Centri per rimpatri (CPR): la destra dice il falso

La retorica con la quale la destra di Meloni sta affrontando la questione migratoria in Italia è falsa. Cosa non ha funzionato con la Tunisia? Con la Tunisia c’è in essere un accordo di rimpatrio che fa sì che la maggior parte dei rimpatri siano avvenuti proprio in Tunisia con voli charter con frequenza, mediamente, bisettimanale. Meloni e Von Der Leyen si sono recate in Tunisia con l’intento di portare avanti politiche di esternalizzazione dei confini. Il metodo è evidente: fondi in cambio di un drastico controllo teso all’azzeramento delle partenze. Ma qualcosa certo non ha funzionato in questi accordi, perché le partenze (non a caso?) sono esponenzialmente aumentate.

Il raddoppio del numero di CPR annunciato da Meloni ha realmente lo scopo di rimpatriare? I rimpatri da anni a questa parte si attestano all’incirca alla metà delle detenzioni. Rimpatriare senza accordi bilaterali con gli Stati di origine è impossibile, abbiamo sentito governi di tutti i colori dichiarare che occorre fare accordi di rimpatrio, ma il numero di rimpatriati rimane stabile, segno che questi accordi non sono così praticabili.

Raddoppiare il numero di CPR, e quindi di detenzioni, farebbe scendere la percentuale di rimpatri dal 50% al 25% circa.

Fidanza ieri da Del Debbio ha dichiarato che i 18 mesi di detenzione servono per la certezza dell’identificazione e del rimpatrio. La cosa va di pari passo: per l’identificazione occorrono risposte dai Consolati e dalle Ambasciate, frutto di percorsi di accordi internazionali.

Il costo giornaliero riconosciuto al gestore privato per ogni persona migrante detenuta in un CPR è superiore al costo riconosciuto ai centri di accoglienza, è stato calcolato che i rimpatri costano mediamente 6.000 euro a persona. Nei CPR, oltre al costo procapite prodie per ogni persona migrante detenuta, vanno aggiunti i costi di mantenimento della struttura, a carico dello Stato e i costi di sorveglianza: all’interno dei CPR ci sono contemporaneamente Polizia, Carabinieri, Finanza ed Esercito, oltre un ufficio stranieri della Questura di competenza.

Oltre che disumana, questa gestione dei migranti – frutto di politiche assolutamente bipartisan tra destre e cosiddetto centro “sinistra” – è notevolmente costosa e pesa sulla fiscalità generale, provocando l’esclusione sociale dei detenuti, spesso imbottiti di psicofarmaci dai quali diventano dipendenti, impedendo loro l’inclusione e l’effettivo contributo sociale e lavorativo.

Si tratta di una perdita totale della libertà personale, una condanna detentiva, convalidata e prorogata non dalla Magistratura, ma da Giudici onorari (Giudici di pace), senza che sia stato commesso un reato penale, da qui i ripetuti richiami all’incostituzionalità di questa detenzione.

Fidanza ha inoltre dichiarato che se governa la destra vengono chiamati lager, se governa la sinistra no. E’ falso: associazioni, cittadinanza attiva, volontari che si occupano del problema hanno sempre associato i CPR ai lager, indipendentemente dal colore politico del Governo.

Certo ci sono analogie inquietanti, sono strutture detentive nelle quali si viene reclusi per ciò che si è: stranieri, inoltre sono tutti concordi nell’affermare che la detenzione nei CPR, non regolata da un Ordinamento detentivo – ma a colpi di circolari e Decreti del Viminale, che in quanto tali non vedono un passaggio parlamentare – è di gran lunga peggiore di quella nelle carceri.

Una visione inquietante quella della gestione delle persone migranti, che questa destra, chiaramente in difficoltà, rende ancora più feroce.

Di Fabrizio Maffioletti (Pressenza  CC BY 4.0)