Confagricoltura Fvg: contro i dazi, bisogna unirsi per affrontare nuovi mercati. Reagire alle decisioni Usa
«Al presidente del Consiglio Conte chiediamo un’iniziativa per discutere la questione dei dazi Usa nel corso della riunione dei capi di Stato e di governo dell’Ue in programma a metà ottobre. All’Amministrazione statunitense va ulteriormente sottolineato che non può essere l’Italia, tra gli Stati membri, quella più penalizzata per gli aiuti pubblici al consorzio Airbus di cui non facciamo parte. E all’Ue bisogna far cambiare passo sulla difesa dei nostri prodotti agricoli». È la reazione del presidente di Confagricoltura Fvg, Philip Thurn Valsassina alla pronuncia degli organi dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) relativa all’ammontare dei dazi aggiuntivi che gli Stati Uniti sono autorizzati a imporre sulle importazioni dall’Ue, compresi i prodotti agroalimentari.
«Non può essere sempre l’agricoltura, e quella italiana in particolare, a pagare per tutti – prosegue il presidente regionale di Confagricoltura – non si possono difendere solo le produzioni industriali e manifatturiere europee a scapito dei prodotti agricoli e agroalimentari. Serve una maggiore e più convinta politica di tutela, maggiormente efficace. Nel frattempo, però, serve una reazione determinata anche da parte di tutto il mondo agricolo. Serve unità d’intenti, collaborazione e forza commerciale per studiare e aggredire nuovi mercati. Penso a quelli asiatici e al Sudafrica, a esempio – insiste Thurn Valsassina -, ricchi di opportunità che non stiamo sfruttando abbastanza con le nostre esportazioni. Dalle informazioni che abbiamo raccolto – prosegue il presidente di Confagricoltura Fvg – risulta, inoltre, che gli Stati Uniti potrebbero imporre i dazi aggiuntivi secondo il cosiddetto sistema a “carosello”. In pratica, i dazi colpirebbero a rotazione tutte le produzioni destinate al mercato statunitense, al fine di amplificare le penalizzazioni per gli operatori europei. Forse è giunto il momento di valutare pure qualche misura che penalizzi l’importazione, in Europa, dei prodotti agricoli statunitensi (soia e carne, a esempio, che sono raddoppiate nell’ultimo anno). Infine, anche un negoziato diretto dell’Ue con gli Usa, più volte sollecitato, consentirebbe di affrontare l’eterna questione del fenomeno dell’Italian Sounding. Sotto il profilo legale, l’intesa con l’amministrazione statunitense è l’unica via per contrastare realmente l’imitazione dei nostri prodotti di punta”, conclude Thurn Valsassina.