Dismissione impianti onda media e scarsa qualità segnali radiotelevisivi, la denuncia della Cgil
Con un comunicato stampa la SLC CGIL FVG interviene in relazione al prossimo spegnimento dell’onda media del segnale di Radio Trieste A e dell’impianto di Campalto (VE), che trasmette l’Ora della Venezia Giulia. Lo spegnimento, si legge nella nota, avverrà a cavallo della scadenza delle Convenzioni annuali tra RAI-Radiotelevisione italiana e la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il venir meno di un ponte invisibile tra le genti dell’Alto Adriatico. “Abbiamo avuto notizia riguardo l’ormai prossimo spegnimento dell’onda media del segnale di Radio Trieste A e dell’impianto di Campalto (VE), che trasmette l’Ora della Venezia Giulia e che avverrà a cavallo della scadenza delle Convenzioni annuali tra RAI-Radiotelevisione italiana e la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’informazione e l’editoria, determinanti le specifiche programmazioni in italiano, sloveno e friulano. Considerati gli obblighi di legge che la Rai – Radiotelevisione italiana è tenuta ad osservare per garantire massima copertura del segnale sul territorio al fine di raggiungere l’intera popolazione con tutte le nuove tecnologie disponibili come citato nell’ art. 15 del Contratto Nazionale di Servizio 2018-2022, una nostra ulteriore ed attenta analisi nell’ultimo periodo ha riscontrato che anche i segnali radiofonici in modulazione di frequenza (FM) sul territorio regionale (nello specifico nel Goriziano) sono sempre disturbati e subiscono interruzioni ormai con regolarità. Inoltre dalla risintonizzazione dei canali del Digitale Terrestre (DTT) nella scorsa primavera i programmi radiofonici RAI non sono più presenti a differenza delle emittenti private nazionali. Considerato lo spegnimento dell’ impianto di onde medie di Trieste Monte Radio, che trasmette i segnali di Radio Trieste A (891 kHz) e Venezia Campalto che trasmette il segnale di Radio 1 (936 kHz) verso il Nord Est e l’Istria con l’Ora della della Venezia Giulia dedicata agli Italiani all’estero si riscontra che la scelta è unilaterale da parte di Rai – Radiotelevisione italiana, concessionaria del servizio pubblico, che disattenderebbe così agli obblighi indicati negli artt. 2 e 12 della legge n. 308 del 14 aprile 1956 non ancora abrogata e nei quali la “si impegna di mantenere in piena efficienza”. La realizzazione degli impianti dell’onda media ha significato per poco meno di un secolo un ponte invisibile tra le genti dell’Alto Adriatico con lo scopo di unirle ed ampliare lo spazio culturale divenendo nei decenni anche la voce dell’Italia all’estero. Nel contempo ha garantito una copertura completa del segnale radiofonico sul territorio regionale. Inoltre il segnale televisivo sul canale 810 (RAI 3 BIS) a seguito alla risintonizzazione del Digitale Terrestre (DTT) della primavera scorsa risulta fortemente ridotto in termini di qualità video e audio a differenza dei principali canali nazionali RAI, mentre lo streaming radio – fruibile sulle piattaforme web delle strutture di programmazione italiana e slovena – risulta da tempo ormai deficitario interrompendo il proprio flusso per alcuni istanti ad ogni minuto. Pertanto facciamo appello affinché si mantengano in funzione gli impianti di onda media, come previsto dagli obblighi di legge e si richieda presso la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi un controllo dettagliato della mappatura di qualità del segnale radiofonico in modulazione di frequenza (FM), del segnale televisivo dei programmi su RAI 3 BIS (canale 810), che ad oggi risulta ridotto dal basso bitrate dedicato non ottemperando così agli obblighi indicati nell’articolo 5 delle rispettive Convenzioni per la trasmissione di programmi radiofonici e televisivi in italiano, sloveno e friulano nella Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ed infine dello streaming radio incentivandone il miglioramento. I parametri qualitativi e distributivi dei segnali radiotelevisivi sul territorio regionale – garantiti per legge – restano imprescindibili e la chiusura degli impianti, atti a coprire con il proprio segnale anche il territorio al di fuori dei confini del nostro Paese, riduce ulteriormente il dialogo interculturale in questo specifico e delicato momento politico nel panorama europeo.”