Firme petizione “No Acciaieria”. Ambientalisti al contrattacco: class action contro le “intimidazioni” della Danieli
La prossima settimana, più precisamente martedì 23, è prevista al Tar di Trieste la discussione sul ricorso della azienda Danieli di Buttrio contro la Regione Fvg nel quale la multinazionale dell’acciaio chiede di conoscere le generalità dei quasi 22000 firmatari della petizione popolare “No Acciaieria” a San Giorgio di Nogaro con lo scopo, prima dichiarato nell’atto e poi negato a parole, di perseguirli in sede penale o civile. Come è noto l’atto ostile della azienda friulana è stato notificato all’ambientalista Marino Visintini quale controinteressato in quanto è tra i firmatari della petizione. La novità emersa odierna è che assieme a lui, col patrocinio dell’avv. Carlo Monai, si sono costituiti al TAR anche altri due firmatari dell’iniziativa, il prof. Furio Honsell e il sig. Paolo De Toni, che si sono praticamente autodenunciati per sostenere le ragioni di tutti i firmatari. Anzi si è andato oltre la logica della difesa decidendo di citare a propria volta la Danieli spa in una sorta di class action . Insomma secondo la logica che la migliore difesa è l’attacco, i Comiati hanno deciso di reagire ritenendo la pretesa del “fuori i nomi” della Danieli, un’intimidazione alla libertà di migliaia di cittadine e di cittadini per “punirli” per aver manifestato un dissenso, peraltro del tutto legittimo perché espresso nelle forme democratiche di partecipazione attiva garantite dalla Costituzione e dallo Statuto speciale regionale. Paolo De Toni che è stato, si legge in una nota, tra i più convinti oppositori del nuovo impianto, lamenta di essere stato citato dall’azienda di Buttrio e dal suo presidente Benedetti anche in un secondo giudizio, al Tribunale a Udine, per complessivi 100.000 euro di danni per presunte diffamazioni con dei post pubblicati su Facebook a supporto di quella mobilitazione popolare. Per questa causa l’udienza è fissata all’11 giugno. Come detto oltre a difendersi gli ambientalisti hanno contrattaccato con la class action estesa ai 21.974 firmatari della petizione, per ognuno dei quali si chiede il ristoro di 20.000 euro per la lesione al diritto politico individuale. A conti fatti se la tesi dovesse essere accolta il risarcimento sarebbe di oltre 439 milioni di euro, cifra 2fastidiosa2 anche per la multinazionale di Buttrio. Sulla class action la strategia dell’avvocato Carlo Monai è quella di proporre che la causa dal Tar venga spostata al Tribunale delle imprese di Trieste, competente sulle class action. “Il tema – afferma Monai ai microfoni del Tgr Rai- è quello della tutela della libertà di pensiero e di critica in una democrazia che oggi più che mai necessita di affermare questo principio. Siamo altrettanto preoccupati che in una regione che si fregia di essere ospitale ci siano strutture così importanti come un colosso multinazionale che costituiscano un ostacolo all’esercizio di un dissenso”.