Convegno “Il futuro nelle reti idriche senza cemento amianto”. La posizoine dell’sservatorio Civico contro le illegalità del Friuli V.G
L’Osservatorio Civico contro le illegalità del Friuli V.G ha emesso un comunicato in merito al Convegno su “Il futuro nelle reti idriche senza cemento amianto”, questo quanto scrive l’associazione ambientalista: “Da un convegno recentemente organizzato da IRISACQUA a Gorizia su un futuro nelle reti idriche senza cemento amianto, da CAFC, uno dei maggiori gestori regionali dei sistemi idrici, dotato di consistenti strutture tecniche ed organizzative, ci si sarebbe aspettato un piano strategico e articolato sulla entità, lo stato e l’utilizzo di tali tubazioni con modalità e tempi per la eliminazione di tale problema. Pur con la continua assicurazione della elevata qualità dell’acqua distribuita, emblematica è stata l’introduzione da parte di CAFC che ha candidamente ammesso di non avere un piano in tal senso. Secondo l”Osservatorio Civico contro le illegalità del Friuli V.G questo può sembrare poco per una azienda che si assurge a capofila delle altre aziende limitrofe per la elaborazione di un masterplan per la interconnessione dei vari sistemi idrici per i prossimi decenni. A giustificazione di tali carenze, sono state elencate una serie di cause o motivazioni che poco hanno a che fare con le tematiche del convegno. Si iniziava dallo sviluppo che l’azienda ha avuto nel tempo : fin dalla sua fondazione nel 1931, aveva acquisito comuni o enti che avevano difficoltà a
gestire un efficiente servizio di distribuzione idrica e che si sono affidati a CAFC perché risolvesse tali problemi. Veniva elencato fra le cause, il terremoto del 1976, allorquando una ricostruzione rapida ed organica delle reti idriche ha posto le basi per lo sviluppo attualmente raggiunto dall’ente.
Sembra quasi che di questa ricostruzione sia stata data un giudizio tutt’altro che positivo, quasi che la celerità dell’esecuzione delle opere fosse indice di scarsa qualità. Sono stati citati materiali inadeguati forse confondendo le reti di adduzione del sistema idrico (realizzate con materiali al tempo previsti dalla normativa e con costante controllo del servizio regionale a ciò preposto) con le reti quasi volanti, delle tendopoli e delle baraccopoli ; sono stati citati acquedotti “autocostruiti” dei quali sfuggiva il significato.
Forse mancava la memoria di quei periodi, ma ormai quasi tutti quelli che c’erano non ci sono più. Non meritava alcun commento il richiamo a qualche migliaio di metri quadri di copertura in eternit sostituiti dall’azienda nei suoi fabbricati o all’isolamento dei condotti di scarico in amianto di qualche gruppo elettrogeno. L’argomento sono le tubazioni dell’acquedotto. Pure poco strategica appariva l’elencazione delle procedure per operare sulle tubazioni in cemento amianto, introdotte da oltre 25 anni . Passando al pseudo piano di sostituzione delle tubazioni in cemento amianto, è stata elencata una serie di progetti tendenti ad eliminare tale materiale nelle reti di adduzione in alcuni comuni del medio Friuli, con “progetti già partiti”, di cui però non vi è traccia.
Non si parlava di programmi per le reti del basso Friuli realizzate quasi interamente in cemento amianto; forse sono buone ma confuse le intenzioni dei vertici aziendali. Tra l’altro sembrava che tale programma sia motivato più dalla ricerca di risparmi energetici che dalla eliminazione di un materiale che può essere nocivo per la salute dell’uomo. E’ evidente che i bilanci economici sono il motore delle spa pubbliche o private che siano. Dalla esposizione del rappresentante dell’azienda, non si deduceva quale sia stata l’attività di eliminazione di tale materiale negli ultimi quaranta
anni nei quali non ne era ammesso l’utilizzo, né quale sia stata la destinazione del materiale sostituito. Purtroppo si è assistito ad una vuota ed inutile elencazione di elementi poco pertinenti e poco realistici, che confermava il solito atteggiamento di superiorità tecnologica assunto dall’azienda nei confronti dei problemi che indubbiamente sorgono in un servizio così ampio ed importante. Forse il caso del depuratore di Lignano e di altri comuni friulani, recentemente tornato in evidenza, sono un esempio dell’approccio che l’azienda assume in generale ??”