Due Stati in teoria e in pratica
A quanto pare è tornata d moda la presunta soluzione dei due popoli e due Stati. Ovviamente stiamo parlando di come si possa trovare una via di uscita di fronte al massacro che ormai da tre mesi e mezzo va in scena in Palestina. Dato per assodato che quanto successo il 7 di Ottobre scorso sia stato un orrendo bagno di sangue che di sicuro ha dato la stura alla vendetta di Israele che sembra, anzi secondo le dichiarazioni del governo di Tel Aviv deve continuare all’infinito, non avere limiti, il mondo ora cerca con una certa sonnolenza di trovare un modo per fermare quella mattanza. Certo, bisogna tenere conto che secondo l’opinione comune Israele ha diritto alla difesa. I palestinesi invece non sembrano rientrare nella categoria degli aventi diritti. Al di là di quanto detto, di torti e ragioni, di attacchi e vendette, del sangue versato e della sua entità, a me verrebbe spontanea anche una domanda: se Hamas non avesse compiuto quell’azione, staremmo qui a parlare della Palestina? Considerando quanto stava succedendo nel mondo Mediorientale, il riavvicinamento degli Emirati del Golfo e del mondo arabo in genere ad Israele, i palestinesi probabilmente sarebbero spariti completamente dagli schermi dell’attenzione e degli interessi della diplomazia mondiale. Venticinquemila morti (probabilmente altri settemila ancora sotto le macerie), la distruzione metodica di abitazioni, ospedali, scuole, infrastrutture dell’intera Striscia di Gaza (senza dimenticarci della Cisgiordania) sono un prezzo eccessivo, ma lo devono decidere i palestinesi, non noi. Naturalmente è naturale e giusto definire l’uccisione di 1139 persone, la cui maggioranza erano civili, un’azione assolutamente ignobile. Sul fatto poi delle modalità con cui quel macello venne effettuato, un minimo di cautela sarebbe necessaria. La presunta decapitazione e sventramento di bambini, la violenza metodica sulle donne sono atti che andrebbero verificati con maggiore cura, magari tenendo conto che alcuni stessi famigliari delle vittime hanno smentito quanto diffuso dalla stampa, dai militari e dalla cosiddetta “protezione civile paramedica” Zaka, legata e rappresentante dell’ultra ortodossia ebraica, insomma i coloni. Inoltre andrebbe fatta chiarezza su chi ha sparato sui ragazzi del rave party. I pezzi del NYT o del Guardian, si sono basati sul racconto dei soggetti di cui sopra, ma di evidenze non ne hanno portate. I corpi delle vittime sono stati sotterrati rapidamente nel rispetto della tradizione ebraica e su quei resti non è stato possibile effettuare le analisi. Dopo di che, provare simpatia per un soggetto radicale come Hamas è tutt’altra cosa; certo è che agli abitanti di Gaza non è che fosse rimasto molto altro da scegliere. Giusto per non incorrere in facili incomprensioni, non credo che l’obiettivo di Hamas fosse quello di attirare l’attenzione del mondo sulla questione palestinese non fosse altro che organizzare un attacco del genere richiede anni di preparazione. Quale fosse/sia il vero obiettivo, francamente credo sia ancora difficile avere certezze.
Detto questo, vediamo di capire cosa significa parlare di Due Stati per Due Popoli; perché, detta così, significa tutto e nulla; anzi più nulla che tutto. Non si può discutere di questa soluzione senza considerare la situazione in cui la Palestina si trova dalla nascita dello Stato di Israele. Gaza è strapiena, è il caso di dirlo vista la concentrazione di persone in quel ristretto budello di terra, di profughi e figli e nipoti dei profughi che nel 1948 sono stai cacciati dalle loro case per fare spazio agli ebrei che avevano certo diritto a trovarsi un luogo dove ripararsi in seguito della Shoa, ma non quello di far scappare a forza di cannonate e violenze chi in quello spazio viveva da secoli. La West Bank, ugualmente, era l’altra area in cui i palestinesi potevano, usare il passato è d’obbligo, vivere nel 22% in tutto del loro territorio, ma in relativa pace. Dal 1967 e nonostante tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dele Nazioni Unite, la loro vita è cambiata. Le colonie si sono moltiplicate nonostante fossero e sono del tutto illegali; i “settlers” da alcune centinaia sono ora diventati quasi 800.000, le terre dei palestinesi sono state loro sottratte tanto quanto le risorse idriche. Un muro altrettanto illegale è stato eretto per separare ebrei e palestinesi e per impedire ai contadini arabi di poter accedere alle loro proprietà e dunque ai coloni di accaparrarsene. Ogni cosa che entra in Palestina deve passare attraverso il severo vaglio delle autorità israeliane, le principali strade sono ad uso esclusivo dei coloni. Le case dei palestinesi vengono abbattute per fare spazio a quelle degli ebrei. Le finanze derivanti dalle tasse doganali palestinesi, secondo l’interpretazione di Tel Aviv del Protocollo di Parigi, sono gestite da Israele che decide come e quando distribuirle e trattenendosi una percentuale e strangolando in questo modo la già debole economia palestinese.
Allora, di quali due Stati stiamo parlando? Di quelli di cui straparla una parte dell’Unione Europea senza neppure sapere cosa stia dicendo? Di quelli che si immagina nell’ultima sua uscita il presidente USA Biden e cioè di una Palestina che lui ha deciso debba essere demilitarizzata? E perché mai dovrebbe esserlo quando Israele ha uno degli eserciti più armati e potenti del pianeta? E dei coloni e delle colonie che ne facciamo? Li ricacciamo da dove sono arrivati? E come? Oppure pensiamo che tutto sommato una bella Nakba risolverebbe una volta per tutte la questione palestinese cacciando tutti da Gaza e Cisgiordania magari tenendosi la manodopera che serve ad Israele per mandare avanti le sue attività meno remunerative? Come diceva in una recente intervista Gideon Levy, colonnista di Haaretz e scrittore, l’ipotesi di due Stati semplicemente non esiste. Al massimo, ma anche qui ci vuole un discreto ottimismo ad immaginarlo, l’unica soluzione possibile sarebbe che gli israeliani decidessero di liberarsi di questo loro governo insano, obbligassero i coloni e i loro rappresentanti a più miti consigli e capissero che l’unica possibilità di portare pace e serenità da quelle parti è condividere lo stesso Stato con gli stessi diritti per tutti i suoi abitanti. Ma dirlo ora appare veramente fantascienza.
Per il momento basterebbe fermare il massacro che ogni giorno si porta via circa 200 vite, principalmente donne e bambini, e fa tabula rasa di tutto ciò che è rimasto in piedi di Gaza. Magari a dare una sistemazione decente a quasi due milioni di persone rimaste senza niente e che vivono in una situazione inaccettabile, senza acqua, cibo, medicine, elettricità e riscaldamento e, anche se ai più può apparire come un lusso, possibilità di comunicare, nel sud della Striscia. Ma anche questo obiettivo appare estraneo a chi potrebbe e dovrebbe intervenire per riuscirci. Una prece.
Docobrino