Con buona pace del Covid e della didattica restano le classi pollaio. Il caso della IV Novembre di Pordenone

Scuola, didattica e Covid. C’è il rischio concreto che lo Stato ancora una volta predichi bene e razzoli male. Infatti dopo mesi e mesi di pandemie e ondate del virus che hanno provocato dolori e lutti e disagi indicibili per le famiglie ecco che il mondo della scuola pubblica nonostante le tante belle parole rimanga la cenerentola con il concreto rischio che, così come avviene per la sanità, si voglia favorire le strutture private a discapito delle pubbliche. Così dopo aver combattuto per la ripresa in presenza e in sicurezza delle scuole di ogni ordine e grado l’idea di migliorare la scuola, a partire dalle classi pollaio da abolire resta nel libro delle buone intenzioni. Bisogna intendersi sul termine. I tetti per la formazione delle classi ad oggi sono: da 27 a 30 per le superiori, 27 sino a un massimo di 28 alle medie, 26 (27 in caso di iscritti in eccedenza) alla primaria, 26 alla materna (in caso di esuberi non si può superare i 29). Numeri a detta degli esperti decisamente incompatibili con il controllo dell’attuale pandemia e delle possibile future. Nel rapporto sull’edilizia scolastica della Fondazione Agnelli su dati 2019, viene rilevato che le classi prime alle superiori con più di 30 studenti sono l’1%, mentre la media alla primaria è di 19 alunni per classe, di 21 alle medie e di 22 alle superiori (qui si va dalla media più bassa di 19 in Sardegna alla più alta di 22,7 in Lombardia). Medie però che non tengono conto di situazioni difficili, soprattutto nelle città metropolitane ma anche in molte realtà di provincia dove i casi di sovraffollamento non sono una rarità. E comunque si è lontani dall’avere 15-20 studenti per classe, ambienti di apprendimento dove unanimemente viene considerata possibile una didattica rinnovata ed adatta alle necessità, per fare solo un esempio, con processi di digitalizzazione del Paese di cui tutti parlano spesso senza sapere di cosa parlano. La pandemia, che ha costretto al distanziamento, doveva rappresentare l’occasione di un cambiamento strutturale che va ad incidere su edilizia e organici ed anche se la scuola ora guarda alle risorse del Recovery questa rivoluzione sembra una chimera dato che non si riesce ancora a gestire in maniera minima la suddivisioni delle classi per numero di studenti e di insegnanti. Servirebbero fondi specifici per sgonfiare le classi che pare siano stati previsti solo in fantasia e non c’è stata data nessuna indicazione diversa rispetto al passato per la composizione delle classi rispetto a un’auspicabile riduzione degli alunni. Ed a proposito di fantasia sul tema è intervenuto recentemente il Ministro dell’istruzione che non ha trovato di meglio che scaricare i problemi sui suoi predecessori anche se l’ha fatto, appunto, con fantasia:   “Classi pollaio? Io non sono né Harry Potter né Albus Silente, stiamo lavorando parlando con le scuole e gli uffici scolastici regionali, ci stiamo lavorando tutti insieme perché la teoria del ‘cosa fate voi’ ha sempre deresponsabilizzato tutti. La responsabilità politica è mia e me la sto prendendo, ma siamo arrivati da 5 mesi e abbiamo ereditato 30 anni di problemi. Ma, attenzione c’è anche il problema opposto, quello delle classi vuote. Ci sono comuni dove non si riescono a formare le classi prime”. Ma ministro a parte molte sono le segnalazioni giunte anche dal Fvg di classi formate non tenendo conto della reale situazione pandemica, delle necessità didattiche e magari anche delle esigenze delle famiglie rispetto a tempo pieno e doposcuola, spesso non certo un vezzo ma una necessità. L’ufficio scolastico regionale Fvg continua a ragionare solo in termini di quadratura dei numeri, certo nell’epoca degli algoritmi è la soluzione più semplice, ma certamente la più ottusa. Prendiamo a titolo di esempio quanto sta avvenendo a Pordenone nella scuola IV novembre di Pordenone, dove addirittura si è arrivati alla raccolta di firme per cercare di evitare l’ennesima ingiustizia.
