Caso De Toni- Marchiol: “Indagini atto dovuto” accuse stiracchiate, ma lo scoop è “servito” ed è comunque pietanza avvelenata

Potremmo dire che in queste ore la stampa friulana dimostra tutto il suo “spessore”. La voglia di scoop è stata tale da far rischiare di essere etichettati come giornali falsi anche se non bugiardi, comunque maggiordomi di qualcuno. Il presunto scoop sulle indagini sul sindaco di Udine Alberto Felice De Toni e sull’assessore Ivano Marchiol potrebbe infatti sgonfiarsi come un soufflè intiepidito ma certamente tossico perchè quello che resterà nell’immaginario collettivo sono quelle due parole “indagati e corruzione” che, anche se probabilmente vuote e prive di effetto reale, lasceranno quel velo di maldicenza che qualcuno voleva ottenere e che altri hanno volutamente amplificato e servito sul tavolo mediatico. Del resto la notizia sparata con  titoloni ad effetto  “indagati per corruzione elettorale”, a semplice lettura, non sembra dar spazio a dubbi. Intendiamoci, la notizia potrebbe sembrare clamorosa ed in qualche misura lo è, quello che è inaccettabile è che è stata sparata con titoli che fanno intendere già una colpevolezza che al momento è lontanissima dall’essere provata, anzi potrebbe perfino non varcare le porte di un aula di Tribunale. Allora diciamo che la notizia c’è i fatti forse no, ma visto che le parole hanno un peso, non è certamente un caso che non una riga sia stata spesa per spiegare che l’iscrizione nel registro degli indagati è atto di tutela per chi vi è iscritto e non indice automatico di colpevolezza. Che semplificazioni del genere le facciano improbabili blog pseudo giornalistici o post di singoli sui social è certamente prevedibile quanto stucchevole, ma se a farlo sono giornali che sono riconosciuti come punto di riferimento e giornalisti che sanno di cosa stanno parlando, il fatto diventa volontario e grave e non è derubricabile come semplice smania di scoop. Fra l’altro, come in questo caso, se tutto nasce da una imbeccata data da politici di parte avversa tutto appare nauseabondo, del resto come qualcuno che la sapeva lunga diceva, la politica è “sangue e merda”. Tutto questo dovrebbe essere d’insegnamento a chi pensa che elargendo piccoli favoritismi, sotto forma di esclusive o anticipazioni, ci si possa ritagliare una confort zone sulla stampa che si dice “indipendente” e neutrale e che invece, al momento giusto, mostra la sua vera faccia e natura. Quello che conta è la verità dei fatti e i fatti ci dicono che tutto è nato da un esposto presentato da tutti gli esponenti della minoranza, da Michele Zanolla fino all’ex sindaco Fontanini e che oggi vede gli stessi promotori diffondere una nota stampa (anticipata a chi di dovere come sopra descritto) che recitava: «Da un controllo effettuato in questi giorni presso la Procura della Repubblica di Udine risulta che Alberto Felice De Toni e Ivano Marchiol, sono stati iscritti nel registro degli indagati per il reato di corruzione elettorale, a seguito dell’esposto-denuncia presentato, nel nostro interesse, dall’avvocato Maurizio Miculan, il 7 giugno. Dal punto di vista politico la questione verrà trattata, con l’urgenza del caso, nelle competenti sedi istituzionali». Ma di cosa sarebbero accusati dall’opposizione nella logica del “non vale si rifà” De Toni E Marchiol? Presto detto: le opposizioni di centro destra contestano il patto politico siglato, per altro pubblicamente, tra De Toni e Marchiol, (come FriuliSera avevamo criticato il metodo con il quale si era arrivati divisi alla scadenza elettorale) entrambi esponenti di liste civiche che strinsero una alleanza per battere Fontanini al ballottaggio ma senza procedere ad un apparentamento formale, ovvero sulla scheda elettorale. Secondo le tesi del centrodestra si sarebbe così violato il sistema delle proporzioni dei seggi previsto dal testo unico degli enti locali, mentre la “corruzione” sarebbe relativa al fatto che attraverso l’accordo, sempre secondo le tesi del centrodestra, due assessorati, quello di Marchiol e quello allo sport, finirono per essere assegnati alla lista Spazio Udine, pur quest’ultima non facendo parte sulla carta della coalizione di maggioranza. E’ evidente che la tesi che un accordo politico pubblico sia corruzione elettorale è piuttosto stiracchiata, del resto il procuratore della Repubblica di Udine, Massimo Lia, temendo evidentemente una strumentalizzazione della vicenda, ha subito voluto ridimenzionare la portata dell’atto parlando di “iscrizione nel registro come atto dovuto sulla base di quella denuncia”. Difficile quindi ipotizzare che la vicenda possa davvero impensierire il sindaco De Toni, che del resto, in una nota su Facebook si dice tranquillo: “L’accordo con Marchiol è pubblico e alla luce del sole. Piena fiducia nella giustizia. Si tratta di un atto dovuto. Attendo quindi con serenità la conclusione delle indagini”. Quello che De Toni non dice è che, quello che lui ha spesso chiamato il giornale della città considerandolo una sorta di gazzetta ufficiale, lo ha tradito, non per aver dato la notizia, quando si hanno si danno, ma per averla data in maniera maliziosa, giustizialista facendo percepire un tintinnar di manette che non esiste, difficile pensare ad un caso.

Fabio Folisi