Domani convegno di Legambiente ad Enemonzo: Facciamo il punto sul tagliamento! E’ la Montagna – e non Latisana – ad aver subito i maggiori danni

“Se qualcuno, a maggior ragione se a farlo fosse un’importante autorità istituzionale, riferendosi al Terremoto del Friuli del 1976 lo chiamasse, in modo riduttivo, Terremoto di Osoppo o Terremoto di Maiano, non esiteremmo a balzare sulla sedia e a correggerlo immediatamente”. Sceglie questo efficace paragone Marco Lepre, presidente del circolo Legambiente della Carnia, per presentare i presupposti del Convegno sul Tagliamento, in programma ad Enemonzo il prossimo sabato 4 gennaio.
“In effetti” – spiega – “c’è un grosso equivoco, non si capisce se voluto (da coloro che cercano di giustificare la costruzione di un grande sbarramento che riduca per la bassa pianura il rischio di esondazioni del Tagliamento), o frutto semplicemente di ignoranza e superficialità: ogni volta che si ricorda l’alluvione del 1966 in Friuli, si parla solo di Latisana e dei suoi morti. Lo scorso 4 novembre, ricorrenza dell’evento, nell’aula del Consiglio Regionale riunita per l’Audizione della Commissione Ambiente, si è osservato un minuto di silenzio per le vittime di Latisana! Ora, con tutto il rispetto per i morti e per chi teme di vedere allagati i piani bassi della propria casa, dal 1966 in qua Latisana e Lignano hanno dovuto fare i conti solo con la paura, ma dagli argini del fiume non è traboccata una sola goccia e men che meno ci sono state perdite umane. E’ bene sottolineare poi che, dei diciotto morti registrati nel novembre del 1966 nella nostra regione, nessuno abitava a Latisana. Le vittime recuperate in quella località furono infatti quattro veronesi, di origine isontina, il cui veicolo fu travolto a Latisanotta perché si trovarono sfortunatamente a transitare al culmine della piena. Ben diversa era la situazione della montagna: basterà ricordare i paesi della Carnia isolati per giorni, le frane e i ponti distrutti, le segherie spazzate vie dalla furia delle acque e la decina di morti, a cominciare dal Sindaco di Forni Avoltri, Riccardo Romanin, inghiottito da una voragine apertasi sul ponte del Degano, mentre con la sua auto si recava assieme al tecnico comunale e a due operai a prestare i primi soccorsi alla popolazione. Il discorso è valido anche per gli eventi successivi: la montagna ha sempre pagato di più, basti citare i quattro morti di Paularo del 1983 o i due di Ugovizza del 2003.”
“Oggi – prosegue Lepre – di questo non si parla. Come abbiamo ascoltato all’Audizione di Trieste dalla Giunta Regionale, dalla Vice-ministra all’Ambiente e dalla Segretaria dell’Autorità di Bacino, l’obiettivo sembra essere uno solo: realizzare, finalmente, quella grande opera che dovrebbe difendere Latisana e alcuni insediamenti turistici di Lignano dal rischio di esondazioni. Quali vantaggi e quale sicurezza ne deriverebbero per i territori posti a monte della “traversa” prevista a Dignano? Nessuno, come è fin troppo facile immaginare. Eppure, fin da piccoli ci hanno insegnato, grazie all’esperienza e alla saggezza dei nostri vecchi, che la pianura si salva innanzitutto in montagna, con la cura e la manutenzione del territorio. Lo avevano capito subito i Sindaci della Carnia, che, riuniti a Tolmezzo il 10 novembre 1966, a nemmeno una settimana dall’alluvione, individuavano le cause del disastro nell’irrazionale ed eccessivo disboscamento effettuato durante il secondo conflitto mondiale, nell’abbandono delle attività agricole nelle aree più marginali e nell’indiscriminato sfruttamento idroelettrico. La montagna, cioè, pagava il prezzo dell’abbandono e delle sue condizioni di sottosviluppo.
Queste considerazioni hanno portato gli organizzatori del Convegno di sabato ad Enemonzo (oltre al circolo di Legambiente ci sono il Comitato Popolare per la Tutela delle Acque del Bacino Montano del Tagliamento, il Comitato Gian Francesco da Tolmezzo di Socchieve ed altre associazioni) a sottolineare la necessità di tutelare, dalla sorgente fino alla foce, le caratteristiche naturali del Tagliamento, definito dagli studiosi di tutta Europa il “Re dei fiumi alpini”, ma penalizzato nel suo tratto superiore da indiscriminati prelievi a scopo idroelettrico ed irriguo e di considerarlo come uno ed indivisibile, quando si tratta di pianificare, con equilibrio e saggezza, gli interventi lungo tutto il suo corso. In montagna questo significa ripristinare quell’utilizzo plurimo e diversificato che, come non si stanca di ripetere Franceschino Barazzutti, costituiva la base della nostra consolidata cultura dell’acqua e l’essenza stessa della civiltà alpina.
“Facciamo il punto sul Tagliamento” – il Convegno al quale hanno già assicurato il Patrocinio i Comuni di Ampezzo, Enemonzo, Socchieve, Tolmezzo e Verzegnis – sarà dunque un’occasione per ascoltare esperti e studiosi di vari ambiti, uniti dall’impegno e dalla passione che hanno dedicato alla conoscenza del nostro principale fiume e per rendersi conto del progetto di “Traversa” previsto a Dignano, sul quale si stanno confrontando con visioni contrapposte i Comuni della Bassa Friulana e quelli del Medio Friuli.

Circolo Legambiente della Carnia-Val Canale-Canal del Ferro