I fatti sono semplici 31 alunni iscritti al primo anno, formalmente accettati ma divenuti poi 25 + 6. Cioè anziché formare 2 classi come sempre stato alla IV Novembre, una da 15 e una da 16 si è preferita la formazione di una sola sezione da 25 bambini ed il ricollocamento degli altri 6 nelle altre scuole dell’istituto comprensivo con i conseguenti disagi alle famiglie. Secondo quanto si legge nella petizione dei genitori, in sede di presentazione della scuola le famiglie erano state rassicurate riguardo al fatto che negli anni precedenti tutti i bambini che ne avevano fatto richiesta erano stati accolti nel plesso scelto. Queste famiglie non si aspettavano quindi assolutamente di rimanere escluse e di dover scegliere in fretta un’altra soluzione per i loro figli, in un contesto nel quale anche gli altri Istituti Comprensivi della zona hanno spesso esaurito i posti disponibili. Ricordiamo che la IV Novembre è una scuola a tempo pieno e non tutte le altre scuole erogano il medesimo servizio. Inoltre chiosano sempre i genitori nella petizione: “riteniamo che una scuola su cui sono state spese ingenti somme di denaro pubblico per la ristrutturazione e che finalmente viene riaperta dopo 3 anni di lavori meriti di essere valorizzata e che sia giusto concedere un numero congruo di classi.
La responsabile dell’Ufficio Scolastico Regionale, Dottoressa Beltrame, raccontano i genitori del IV Novembre, “ha negato ripetutamente un incontro dapprima motivando la scelta con le restrizioni Covid-19 (che tuttavia non le impediscono di formare classi da 25 alunni) e poi limitandosi a risponderci con striminzite lettere in burocratese”.
Classi gonfiate anche a Porcia dove la primaria della cui frazione Palse è stata inizialmente privata di una classe prima e poi reintegrata a discapito della scuola di Porcia centro. Quanto avviene nel Pordenonese non è però situazione isolata, fonti sindacali della scuola, spiegano che che i casi sono numerosi in regione Fvg e derivano dalla scelta di utilizzare criteri meramente aritmetici per la creazione delle classi. C’è poi il ragionevole dubbio, che diventa speso certezza, che scelte come quella attuata alla IV Novembre spingano ancora di più le famiglie verso le scuole private già ampiamente foraggiate dagli enti locali (la privata di ispirazione cattolica Vendramini ha quest’anno raggiunto il record di costituzione di una terza sezione) con dimensioni delle classi decisamente più contenute. Una scelta politica rivendicata anche recentemente dalla giunta regionale che potrebbe comunque intervenire con risorse proprie e destinare somme per garantire delle classi in più. Lo potrebbe fare ad esempio utilizzando le opportunità del piano varato nel marzo scorso per il triennio 2021-23 con la dotazione di oltre 6 mln di euro per i progetti per l’arricchimento dell’offerta formativa delle scuole. Che a parte 120mila euro per il bando “Memoria e Ricordo” sull’importanza della memoria storica e 300mila euro per quello rivolto all’insegnamento delle lingue e culture delle minoranze linguistiche storiche, ha anche tra le finalità, parola dell’Assessore Alessia Rosolen: “la semplificazione dei procedimenti amministrativi, l’adeguamento degli interventi per il diritto allo studio e il potenziamento dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche, cercando di anticipare le esigenze di famiglie e scuole acuite dagli effetti del Covid che ha fatto emergere nuove criticità e punti di debolezza del nostro sistema”.

Il link alla petizione:

https://www.change.org/p/dott-ssa-daniela-beltrame-dirigente-dell-ufficio-scolastico-regionale-friuli-venezia-giulia-petizione-per-ottenere-2-classi-prime-alla-scuola-elementare-iv-novembre-di-pordenone