Doing Export Report 2024 di Sace: l’export riprende a crescere

L’export di beni italiani nel 2024 è atteso a una ripresa del 3,7% per consolidarsi nel prossimo anno al +4,5%. Lo evidenzia il Doing Export Report di SACE, la guida pratica dedicata alle imprese per evolversi, presidiare e intercettare le opportunità per l’export in un contesto internazionale complesso, ma relativamente positivo. Si tratta di una buona notizia per l’economia nazionale determinata  grazie all’approccio sempre più flessibile e dinamico da parte delle imprese italiane, che anticipa i cambiamenti, innova e cerca costantemente nuove soluzioni; in sintesi, un approccio SPARKLING, ovvero: Smart, Proactive, Agile, Revolutionary, Kinetic, Leader, Innovative, New e Green. In questo il grande assente è la politica governativa che cercherà di mettere il cappello sul dato positivo secondo l’ignobile costume che i dati negativi sono causa di altri, magari di quelli che c’erano prima, mentere la paternità dei dati positivi viene subito rivendicata. In realtà  la buona performance delle vendite oltre confine passa anche attraverso l’innovazione tecnologica, trasversale a tutti i settori: dall’agricoltura ai macchinari, le maggiori occasioni di business arriveranno dall’evoluzione da settori tradizionali a industrie del futuro. Un traino di crescita arriverà dai piani di sviluppo in materia di transizione green e digitale, che stimoleranno soprattutto la domanda di beni d’investimento. In particolare, l’Italia è tra i leader dell’export di tecnologie low-carbon (LCT). L’export di beni LCT ha raggiunto un valore di 35 miliardi di euro lo scorso anno ed è previsto in crescita a doppia cifra nei prossimi anni (+11,1% quest’anno e +13,7% il prossimo).
L’adozione di nuove tecnologie sta spingendo l’evoluzione anche dei beni di consumo: dal settore della moda al legno-arredo che impiegano prodotti e processi innovativi, come per esempio la stampa 3D. Per i beni intermedi i segnali positivi arriveranno quest’anno da comparti come cosmetica e farmaceutica, mentre dal 2025 contribuirà la ripresa della chimica in senso stretto. L’agroalimentare si conferma uno dei settori di punta per le vendite estere del Made in Italy, ancora una volta grazie all’evoluzione digitale e sostenibile: sensori, dispositivi di irrigazione intelligente, piattaforme di monitoraggio e gestione delle colture sono solo esempi di come le imprese italiane stanno affrontando le sfide del futuro. Infatti, le imprese che nel tempo hanno investito in tecnologie digitali e adottato processi produttivi digitalizzati – e continuano ancora oggi a farlo – godono di vantaggi di produttività misurabili e durevoli.
Inoltre, le imprese che hanno investito sia nelle tecnologie digitali sia nella formazione prevedono per il prossimo anno aumenti di produzione in maniera più diffusa rispetto a quelle che pur adottando il 4.0 non hanno puntato sulla formazione (36% vs 29%). In particolare, le imprese che usano strumenti di intelligenza artificiale hanno una maggiore probabilità di quasi il 10% di registrare un aumento dell’export nei prossimi anni, probabilità che raddoppia nel caso delle imprese di piccole dimensioni.
Le previsioni SACE confermano la buona performance delle esportazioni italiane nei mercati più dinamici, soprattutto in Asia e Medio Oriente. Alcuni Paesi risultano particolarmente promettenti per il Made in Italy in virtù del loro alto potenziale in termini di crescita e sviluppo tanto da essere qualificati da SACE come Paesi GATE, porta per il futuro dell’export italiano. Si tratta di 14 Paesi verso cui lo scorso anno si sono diretti circa 80 miliardi di euro di beni, che cresceranno del 5,4% quest’anno e del 7% il prossimo: dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti a Singapore, passando per India, Vietnam e Cina; oltreoceano in Brasile, Colombia e Messico, per ritornare verso il Vecchio Continente con Serbia e Turchia e scendere in Marocco, Egitto e Sud Africa. (Fonte Aise)