Deturpato a Roma il murale dall’artista Laika dedicato alla pallavolista Egonu. Sbiancata l’immagine per renderla più “italica”
Guai a derubricare la deturpazione del murale dall’artista Laika dedicato alla pallavolista Egonu (immagine sbiancata con vernice rosa) ad una ragazzata o all’azione di qualche esaltato, guai, perché una cosa, questi brutti tempi che viviamo, la stanno dicendo forte è chiara. Il razzismo, quel mefistofelico frutto dell’ideologia suprematista che si è sposata principalmente (ma non solo) con nazismo e fascismo, è tutt’altro che archiviato dalla storia, anzi, il seme dell’odio sembra aver ripreso vigore tanto che ormai si può parlare di cronaca di ordinario razzismo. Eppure le reazioni , intese come azioni e non come balbettio mediatico, scarseggiano. Purtroppo sembra ci si sia dimenticato quanto diceva Sandro Pertini (partigiano, socialista, giornalista, settimo Presidente della Repubblica Italiana): “con i fascisti non si discute. Con ogni mezzo li si combatte. Il fascismo non è fede politica, come per la resistenza li ho combattuti e li combatterò sempre… Con loro non puoi porti il problema se quello che faccio è legale o illegale. Il fascismo non ha dignità d’esistere.” “Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica. Sembra assurdo quello che dico, ma è così: il fascismo a mio avviso è l’antitesi delle fedi politiche, il fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche. Non si può parlare di fede politica parlando del fascismo, perché il fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano come lui.” Ebbene in questi tempi bui dove sembriamo scivolare, si sta affacciando non solo l’ostentazione di simboli ed atteggiamenti nostalgici, ma anche vere e proprie azioni violente che la sinistra non dovrebbe più tollerare agendo di conseguenza. Non parliamo di violenza, ovviamente, ma di reazione democratica, uscire dall’intopedimento e scendere in piazza a contrastare senza porsi troppo, come raccomandava Pertini, il problema se quello che faccio è legale o illegale, perché fascisti, razzisti e loro accoliti vanno espulsi, perché la loro ideologia non ha dignità di esistere. Gli episodi razzisti, xenofobi e di violenza contro gay e trans non solo campanelli d’allarme, ma fatti la cui frequenza e la sottocultura violenta che rappresentano, sono plastica dimostrazione dell’infondatezza della tesi che tenta di liquidare i fenomeni come “casi isolati”. Episodi la cui frequenza e gravità sono ormai un insopportabile brusio di sottofondo sociale anche quando per la loro “minore” gravità, non riescono ad acquisire visibilità sui media. Il problema è che in una società, che sempre di più si polarizza, vi sono soggetti che dovrebbero essere automaticamente cacciati nella fogna ed invece diventano oggetto di discorso pubblico. Comprovati razzisti ed anacronistici nostalgici del ventennio, per quanto dicono e per le azioni e i simboli che promuovono, trovano invece ampia cittadinanza ed eco mediatico. In realtà quindi il razzismo in Italia esiste e non è più legato a singoli clamorosi episodi, é quotidiano e diffuso da tempo in tutte le aree del paese. E’ sufficiente entrare in un bar o in un osteria e drizzare le orecchie, per non parlare poi dei social o di certi blog dove malafede e cattiveria si fondono con ignoranza e demenza ma che non si possono più rubricare come casi umani. Quello che è grave e che dovrebbe allarmarci, finisce invece per diventare fattore di normalità, data l’estrema facilità con la quale ci si tende ad abituarsi alla loro presenza, senza reazione e di fatto accettandolo come un fatto sociale ordinario quasi fosse l’influenza stagionale. Ovviamente l’indifferenza non contribuisce certo a frenare questa deriva, quel processo di legittimazione culturale, politica e sociale del razzismo di cui attori pubblici, in particolare istituzionali, sono i principali protagonisti e sul quale hanno basato le loro fortune politiche, facendo leva sulla paura del diverso e utilizzando ogni sorta di fake, quella ad esempio che amplifica le percezioni di insicurezza. Chiaro che i governanti attuali del governo sempre più di destra, giocano proprio su questo, per acquisire consensi vanno proprio a riattivare queste paure recondite. Sembrano emuli del mitico Brancaleone da Norcia quando evocava, temendolo “lo nero periglio che vien dallo mare” dimenticando che oggi non è più epoca di Crociate anche se qualche islamofobico lo vorrebbe ancora. Ogni arma di distrazione di massa è lecita piuttosto di parlare di sviluppo, progetti per il futuro, programmi reali di governo per risolvere problemi dei cittadini, dalla sanità, ai cambiamenti climatici, passando per il lavoro o per la cura del territorio, tutte