Cibo o energia? La risposta è scontata: profitto di pochi senza nessun coinvolgimento delle popolazioni e in sfregio all’ambiente

Che la transizione energetica, slogan e proclami politici a parte, sia un’urgenza non rimandabile è sotto gli occhi di tutti, cambiamenti climatici, desertificazione carenza di acqua in molte zone del paese sono dita puntate contro lustri di indifferenza. Ora si è arrivati al fondo del barile e le azioni da intraprendere saranno di natura emergenziale. Al di là delle colpe evidenti di chi avrebbe dovuto pianificare e non l’ha fatto, e continuia a non farlo per davvero,  vi sono quindi alcuni quesiti ai quali rispondere, il primo è evidente: qual è il prezzo giusto da pagare? C’è infatti i rischio, se non la certezza,  che a pagare siano come al solito l’ambiente e dal punto di vista umano le classi sociali e territoriali svantaggiate. Ad esempio: davvero non vi sono alternative all’utilizzo di terreni agricoli come aree dove collocare i pannelli fotovoltaici? Davvero preferiamo dire addio ai terreni dove potremmo coltivare cibo per avere qualche megawatt in più a prezzi convenienti per gli “investitori”? Davvero la soluzione ai problemi è tamponare l’emergenza (la dipendenza energetica, nella fattispecie) compresi i velleitari programmi d trasformare in elettrico l’intero parco della mobilità? Tutte domande più che legittime e che aprono, fra l’altro, un ulteriore tema: qual è il limite che fa diventare legittimo investimento le speculazioni? Installare a terra pannelli fotovoltaici significa dire addio alla fertilità di quei suoli. Dire addio nel senso che, anche se un domani quegli impianti venissero tolti, ci vorrebbero tempi lunghissimi affinché si ripristini la sostanza organica che rende un terreno adatto all’agricoltura. Certo non è soltanto un problema di impianti fotovoltaici: il consumo di suolo è un fenomeno che non conosce soste, ma tante sfaccettature: impianti fotovoltaici a terra a parte, ogni giorno in Italia spariscono 19 ettari di suolo perché nascono nuovi edifici, nuove aree logistiche, nuovi spazi urbani. Motivo è semplice, costa meno costruire il nuovo che acquistare e ristrutturare il vecchio, così come è più conveniente avere pannelli fotovoltaici a “terra” piuttosto che sui tetti dove, soprattutto in termini di manutenzione gli impegni economici nel tempo  sono molto più elevati. Risulato è che in nome del profitto si fa spallucce al danno ambientale, che diventa danno economico peril Paese. Secondo il Rapporto Nazionale Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici 2022 dell’Ispra, il danno sfiora gli 8 miliardi all’anno. Così il rischio di una speculazione che danneggia il suolo diventa fattuale. Da qui al 2030, l’Italia avrebbe bisogno di centinaia di gigawatt da rinnovabili per rispettare gli impegni dell’Unione europea a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990. Così più si avvicina la scadenza più facile sarà per gli speculatori forzare i sistemi di controllo in nome della sempre verde emergenza. In questo è la politica ad avere le maggiori responsabilità semplicemente non facendo nulla e mettendo così territori e comunità locali davanti al fatto compiuto. Una pianificazione sarebbe fondamentale, ma dato che questa cozza con interessi dei soliti noti, alla fine si lascia fare e che a scegliere sia il mitico mercato. Così per coprirsi si  chiude la stalla a buoi scappati. Purtroppo dinnanzi ad interessi miliardari anche il meccanismo democratico si inceppa, rallenta diventa inefficace. Ieri consiglieri regionali Massimiliano Pozzo e Francesco Martines (Pd) in riferimento all’iter, in corso, di un mega impianto agrivoltaico nei Comuni di Bicinicco, Mortegliano, Castions di Strada, Pavia di Udine, Santa Maria La Longa sono intervenuti ma temiamo appunto a buoi scappati. Ricordiamo sommessamente che il 25 maggio scorso il nostro giornale aveva reso nota l’esistenza del megaprogetto, così come successivamente abbiamo raccontato e denunciato (30 luglio) che il comune di Maniago aveva dato via libera alla bozza di convenzione relativa al progetto del maxi parco fotovoltaico da 120 ettari da realizzare a Campagna di Maniago. Progetto che ha fatto sollevare l’obiezione anche di Coldiretti con il presidente  Matteo Zolin secondo cui “Privare il nostro territorio di 120 ettari di terreno irriguo, è uno è uno scandalo. Non solo -conclude il presidente- vorrei sottolineare il fatto che ancora una volta ha prevalso l’ideologia green contro il settore primario che produce cibo”. Come detto i consiglieri dem hanno alzato la voce come del resto avevavano fatto il 22 Luglio scorso relativamente ad altra struttura nascente a Carlino. Già allora avevano evidenziato che la situazione sul fotovoltaico sui terreni agricoli “è fuori controllo e che su questo vi è assoluta debolezza da parte della Regione. Servono misure forti, è impensabile che un Comune da 2.700 abitanti si possa trovare con un mega impianto da 35 ettari”.  Oggi i consiglieri Pd, come del resto sulla vicenda avevano fatto Furio Honsell di Open Sinistra FVG e Rosaria Capozzi del MoVimento 5 Stelle. I consiglieri del “misto”,  nel maggio scorso avevano evidenziato che la giunta regionale aveva approvato essere di “interesse regionale l’opera” di Bicinicco. Nella nota odierna sul tema sono, come accennato, i consiglieri Dem  che scrivono: «Difronte a progetti di giganteschi impianti agrivoltaici che cambiano radicalmente, sconvolgendoli, i territori rurali del Friuli, la Regione è completamente immobile e inerme». Sul progetto “Greenfrut”, spiegano i consiglieri, è in corso la Valutazione di impatto ambientale nazionale, il progetto prevede una potenza di 68 mwp, per una di una dimensione di oltre 130 campi da calcio. I Comuni, chiosano i consiglieri, si sono trovati con una procedura che è partita proprio durante il momento del rinnovo delle loro amministrazioni nella tornata elettorale di giugno, in queste settimane stanno dando i loro pareri amministrativi evidenziando diverse contrarietà e sollevando in parallelo, riferiscono ancora Pozzo e Martines, «le ovvie preoccupazioni per l’impatto di questa possibile opera. Si tratta di un numero impressionante di ettari di terreno che vanno a interessare tra l’altro sia zone agricole sia nei Comuni di Bicinicco e Castions zone turistiche, visto che nel 2012 la Regione ha riconosciuto valenza turistica a questi due Comuni». Solo la scorsa settimana, è passato in commissione il Piano energetico regionale dove un corposo capitolo è dedicato al fotovoltaico e alla necessità di individuare le aree idonee a seguito del recente decreto ministeriale. «Ci chiediamo che tutele ambientali e paesaggistiche hanno questi territori, se si sta tendendo conto dell’impatto sui cittadini e sulle aziende vicine (tra cui diverse di notevole valore produttivo), che controlli ci saranno sul valore agricolo del progetto e quali benefici energetici ci saranno per la popolazione» continuano i due consiglieri dem sottolineando che «per l’ennesima volta, sembra che la transizione energetica sia un’opportunità di profitto di pochi senza nessun coinvolgimento vero delle popolazioni. Auspichiamo che la Giunta regionale valuti ogni possibile spazio di propria iniziativa e che tuteli i nostri territori, i nostri paesaggi e le nostre zone agricole».

 

“A Bicinicco 137 ettari di terreno destinato al fotovoltaico e i cittadini non lo sanno”