“Che genere di voto. Immagini e parole dalla stampa friulana sul primo voto alle donne 1946-1948”: mostra a Udine- Palazzo Antonini
L’esposizione, nata da un progetto di ricerca del Coordinamento regionale Donne ANPI e dell’associazione SeNonOraQuando? di Udine, racconta questo passaggio storico attraverso la selezione di documenti che riportano la voce della stampa locale, delle forze femminili e di quelle politiche, e dell’opinione pubblica riguardo la chiamata alle elezioni. Li affiancano, inoltre, i risultati di un anno e mezzo di lavoro tra gli archivi di numerosi comuni friulani e pordenonesi. La mostra sarà inaugurata domani 1 giugno. Interverrà il rettore dell’Università di Udine Roberto Pinton.
Primavera 1946, l’Italia entra nella modernità, con un passo importante: per la prima volta le donne possono votare. Il loro esordio alle urne arriva con le elezioni amministrative tra marzo e aprile, e poi il 2 giugno – data di portata storica ben maggiore – con il referendum istituzionale tra monarchia e repubblica e con l’elezione dell’Assemblea Costituente. Alla chiamata elettorale la risposta delle donne è massiccia. In tutto il Paese vota l’89% delle aventi diritto, in Friuli è l’88,5%. Ma cosa ha significato il riconoscimento del suffragio universale femminile nel nostro territorio? Chi sono le friulane che entrano per la prima volta nella cabina elettorale? E le candidate nelle liste? Questi interrogativi sono i presupposti alla base della mostra “Che genere di voto. Immagini e parole dalla stampa friulana sul primo voto alle donne 1946-1948”, che presenta i risultati iniziali di un originale e articolato progetto di ricerca e studio voluto e portato avanti dal Coordinamento regionale Donne ANPI e dall’associazione SeNonOraQuando? di Udine sulla rappresentanza di genere in Friuli Venezia Giulia. L’esposizione sarà inaugurata mercoledì 1 giugno, alle ore 17.30, a palazzo Antonini, dove potrà essere visitata, con ingresso libero, fino al 30 giugno.
DETTAGLI DELLA MOSTRA
Disparità e discriminazioni nei confronti della “donna politica” sono ancora molto presenti e determinati da pregiudizi radicati e difficili da estirpare, nonostante anni di lotte per l’emancipazione femminile e numerose conquiste nell’ambito dei diritti civili. La ricerca, da cui è scaturita la mostra, invita a comprendere i tempi attuali attraverso la valorizzazione e la divulgazione della storia anche al fine di favorire il superamento delle discriminazioni di genere. L’esposizione mette in evidenza come il Friuli accoglie l’ingresso delle donne nello spazio elettorale da elettrici, candidate ed elette, osservando i vari orientamenti dell’opinione pubblica, dei partiti e delle prime organizzazioni femminili. Il focus è posto sulla stampa locale dove si cerca di individuare il tipo di comunicazione utilizzata da varie testate alla luce dell’ottica di genere. Si tratta di modelli femminili differenti a cui le potenziali elettrici vengono indirizzate per orientare il loro voto.
Tra i diversi periodici dell’epoca, nel Friuli liberato esce dalla clandestinità “La Donna Friulana”. È il primo giornale scritto da donne per le donne, chiaramente schierato a sinistra. Lo dirige Gisella De Crignis in Baracetti, originaria di Ravascletto e già staffetta partigiana. In vista delle elezioni amministrative, il foglio esorta le donne a unirsi, indipendentemente dal partito di appartenenza, e a organizzarsi in un unico movimento, per essere protagoniste della ricostruzione. Il modello cui ispirarsi è quello della donna sovietica, non perchè «sana, bella e naturale», ma per il ruolo che essa è riuscita a conquistare nelle istituzioni e nelle gerarchie politiche ed economiche. Nell’appello al voto, “Il Nuovo Friuli”, organo di informazione settimanale della Democrazia Cristiana impronta il dialogo con l’elettorato femminile proponendo un’immagine di donna responsabile e operosa, vero centro della famiglia e quindi della società per le sue doti di «serenità, armonia e buonsenso». Il periodico della Federazione provinciale del Partito Comunista “Lotta e Lavoro”, invece, punta a sfatare lo stereotipo della donna comunista «maschietta arida e amorale», anche esse sono madri affettuose, spose innamorate e fedeli.
