Niente archiviazione: Ancora 180 giorni per cercare di arrivare alla verità sull’omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin

Altri sei mesi di indagini, 180 giorni per cercare di arrivare ad una verità sui depistaggi e le ombre legate all’omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, avvenuto il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio, in Somalia.
Rigettando la richiesta di archiviazione dell’indagine il gip di Roma Andrea Fanelli ha disposto di acquisire atti relativi al fascicolo di indagine sulla morte del giornalista Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia nel 1988. La richiesta è stata fatto per verificare eventuali possibili collegamenti tra i due casi. Il giudice, accogliendo in buona parte le istanze presentate dalle parti offese, ha disposto una nuova tranche di indagini da completare entro 180 giorni da oggi. Si tratta della seconda volta che la richiesta di archiviazione viene respinta. In generale il giudice chiede alla Procura di approfondire una dozzina di punti che, a suo dire, meritano ulteriori verifiche. In particolare il magistrato, accogliendo in buona parte le istanze presentate dalle parti offese e in particolare quella dei familiari di Ilaria e di Fnsi, Usigrai e Odg, ha disposto che venga ascoltato il direttore dell’Aisi al fine di verificare la “persistenza del segreto” sull’identità dell’informatore di cui si fa riferimento in una nota del Sisde del 1997. Nella relazione dei servizi segreti “emergerebbe il coinvolgimento dell’imprenditore Giancarlo Marocchino nel duplice omicidio nonché in traffici di armi”. Il giudice, inoltre, ha chiesto alla Procura accertamenti in relazione al ritardo con cui è stata trasmessa, nell’aprile del 2018, da Firenze la trascrizione di una intercettazione tra due cittadini somali in cui i due parlando di quanto avvenuto a Mogadiscio affermano che Ilaria “è stata uccisa dagli italiani”. Infine il giudice ha disposto di acquisire atti relativi al fascicolo di indagine sulla morte del giornalista Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia nel 1988. Proprio su quest’ultima vicenda il gip chiede ai pm romani di verificare se esistono punti di contatto tra le due storie e spunti su cui potere imbastire nuova attività istruttoria in particolare sul traffico d’armi.
Dichiarazioni che sicuramente solleveranno un vespaio arrivano dall’avvocato Carlo Taormina, ex presidente della Commissione parlamentare d’inchiesa sull’omicidio Alpi-Hrovatin: “Ormai è diventato uno sport nazionale andare avanti e indietro con i gip che a seconda di come gli gira in quel momento decidono se respingere o no le richieste di archiviazione. Ha dichiarato all’Adn kronos. “La verità su Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, cioè che si è trattato di una rapina, non sta bene a un certo mondo comunista perché lei doveva essere la loro eroina ma così non è stato. E non lo è stato per via della magistratura che ha sempre archiviato, poi per la commissione d’inchiesta che ha messo il sigillo su questa vicenda. E questo andare avanti e indietro porta anche ad erodere la credibilità della giustizia”.
Come è noto la posizione assunta da Taormina nasce dal fatto che la commissione parlamentare accettò la sua tesi della rapina a “maggioranza”. Una mancata unanimità che l’avvocato attribuisce a motivi “biecamente” politici.