Da F16 a F35, da B61 a B61-12

Sembra il gioco della “battaglia navale” che spesso e onestamente volentieri costituiva un’alternativa ludica alle più noiose (almeno così pensavo all’epoca) lezioni di scuola. Acqua. colpita, affondata a seconda dell’abilità e, diciamolo pure, di una certa dose di culo dei giocatori. La cosa invece è decisamente più tetra se si pensa che queste sigle rappresentano, F16 e F 35, i modelli attuali e quelli futuri dei bombardieri in grado di trasportare e di sganciare le seconde, B61 e B61-12 che invece si riferiscono agli ordigni nucleari “tattici” e presenti sul territorio italiano (in verità pare che le B61-12 arriveranno presto e a sostituire le B61), a Ghedi e Aviano. A parte l’offesa che queste bombe infliggono alla nostra Costituzione, sarebbe utile sottolineare l’orrore, lo schiaffo che i cittadini italiani devono subire dalla follia economica che l’acquisto dei bombardieri USA, gli F35, rappresenta. Il prezzo che le pubbliche tasche dovranno sborsare per comprare i nuovi aerei “stealth”, cioè a caratteristica di “invisibilità”, ancora non si conosce nella sua interezza; certo è che con quei soldi si potrebbe mettere una pezza a scelta tra gli infiniti problemi che il nostro povero Paese dovrebbe individuare come priorità. Che si tratti di sanità, di lavoro, di scuola di lotta alla povertà (la lista sarebbe ben più lunga) quei 13/15 miliardi di euri potrebbero non dico risolvere, ma sicuramente contribuire a migliorare la vita della fascia più debole della nostra società. In uno Stato in cui 5 milioni di persone (l’8/9% dell’intera popolazione, mica balle..) vivono al di sotto del limite di povertà, pensare di spendere tutti quei soldi per armamenti a me pare davvero una follia. Non parliamo poi dell’indecente ubbidienza o meglio la sottomissione alle imposizioni NATO (accordi peraltro mai sottoscritti in termini di obbligo come qualcuno sostiene) che prevederebbe l’impegno annuo di nientepopodimenoche del 2% (almeno) del nostro PIL per sostenere la nostra difesa. A quanto ci raccontano, siamo sotto potenziale attacco da parte del nemico e dunque c’è l’obbligo di rispondere al pericolo; chissenefrega se poi se uno è malato deve rivolgersi alla sanità privata (ben sovvenzionata dalle nostre stesse tasse) o se le scuole cadono a pezzi o se ci sono persone che lavorano per ricevere stipendi, appunto, da fame. Il nemico è alle porte e minaccia il glorioso terreno patrio.
Al di là di queste amare considerazioni, sarebbe necessario poi soffermarsi su un punto che mi pare tenda a sfuggire ai più; il fatto che questi ordigni nucleari vengono definiti “tattici”. Ecco, cosa significa il termine tattico in questo specifico caso? Significa in soldoni che la potenza e la caratteristica di queste bombe permette di mantenere il loro uso e il loro potenziale distruttivo all’interno di un limitato territorio o di uno specifico obiettivo. Insomma, sì facciamo sparire ogni forma di vita ma facciamolo in uno spazio che ci permette di mantenere una qualche normalità al di fuori di quel circoscritto bersaglio. In parole povere significa che se fino ad oggi si è tendenzialmente pensato che la minaccia reciproca di mettere fine alla vita nel nostro pianeta corrispondesse di fatto ad evitare l’uso di questa arma, d’ora in avanti si può tranquillamente pensare ad un uso del nucleare che si può accettare. Un po’ come si fa per la limitazione del danno con l’eroina. È possibile che in questo modo ci abitueremmo a pensare che in casi estremi si possa tornare ad un utilizzo più “classico” della bomba atomica come già sperimentato con successo (non certo per i giapponesi) dalla presunta maggiore democrazia mondiale; in giro per il pianeta non mancano certo dittatori o generaloni vari che ritengono utile l’uso del nucleare militare e non solo tattico. In almeno un caso evidente, nulla ci toglie dalla testa che altri e non noti episodi siano in effetti successi, si è arrivati proprio ad un millimetro dall’olocausto. La questione dei missili a Cuba è arcinota, ma più tempo passa e meno ce se ne ricorda.
Generalmente le armi si fabbricano perché prima o poi vengano utilizzate e altrettanto normalmente una volta realizzate hanno bisogno di essere “testate”; la guerra è un’ottima occasione, una specie di fiera in cui si mostrano e provano le mercanzie. Quale mezzo migliore se non un vero campo di battaglia?! E se un fatto è certo, beh, quello è che il nostro pianeta ne è pieno. Il motivo per cui molti di questi conflitti non raggiungano l’interesse dei media è solo perché non ci toccano direttamente, pensate che nemmeno stanno all’interno della nostra Europa!! Roba da poveracci, insomma. Il posto idoneo per vedere “l’effetto che fa” un botto nucleare prima o poi si troverà. Se non sarà l’Ucraina, pazienza, intanto la gente si sarà abituata a sentirsi dire che tutto sommato un gran male non farà e comunque sia, quello sarebbe il male minore. Senza considerare che al di là dell’assurdità di una soluzione del genere, una volta innescato un meccanismo di questo tipo, non si capisce come e perché si possa ritenere di limitarlo.
Il gioco al rialzo che si sta realizzando nella guerra in Ucraina, non solo le quantità sempre maggiori di armamenti inviati a Kyiv (ora si deve scrivere solo così, un po’ come se dovessimo sempre scrivere London o Paris invece che Londra o Parigi, ma questi sono dettagli…), ma strumenti sempre più sofisticati e moderni. Per ora non si parla ovviamente di F35, solo di F16, ma entrambi questi aerei sono in grado di trasportare i famosi missili nucleari strategici, sia i B61 che B61-12. Ciò che ci riserverà il futuro ancora non è chiaro, ma una sola cosa è certa; più che chiaro sarà ben oscuro. O forse, chissà, illuminato da un bel fungo atomico; strategico, si sappia!

Docbrino