A differenza de “La Donna Friulana”, il resto della stampa parla a una donna considerata unicamente come elettrice, non certo come candidata eleggibile e adatta a una qualsiasi carica politica, pertanto deve incarnare e corrispondere a una precisa idea di femminilità: sono modelli coniati dai partiti e fondati sulla loro diversa concezione della ricostruzione e della società che punta, nonostante le differenze ideologiche, a ristabilre ordine e moralità dopo l’esperienza della guerra.
Accanto agli articoli e alle vignette che testimoniano gli sguardi, le opinioni e gli umori sulla donna in politica, la mostra entra ancora più in concreto. Presenta, infatti, l’analisi dei risultati elettorali sulla base delle candidature femminili alle amministrative e all’Assemblea costituente nell’elaborazione numerica di Alessio Fornasin, docente dell’Università di Udine. Dalle liste presentate dai partiti nella tornata amministrativa 1946-1947, emerge in modo lampante come la politica è luogo decisionale attribuito all’autorevolezza maschile, alla donna spettano altri compiti. «In Friuli e nel Pordenonese, solo 41 su un totale di 179 comuni presentano candidature femminili. Sono soltanto 83 le candidate su 5.230 eleggibili. Ciò dimostra un enorme gap di genere della rappresentanza: l’1,6% dell’insieme dei comuni esaminati. spiega Antonella Lestani, referente del Coordinamento regionale Donne ANPI -. Le informazioni che il nostro gruppo di lavoro ha raccolto nel corso di un anno e mezzo, faticosamente a causa della pandemia, negli archivi di molti comuni avvalorano il diffuso atteggiamento di diffidenza verso le donne da parte dei colleghi dei vari partiti. In seguito, molte saranno costrette a rinunciare all’impegno in politica, per tornare a dedicarsi alla famiglia». Erano maestre, professoresse, impegnate nel volontariato e nell’assistenza, donne del fronte interno antifascista, partigiane, vedove, esuli. «Il voto delle donne è prezioso per l’affermazione di forze politiche che dopo il ’46 si contendono lo spazio politico. In tal senso serve la stampa analizzata, da cui si evince la preoccupazione di contrastare modelli emancipazionisti, affermando un paternalismo politico e di controllo del voto femminile – osserva la storica Roberta Corbellini dell’associazione SeNonOraQuando? di Udine -. La maggior parte delle candidate è stata dimenticata. Eppure hanno rappresentato un passaggio storico indispensabile alla ricostruzione. Di alcune di loro, tuttavia, adesso possiamo fornire almeno un profilo grazie alle brevi, anche se incomplete, biografie, che abbiamo ricevuto da alcune famiglie e dai comuni che stanno collaborando alla nostra ricerca».
Chi visiterà la mostra potrà scoprire, tra i nomi e i volti, Olimpia Folla, la staffetta partigiana “Licia” di Aquileia che per sfuggire ai rastrellamenti ripara a Padova, dove partecipa ai C.L.N. Dopo la liberazione torna in Friuli e fonda la sezione aquileiese dell’Unione Donne Italiane e nel 1947 è eletta nel consiglio comunale nella lista del P.C.I. Anna Cervo Soramel, che si adopera per le famiglie povere dei soldati italiani che dopo l’armistizio nel 1943 rifiutano di combattere per la Repubblica di Salò. Aderisce alla lista dei candidati del Partito d’Azione alle elezioni del 1946 a Codroipo. Spicca, inoltre, la forgarese Regina Franceschino, stimata e popolare militante della Resistenza, che è l’unico nome femminile tra i candidati delle 7 liste dei partiti per l’Assemblea Costituente, nel collegio Udine-Belluno.
IL VERNISSAGE
La mostra “Che genere di voto”, come detto, sarà inaugurata mercoledì 1 giugno. L’appuntamento è alle ore 17.30, a palazzo Antonini, in via Petracco 8. In sala “Gusmani”, interverranno il rettore dell’Università di Udine Roberto Pinton, la direttrice del Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale Linda Borean e le curatrici della mostra Antonella Lestani, del Coordinamento regionale Donne ANPI, e Roberta Corbellini, di SeNonOraQuando? Udine. Cosa ha significato poter partecipare alle prime elezioni dell’Italia liberata dal nazi-fascismo e del suffragio universale femminile sarà evocato dalle considerazioni e dai sentimenti di Maria, una delle elettrici friulane che si recò alle urne nel 1946, affidati a una lettera, che sarà letta da Federica Vincenti. L’esposizione ha ricevuto il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia ed è patrocinata dall’Università di Udine e dal Comitato Unico di Garanzia.