Chi la fa l’aspetti
La sentenza emessa dal Consiglio di Stato nei confronti della pretesa di consegnare i dati personali delle migliaia di cittadini contrari ad uno scempio ambientale e sociale non è solo uno schiaffo alla Danieli, ma soprattutto la condanna di una classe politica corrotta e corruttrice che si piega al padrone di turno. La lotta intrapresa dalle popolazioni della Bassa è stata In primo luogo una lotta di civiltà, tesa alla salvaguardia dalla Costituzione e della legalità. Ben per questo, dopo aver perso la faccia davanti alla mobilitazione popolare e alla denuncia che abbiamo presentato nelle mani di Mattarella, hanno dovuto mollare l’osso e quindi inscenare una sorta di rappresaglia intimidatoria all’insegna del boia chi molla. Una mossa per mettere al riparo, non certo gli interessi dell’impresa, quanto i complici: ovvero i responsabili della tresca, il codazzo dei loro servi, quindi un sistema trasversale di corruttele messo in crisi da un popolo intero, deciso ad affermare i propri diritti. Dopo aver dovuto calare le braghe senza permetterci di partecipare alla loro capitolazione, la Danieli si è affrettata a ordinare la consegna dei nominativi dei firmatari. Al che abbiamo diffidato la Regione
invocando le norme europee; eppure per tutta risposta, quasi a confermare di avere già provveduto in proposito, una funzionaria regionale ha subito dichiarato la legittimità della richiesta. Ciò nonostante la Regione ha dovuto opporsi alla pretesa della Danieli, e poi essere costretta a costituirsi presso il Tribunale Amministrativo Regionale: quindi a soccombere in un giro di valzer che rende tristemente famosa quella Corte nostrana. A quel punto la sentenza viene impugnata dall’avvocato Monai e approda nel tribunale superiore del Consiglio di Stato, ma questa volta si è perso per strada la Regione, che, evidentemente, si è sentita appagata dalla sconfitta presso il TAR!Ebbene, il Consiglio di Stato ha finito per decretare la sconfitta della Danieli con una sentenza memorabile che farà giurisprudenza: “la sottoscrizione di una petizione pubblica può rivelare un’opinione o, comunque, una posizione politica, per cui i relativi dati personali assumono il valore di dati sensibili ”. Più che la Danieli, che ha tutto il diritto a far valere i propri interessi, la vera sconfitta è la Regione e tutti i tengofamiglia che le tengono bordone. La vicenda non può dirsi chiusa, se non con le dovute condanne e la restituzione dei sold i sottratti al pubblico erario. FUORI I NOMI! dei politici di destra e di sinistra che hanno favorito lo spreco di milioni di euro, dei funzionari pubblici che si sono venduti, dei consulenti e dei professori universitari che li hanno avallati, dei giornalisti che si sono resi complici, dei magistrati che hanno taciuto!
Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale