Contrapposizione con effetti deleteri tra energie rinnovabili, agricoltura, paesaggio. La Regione risolva agendo a 360 gradi
“Tra le buone intenzioni per invertire l’ autodistruzione del Pianeta e la realizzazione di uno sviluppo eco sostenibile per tutti ci sono sempre di mezzo il profitto, la speculazione sull’ambiente e sulle comunità, l’approfittare delle debolezze normative e strutturali nel sistema di governo dei territori. E questo spiega le contraddizioni della politica, e quindi le manchevolezze della legislazione, che sull’agri voltaico si incastra tra le necessità di garantire i consumi alle industrie e attività energivore, gli obblighi di sviluppo delle energie rinnovabili, il bisogno di terreni per far fronte alle esigenze alimentari della popolazione e l’imperativo di fermare il consumo e l’abuso dei suoli.
Se ne esce sia con una forte pressione politica da parte della nostra Regione in sede di Conferenza unificata per chiarire e correggere la normativa nazionale in materia, sia impostando una pianificazione territoriale e urbanistica adeguata sia infine producendo norme regionali a prova di Corte Costituzionale. Se questa Amministrazione non voglia o non sappia farlo, questa è una questione di enorme gravità.”
Lo afferma la consigliera regionale Serena Pellegrino, esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, vice presidente della IV Commissione consiliare, dopo l’audizione di enti, amministratori pubblici, associazioni, società private sul fotovoltaico e in particolare sull’ agro voltaico, cioè il metodo di installazione di pannelli fotovoltaici che dovrebbe permettere di preservare la coltivazione sul terreno sottostante e mantenergli il suo scopo di risorsa fondamentale per la produzione alimentare.
Commenta ancora Pellegrino: “C’è un’ipocrisia di fondo sull’installazione al suolo di enormi estensioni di pannelli, quella di chiamarle parchi fotovoltaici, usando un concetto che richiama di aree ricche di vegetazione ornamentale create dall’uomo per enfatizzare la bellezza naturale o aree protette per la conservazione della biodiversità e delle risorse naturali: sono invece installazioni industriali, che evidentemente sono economicamente di grande interesse per le società, spesso straniere, che fanno offerte allettanti agli agricoltori per ottenere l’affitto o le concessioni dei terreni.” “Personalmente e come vice presidente della Commissione Ambiente – precisa la consigliera – mi sono messa completamente a disposizione per affrontare i giustificati timore della devastazione ambientale e paesaggistica, per lavorare al contenimento dell’invasione di fotovoltaico nei terreni agricoli, con riferimento alle installazioni di grandi dimensioni ma con molta attenzione anche per il piccolo fotovoltaico, quello che spesso si replica agevolmente in molti siti, sfuggendo alle valutazioni e al controllo delle Amministrazioni locali e raggiungendo complessivamente nei territori comunali estensioni rilevantissime.”
Conclude la vicepresidente della Commissione Ambiente: “Quanto all’agrivoltaico, durante l’audizione sono state espresse perplessità e criticità ampiamente condivise. La questione è poliedrica, è richiesta un’azione regionale che coinvolga gli assessorati all’ Agricoltura, all’Ambiente, alle Infrastrutture e Territorio, alle Attività produttive, unico modo per agire a 360 gradi. Ci sono stati ben illustrati gli innumerevoli aspetti che la compongono, a cominciare dalla mancanza di standard comuni di riferimento fin dalla progettazione, dal sistema di compensazioni ai Comuni, dai controlli sulla gestione, in particolare quella agronomica delle aree impegnate nell’uso ibrido tra coltivazione e produzione di energia rinnovabile, inclusa la manutenzione delle necessarie aree perimetrali verdi.
Fermo restando che la caccia a nuovi ulteriori porzioni di campagna fertile deve essere dirottata ai terreni già antropizzati, alle aree industriali dismesse, ai tetti e alle pertinenze degli impianti industriali.”