Cold case: sulle tracce dell’acciaieria scomparsa. L’inquietante presenza di Krsko
L’intervento per la nuova acciaieria Metinvest-Danieli a Piombino sembra procedere senza troppi intoppi. In qualche modo anche da quelle parti si stanno organizzando dei comitati di opposizione rispetto ad un peso territoriale di interventi plurimi e di residui di un passato piuttosto devastante, ma sicuramente non si ripeterà la pantomima che abbiamo vissuto in riferimento all’Aussa Corno.
Da un giorno all’altro una decisione politica che sembrava scontata è stata ribaltata dalla Giunta Regionale del F-VG come “risposta dovuta” ai Comitati di lotta, alle amministrazioni locali di centro destra preoccupate di una possibile caduta dell’economia turistica, ed alle valutazioni di incompatibilità territoriale emergenti sul piano tecnico scientifico.
Il voltafaccia ha lasciato tutti di stucco ma in realtà non c’è stato alcuno strappo paventato tra potere politico e mondo imprenditoriale. Il monopolio dell’informazione ha forse cambiato padrone ma continua a descrivere il F-VG come il migliore dei mondi possibili governato saggiamente dal duo Fedriga-Riccardi, pronti di fatto a triplicare l’entusiasmante esperienza.
Tutto a posto quindi? Non c’è nulla da scavare in quella vicenda per capirne meglio il retroterra politico, o la traccia del “delitto” può suggerire il riaprirsi di vicende collegate?
Nella storia dell’acciaieria Metinvest-Danieli in Aussa Corno c’è una questione relativa alla transizione energetica che è sempre rimasta sotto traccia. Comunque la si metta, nuovi processi di lavorazione, riduzione delle emissioni, sostenibilità ambientale certificata grazie al ciclo dell’idrogeno, uno stabilimento di produzione siderurgica da circa 3-4 milioni di tonnellate/anno consuma un bel po’ di energia, che sia gas o elettricità. Per dare un ordine di grandezza in termine di equivalente energia elettrica si trattava di incrementare la disponibilità della stessa di un 50% rispetto all’attuale consumo dell’intera Regione F-VG.
Ma da dove poteva arrivare questa energia? Se nell’immediato la centrale Edison di Torviscosa ha ben ampie disponibilità di produzione, per il futuro della transizione energetica l’unica soluzione (in termini di energie rinnovabili riconosciute a livello UE) era rappresentata dalla centrale nucleare slovena di Krsko, il cui progetto di allungamento in vita e di raddoppio dell’esistente sembra una scelta decisa dal governo sloveno attuale, ma che dovrà articolarsi nel corso dei prossimi 15-20 anni. L’integrazione temporale tra Edison e Krsko mi pareva perfetta. E nelle sue carte lo stesso Benedetti non sembrava farne mistero.
Va detto che sono un po’ prevenuto rispetto alle centrali nucleari e a quella di Krsko in particolare. La visitai l’anno dopo l’incidente di Chernobil, mi spiegarono che avrebbe avuto ancora circa 20 anni di vita, e nel quinquennio successivo con verdi e ambientalisti cercammo di anticiparne il “de-commissioning” (chiusura). Fu in quel momento che capii che una centrale nucleare vicino casa, a parte i rischi di sicurezza anche militare, è come doversi occupare di un drogato che non è in grado di uscire dalla sua condizione. Quindi c’è ancora, e rischiamo di tenercela a lungo, una centrale nucleare tra i piedi, pronta a moltiplicarsi in generazioni successive.
Oggi in un clima tecnico-politico che spinge tutto il mainstream di potere a considerare il nucleare come un presente-futuro energetico indispensabile a difenderci dal cambiamento climatico, la vicenda di Krsko ha sì un consenso quasi generale a integrare i fabbisogni del nord-est italico con quella produzione, ma ho l’impressione che ci sia qualche dubbio geo politico per una dipendenza del patrio suolo dallo stato sloveno (e dal suo socio croato) confinante.
Nel quadro politico regionale di maggioranza c’è una unica voce che esprime un ragionato dissenso rispetto ad abbracciare un futuro nucleare, adducendo peraltro motivi tecnico-scientifici ineccepibili sia sulla cosiddetta quarta generazione che sulla mitica fusione. E’ l’assessore all’ambiente del F-VG Fabio Scoccimarro, esponente di FdI, che spesso si scontra con le diverse forme in cui si esprime l’ambientalismo territoriale, ma che talvolta, fortunatamente, sa anche utilizzarne le sensate motivazioni. Non sono in grado di valutare se in questa posizione pesi di più una competenza o la diffidenza per una possibile dipendenza dai discendenti di uno stato in passato “non amico”. Ma così è. E mi piacerebbe sapere se tutto sommato la decisione relativa a Metinvest-Danieli non sia stata favorita proprio da questa ritrosia geo politica.
Per caso in passato mi è capitato di collaborare, come rappresentante del Comune di Udine, proprio con Scoccimarro quando insieme, lui da assessore della Provincia di Trieste (e con altri soggetti anche trans-frontalieri) tentammo di inquadrare, attraverso un progetto europeo, le caratteristiche di un procedimento di “Valutazione Ambientale Strategica” su iniziative ed interventi di rilievo sovra-statale. Ne venne fuori un bel numero della rivista scientifica dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) ma soprattutto nella realtà si svilupparono nel tempo esperienze tra Italia e Slovenia che andrebbero ripercorse e rilette. Le cito anche per far riaffiorare memorie dimenticate: Alta velocità/Alta capacità ferroviaria del Corridoio 5, rigassificatore a terra (e in mare) a Trieste, il raddoppio della ferrovia Capodistria-Divaccia, la linea elettrica Okroglo-Udine, etc. Non mi risulta peraltro che sulla Hydrogen Valley, osannata e pluri finanziata, ci sia in corso alcun procedimento di valutazione ambientale strategica.
Sarà che la collaborazione tra Italia e Slovenia sembra oggi non avere ombre ma qualche dubbio su come abbia pesato nella scelta di rifiuto della acciaieria mi rimane. Intanto godiamoci Nuova Gorizia – Gorizia quale capitale europea della cultura 2025. Il nucleare può aspettare e confidiamo nell’assessore Scoccimarro piuttosto che nella sottosegretaria Gava. L’improbabile incontro tra “ambientalismo ideologico e il sovranismo di confine” forse ha fatto rinviare una decisione a me sgradita ma non è detto che duri.
Giorgio Cavallo