questioni dove l’impreparazione e la mancanza di idee la fanno da padrone. Si ripetono invece le stesse cose risvegliando paure più antiche, più profonde e riportando tutto alla logica securitaria. Non c’è nulla di casuale, è tutto studiato, si solleticano i “giusti” tasti emotivi, si toccano sempre i medesimi argomenti, quelli che vanno a ridestare angosce remote, paure che le persone provano da sempre. Così il popolo si sente realmente in pericolo, minacciato, vulnerabile, indifeso, e allora crede, si fida e si affida a personaggi controversi, anzi veri e propri soggetti pericolosi che non si fanno nessuno scrupolo a richiamare i periodi più bui della nostra storia nazionale ed europea, cercando pateticamente di riscrivere la realtà già storicamente comprovata o magari ad ignorarla, come ieri, nell’anniversario dell’Eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Ed invece si fa buon gioco, nell’epoca mediaticamente frammentata di oggi con il web croce e delizia, ad amplificare, alimentare e consolidare la paura di essere in pericolo o in condizioni precarie, con tutto il corollario di ansia, panico, incertezza, insicurezza, rassegnazione, rabbia e odio che diventano ossessioni condite dalla paura di non essere nessuno e sprofondando nel senso di inferiorità. Da qui la perdita di autostima e conseguente rabbia eccessiva e ingiustificata, condita da invidia, odio e disprezzo. Così hanno gioco facile quelli che indicano il nemico nel diverso. Ma non solo immigrati già presenti o migranti futuri, ma anche nei vaccinisti, nei comunisti (tacendo che in Italia il comunismo come regime non c’è mai stato mentre il fascismo sì), negli omosessuali, nei buonisti e perfino negli intellettuali. Sono tutti costoro la causa additata del malcontento da parte di patetici capipopolo senza scrupoli. Molti sono il nulla impastato col niente ma che galleggiano grazie anche ad una eccessiva e immotivata correttezza politica da parte dell’opposizione. Non a caso i seguaci dei nostri attuali governanti, come del resto essi stessi, non accettano il confronto, non tollerano la critica, non accettano argomentazioni, rispondono con frasi fatte e illogiche o alzano il livello della voce quando non hanno argomenti trovando spesso la complicità di conduttori che pensano più all’audience che ai contenuti o alla veridicità di quanto viene raccontato. Del resto influenzare negativamente con mezzi mediatici la popolazione è già accaduto nella storia, oggi sembra drammaticamente ripetersi ad un secolo di distanza e nella logica di una cosiddetta identità culturale nazionale. In passato nel mirino vi erano principalmente gli Ebrei oggi le attenzioni speciali stigmatizzanti, di una parte del mondo della politica e dei media, è indirizzata ai migranti, agli stranieri, visti come minacciosi, soggetti estranei sempre e comunque pericolosi e quindi da odiare, distruggere, annientare, ridicolizzare anche se magari sono giovanissimi. Bisogna terrorizzarli prima che ti spaventino loro, così anche se (a malavoglia) non li si può lasciare annegare in mare (parrebbe brutto nei confronti dell’Europa) si possono vessare con giorni di inutile navigazione verso “porti sicuri” sempre più lontani, o agitare lo spauracchio della detenzione in terra d’Albania. Anche tanti media, purtroppo, sono complici di tutto questo, alla ricerca del clamore hanno dato spazio, voce e brodo primordiale alle peggiori pulsioni portate avanti da personaggi che meriterebbero di essere murati dall’indifferenza. Ovviamente la legittimazione di ogni posizione alimenta e continua ad alimentare quei sentimenti diffusi di intolleranza e di ostilità che costituiscono l’humus favorevole per la proliferazione di atti e violenze razziste. Incredibilmente invece viene vista come debole ogni politica di rilancio dell’inclusione sociale, una, anche se non la sola, delle scelte necessarie da intraprendere per combattere le molteplici forme del razzismo contemporaneo. Servirebbe spingersi oltre nell’analisi e capire come i tempi di oggi, polarizzati in una sorta di sistema binario da linguaggio informatico o se preferite in una sorta di Off-On, con la loro vacuità, sono orientati impetuosamente solo all’immagine, al potere, al possedere, all’apparire. Non si deve essere mai inferiori a nessuno, lo si vede nei social dove i commenti non sono basati su conoscenza o razionalità ma solo sulla voglia di prevaricare il presunto avversario. Si ha in sostanza la rabbiosa pretesa di ottenere successo e soprattutto soldi, senza impegnarsi o non avendo capacità o talenti alcuni. E’ una corsa verso il nulla nel tentativo di riempire vuoti identitari confidando magari nella “mitica” futura intelligenza artificiale.
Fabio Folisi