, nell’interesse esclusivo di un magnate ucraino, non certo dell’ambiente e della economia locale. Con la mirabolante prospettiva di una produzione di quattro milioni di tonnellate di acciaio, l’esecutivo regionale ha saputo farsi forte del sostegno del governo nazionale, di ogni indecenza e dei milioni del pubblico erario per sostenere l’interesse privato. Fedriga ha mentito spudoratamente, affermando che non vi era alcun progetto e si era sottratto ad un confronto pubblico. Alla fine, la forza della verità, l’indignazione popolare e il ricorso nelle mani del Presidente della Repubblica li ha messi in fuga, senza per questo rinunciare a squallide vendette e intimidazioni, destinate a scoraggiare ogni nuovo ricorso. Azioni a cui la Regione non ha voluto reagire, a riprova di consolidate correità. Fedriga avrebbe dovuto gettarsi in ginocchio, chiedere perdono, restituire il mal tolto e dare le dimissioni. Invece si è ripresentato, sostenuto passo passo dal direttore del Messaggero che nei comizi ne ha celebrato le prodigiose qualità. Ebbene, oggi la vicenda si ripete con la diga sul Tagliamento: la protervia e la irresponsabilità dell’esecutivo promuove nell’ aprile 2024 un progetto di cui abbiamo dimostrato le irregolarità, la insensata pericolosità e un costo enorme capace di sfilare un primo finanziamento statale di 30 milioni di euro. Colto di sorpresa dalle critiche, il 16 luglio l’esecutivo, in pieno marasma, aveva cambiato le carte in tavola decretando la costruzione di un ponte stradale munito di paratoie. In seno a “Insieme al Tagliamento“ abbiamo invece elaborato e brevettato un progetto alternativo in linea con i principi sanciti dall’Europa. Nella seguita audizione del 4 novembre, dedicata al Tagliamento, abbiamo dimostrato l’assurdità del progetto regionale ma anche la disponibilità ad incontrare l’esecutivo per esporre il nostro progetto alternativo, il cui unico difetto era quello di costare troppo poco per elargire tangenti e generosi appalti. A riprova degli interessi in gioco, l’assessore Scocimarro si è strappato le vesti e, indifferente al ridicolo e al reato di procurato allarme, ha suonato la grancassa sui fedeli media. Poi, quando il 10 dicembre “insieme per il Tagliamento” ha presentato le 14 mila adesioni alla richiesta di non manomettere il Tagliamento, è caduto il palco. Interpreti della volontà popolare, abbiamo preso la parola e per un’ora abbiamo contestato a Bordin, presidente del Consiglio Regionale, le ragioni dell’istanza e con esse tutte le irregolarità, le malversazioni e le intimidazioni di cui si è reso responsabile l’esecutivo regionale. Per tutta risposta il segretario della Regione e il Presidente del Consiglio si sono lavate le mani e sottratti ad ogni obbligo. Ebbene, a riprova di una prassi consolidata, dal giornalismo regionale nemmeno una parola! Non meno paradossale il rincalzo di Fedriga, che se la piglia con i comitati, che a suo dire vogliono la morte di Latisana. Se lo dice lui che secondo i giornalisti di casa è il presidente più amato… Resistere e perseverare nella verità é un dovere!
Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale