Caritas diocesana di Udine: Primo bilancio della solidarietà dei friulani per le vittime della guerra. 170 profughi accolti
Ben 140 mila gli euro raccolti grazie alla generosità dei friulani e già affidati a Caritas Ucraina per interventi di emergenza e 170 i profughi che hanno ricevuto un tetto e accoglienza, una settantina nel Seminario di Castellerio e il resto sparsi per il Friuli, dalla montagna al mare. Questi i due dati salienti dello sforzo della Caritas diocesana di Udine a favore delle vittime dell’aggressione russa. Dal punto di vista degli aiuti, la scelta (vincente, visti i gravi problemi riscontrati per la distribuzione di cibo e
vestiario sul territorio) è stata quella di raccogliere solo denaro da inviare prontamente in Ucraina per soccorrere lì i più fragili. Dall’inizio della guerra Caritas Ucraina ha aiutato oltre 500 mila persone. Un lavoro di assistenza, conforto e ascolto che ha raggiunto anche le comunità delle città più colpite dai bombardamenti. La rete Caritas ha inviato circa 500 tonnellate di aiuti di prima necessità in tutto il paese, assicurando ogni giorno 23.000 pasti caldi e la distribuzione di più di 5000 kit per l’igiene. Sono stati organizzati punti di raccolta e informazione nei 60 centri di accoglienza, nei quali hanno offerto riparo a più di 8 mila persone, assistenza sanitaria e sostegno psicologico mirato. La raccolta di fondi continua sul conto corrente postale intestato al Centro Caritas dell’Arcidiocesi di Udine ODV n. 51029056, (causale “Europa/Ucraina”) o bonifico bancario tramite il conto corrente intestato a: Centro Caritas dell’Arcidiocesi di Udine ODV; IBAN: IT45U0200812310000001515712 con la stessa causale. In Friuli, la Caritas diocesana di Udine, sta accogliendo circa 170 persone e ha occupato circa la metà di posti disponibili. “Il flusso è rallentato – spiega il vicedirettore di Caritas Udine, Paolo Zenarolla –, anche se notiamo una crescente complessità nei casi che arrivano inviati dalla Prefettura. La prima ondata di profughi ha
riguardato persone di più alta estrazione sociale e culturale, con maggiori conoscenze linguistiche e prospettive di inserimento nel mondo lavorativo in Italia e in altri Paesi europei. Ora iniziano ad arrivare casi più complessi, come ad esempio famiglie con figli disabili”. Ci sono poi i casi di chi è stato accolto privatamente da amici e conoscenti (si calcola circa il 90% degli ucraini fuggiti in Italua), ma ora si trova in difficoltà economica. “Fin dal primo momento c’è stato un forte flusso di ucraini al nostro Centro di ascolto per chiedere sostegno economico e alla Mensa di via Ronchi per mangiare – spiega Zenarolla -. Il governo ha promesso dei fondi alle famiglie che accolgono privatamente, ma ci sono i tempi burocratici. A chi si trova in questa situazione il nostro consiglio è di rivolgersi in Prefettura per attivare l’accoglienza in strutture pubbliche. Tra queste ci sono anche le strutture Caritas, ma le norme non consentono di saltare il passaggio in Prefettura”. Purtroppo le procedure di affidamento sono molto farraginose e creano non pochi problemi: “I bandi per l’accoglienza hanno molti paletti – spiega Zenarolla -, introdotti per evitare alcuni abusi registratisi in passato, ma si arriva all’assurdo di imporre degli elementi di dettaglio, come il menù settimanale da seguire”. Straordinario è lo sforzo di accoglienza delle comunità friulane, sia materiale che di vicinanza morale, per integrare i profughi, specie i più piccoli. Molto positivo lo sforzo delle scuole ad accogliere prontamente sui banchi i piccoli ucraini appena arrivati. A Pagnacco ad esempio, sono stati accolti gli oltre 30 bambini che ora vivono a Castellerio.