Centrali Operative Territoriali (Cot): secondo Gimbe l’obiettivo PNRR raggiunto, ma senza personale rimarranno scatole vuote

Al 31 dicembre 2024, è stato raggiunto il primo obiettivo europeo della Missione Salute del PNRR: l’attivazione di almeno 480 Centrali Operative Territoriali (COT). <potrebbe sembrare una buona notizia, ed invece rischia di essere l’ennesima presa per i fondelli da inserire nell’ormai lungo elenco di fallimenti del governo Meloni. Se infatti queste strutture sarebbero  cruciali per migliorare il coordinamento tra ospedali, medici di famiglia e servizi sociali, offrendo un’assistenza integrata e continua ai pazienti, il fatto che alla loro realizzazione tecnica non sia stata previstaa  contestuale operazione sl personale medico ed infermieristico per il funzionamento le rene delle costose scatole vuote. Potremmo paragonarle ai centri di detenzione pr migranti in Albania, non fosse che almeno le Cot potrebbero essere utili, se funzionanti però. La pensa così anche l’Osservatorio GIMBE che evidenzia alcune criticità: La rimodulazione del target da 600 a 480 COT, dettata da costi crescenti, garantisce i fondi europei ma lascia aperta la questione delle 120 COT aggiuntive, senza risorse e tempistiche definite. L’effettiva operatività delle COT è ostacolata dalla grave carenza di infermieri: servirebbero fino a 3.600 unità, ma il sistema fatica a coprire questo fabbisogno. Come sottolinea il Presidente Nino Cartabellotta, rispettare le scadenze non basta: il PNRR deve lasciare un’eredità duratura che riduca le disuguaglianze sanitarie e garantisca un’assistenza equa e universale. Per riuscirci, serve un rilancio del Servizio Sanitario Nazionale e delle politiche per valorizzare la carriera sanitaria.