CENTRALINE – CAPOZZELLA M5S: “IMPIANTI FERMI, FIUME DETURPATO E CHIUSURA SEMPRE PIU’ VICINA”
Tanto tuonò che piovve e la pioggia sta travolgendo in via definitiva le centraline sulla Livenza in pieno centro storico a Sacile. E sugli sbarramenti del fiume che hanno stravolto lo skyline del corso d’acqua che attraversa Sacile sta calando la parola fine definitivamente. Una opera contestata da sempre che, stando ai fatti delle ultime settimane, sta arrivando al capolinea lasciando alla città un bilancio negativo sotto ogni punto di vista. Stando alle stesse parole del sindaco Carlo Spagnol – che tanto ha difeso e osannato l’utilità degli sbarramenti del fiume – la stessa società che gestisce gli impianti starebbe tirando i remi in barca. E sulle centraline pesa ancora la mancanza del collaudo e la loro completa funzionalità. Una vicenda che lascia l’amaro in bocca e che conferma come a Sacile non venga tenuta in considerazione la cura e il rispetto dell’ambiente e come si sia proseguito su una strada che fin dall’inizio aveva offerto più critiche e problematiche che eventuali effettivi benefici.
Così il coordinatore provinciale del Movimento 5Stelle Mauro Capozzella all’indomani delle dichiarazioni del sindaco di Sacile in consiglio comunale in merito alla presenza sul territorio di due impianti idroelettrici sul fiume Livenza per la produzione di energia elettrica.
Un quadro negativo quello fornito dal sindaco che evidenzia come tutto l”affaire centraline’ si stia rivelando l’ennesimo fallimento di una politica ambientale ed energetica – fortemente voluta della destra di maggioranza del governo della città – con l’abbandono operativo della funzionalità delle stesse e dell’uscita di scena anche del direttore dei lavori degli impianti. Il business ipotizzato per il Comune, pari a circa 10mila euro l’anno a fronte di opere invasive sul fiume che di fatto lo sbarrano in pieno centro città e in zone altamente attrattuive per il paesaggio e la conformazione urbana storica della città, rischia di svanire a fronte di una eredità contrattuale che lascerà in eredità alla città gli impianti allo scadere della concessione. Un grande mea culpa dovrebbe essere fatto da chi amministra la città e dai suoi predecessori, gli stessi che in un convegno pubblico dichiarano che tornando al passato non avrebbero consentito la loro installazione.