Cgil: sempre meno medici e infermieri, servono programmazione e politiche per il personale. “Tra i segnali d’allarme anche l’aumento delle aggressioni, + 20% nel 2023”
«Il calo del personale medico e infermieristico è il segno tangibile di una cronica carenza di programmazione, a livello nazionale e regionale, e della mancanza di una reale volontà di investire sul rafforzamento degli organici». È quanto dichiara Orietta Olivo, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil, alla luce dei numeri resi noti dall’Arcs. «Se è vero che la riduzione riguarda esclusivamente i contratti atipici, tra il personale dipendente non si registra alcuna inversione di tendenza – osserva Olivo – e prosegue, in particolare, l’esodo di medici e infermieri, che non è legato soltanto ai pensionamenti, ma anche alle dimissioni. La pesantezza dei turni, il ricorso strutturale allo straordinario e ai richiami in servizio, il progressivo aumento dell’età media del personale, il basso livello delle retribuzioni sono fattori che denunciamo da anni, senza che l’assessore si decida ad aprire un confronto vero con i sindacati per cercare soluzioni concrete e condivise. Le dinamiche demografiche e al ridotto apporto dei corsi universitari sono un alibi soltanto parziale».
Sotto accusa anche la scelta di “aziendalizzare” il confronto sulle Rar. «Sulle risorse aggiuntive – rimarca la segretaria della Fp – l’assessore ha preferito passare la patata bollente alle singole aziende, dopo una perequazione che ha causato pesante ripercussioni sui fondi destinati al personale di Asugi, proprio l’azienda che oggi registra il deficit più pesante in termini di medici, infermieri e operatori: lavoratori che peraltro sono ancora in attesa della perequazione promessa dal presidente della Regione».
Tra i fattori che incidono sullo stress e sulla fuga del personale anche l’aumento delle aggressioni. «I casi di violenza fisica o verbale denunciati in regione nel 2023 – segnala Olivo – sono stati 588, con un aumento superiore al 20% rispetto ai 481 casi del 2022 e addirittura un raddoppio in ambito Asugi. Non crediamo che si tratti di un’escalation casuale: la crescita delle liste di attesa, la carenza di medici di base e di servizi territoriali, le stesse carenze di personale contribuiscono evidentemente ad aumentare la tensione fra gli utenti e i livelli di stress tra il personale. È un fenomeno che non va sottovalutato: le positive campagne di sensibilizzazione contro la violenza attuate anche a livello regionale devono necessariamente essere sostenute, per essere efficaci, anche da azioni concrete e mirate tese a risolvere le criticità e i nodi che stanno oggettivamente riducendo, anno dopo anno, la qualità e la capacità di risposta della nostra sanità pubblica».