Centri antiviolenza e altre associazioni del Fvg stigmatizzano le posizioni emerse nel convegno “L’audizione del minore nel processo penale”
Dopo il convegno su “L’audizione del minore nel processo penale” quattro centri antiviolenza del Friuli Venezia Giulia e altre associazioni che operano sul territorio a favore di donne e bambini mettono in guardia da posizioni negazioniste e a danno dei più piccoli. In un mondo giusto bambino e tribunale dovrebbero essere due termini in contrasto, ma la realtà spesso giusta non è e capita non di rado che anche i piccoli siano costretti a frequentare le aule di giustizia e non solo per accompagnare qualcuno. Per questo non stupisce che nelle scorse settimane la Società Italiana di Scienze Forensi e l’Ordine degli Avvocati con il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi abbiano organizzato a Trieste un convegno sul tema “L’audizione del minore nel processo penale”. Quello che invece ha stupito alcune delle persone intervenute — psicologhe, operatrici dei centri antiviolenza, docenti universitarie di Psicologia e di Diritto — è stato l’invito ai professionisti presenti ad accogliere con prudenza i racconti dei bambini, considerati suggestionabili e poco affidabili, raccomandazione non supportata da evidenze scientifiche, che rischia di indurre gli operatori sociali a segnalare solo i casi di abuso apparentemente conclamati, finendo anche senza volerlo col privare i piccoli più dubbiosi e insicuri della tutela a cui avrebbero diritto.
Ovviamente nessuno vuole negare la necessità di valutare seriamente ogni dichiarazione né le difficoltà in cui la testimonianza viene resa, difficoltà dovute all’età dei bambini, al trauma subito, alla paura vissuta e rivissuta, alla complessità della macchina giudiziaria, al tempo trascorso; difficoltà che possono contribuire a rendere non sufficientemente convincente la testimonianza, che non per questo tuttavia dev’essere ascritta tra le false accuse (ovvero quelle presentate in mala fede, con l’intenzione e la consapevolezza di accusare qualcuno ingiustamente e con finalità vendicative) ma solo tra le denunce non provate, ovvero quelle dichiarazioni che finiscono archiviate o assolte. Una differenza sostanziale quest’ultima, su cui nulla si è detto, così come non sono state citate le recenti ricerche che dimostrano che la percentuale di denunce non dimostrate può essere elevata, mentre è bassa la percentuale di false denunce e che quest’ultime non aumentano in fase di separazione coniugale.
Un’occasione di riflessione, pertanto, quella rappresentata dal convegno “L’audizione del minore nel processo penale”, rivelatasi parziale e pericolosa, perché sposa e propugna delle tesi che mettono seriamente a rischio il superiore interesse del minore, i suoi diritti e la sua protezione.
È per questo motivo che un gruppo di associazioni che operano sul territorio ha preso una posizione pubblica (in allegato) e ne dà ora notizia alla stampa con cortese richiesta di pubblicazione e/o diffusione.