E’ ufficiale la mega acciaieria a San Giorgio di Nogaro non si farà. Nonostante l’imbarazzante silenzio dell’informazione sulla realtà, la battaglia è vinta
Chi si loda si sbroda. Ma questa volta non possiamo esimerci, come giornale, dal prenderci una parte del merito. La mega acciaieria a San Giorgio di Nogaro non si farà. E almeno una parte del merito di aver bloccato quel potenziale mostro che avrebbe snaturato uno degli ecosistemi più delicati del Friuli, è anche nostro. Solitari abbiamo rotto quel velo di silenzio imposto sulla vicenda, costringendo la politica e non solo quella che esprime la maggioranza della giunta Fedriga, ad uscire allo scoperto. Tutti pavidi dinnanzi all’ipotesi di scontentare il “padrone delle ferriere” ma alla fine ha pesato l’opinione della gente informata e raccolta anche dai Comuni che hanno, almeno in questa occasione, ritrovato coesione con la realtà sociale. Determinante è stato l’autogol effettuato dai “proponenti” attraverso quell’articolo 13 del Decreto legge governativo 104/2023 (disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie) come abito disegnato su misura per bypassare ogni opposizione al progetto miliardario. FriuliSera in maniera giornalisticamente solitaria aveva evidenziato rompendo quella cappa di omertà che si voleva attuare per mettere il Friuli dinnanzi al fatto compiuto. Così oggi il comunicato dell’assessore regionale alle Attività produttive e Turismo, Sergio Emidio Bini, inizialmente grande sponsor dell’iniziativa Metinvest-Danieli è stato costretto dai fatti ad affermarlo ufficialmente dopo un lungo silenzio nel quale si era chiuso assieme al presidente Fedriga. Una nota scritta da penna che deve aver pesato come un macigno: “In seguito agli approfondimenti svolti e vista anche la complessità della manifestazione d’interesse pervenuta, è emerso come nell’area industriale Aussa Corno sia opportuno prediligere altre tipologie di investimento, in un’ottica di maggiore compatibilità con il territorio interessato, anche tenuto conto delle osservazioni e valutazioni manifestate dai Comuni dell’area”. “Resta comunque ferma – ha specificato l’assessore Bini – la volontà di investire sull’infrastrutturazione dell’area Aussa Corno e del suo porto al fine di agevolare e rafforzare le aziende esistenti e di attrarre nuovi investimenti che, come già ribadito, dovranno essere compatibili con le specifiche del territorio”. Insomma una dichiarazione chiara che mette una pietra tombale su un progetto sbagliato per la localizzazione del sito scelto e nonostante il grande sforzo profuso da uno dei poteri forti di questa regione. Avrebbero potuto agire in trasparenza anziché cercare di aggirare con lusinghe e menzogne quella che era una realtà ambientale palese. Ovviamente ora saranno in tanti ad intestarsi la vittoria, e poco importa, resta il fatto che senza una informazione libera da condizionamenti il rischio che l’ennesima drammatica bruttura e violenza all’ambiente venisse perpetrata, era certezza. Si voleva fare passare nel silenzio l’estremo sacrificio della natura sull’altare del denaro. Siamo certi che la nostra scelta, nonostante segnali pesanti ci arrivassero da più parti, era la scelta giusta, magari sarà il canto del cigno perché siamo altrettanto certi che saremo in futuro oggetto di “attenzioni” particolari, ma almeno per ora e ancora una volta, un piccolo Davide ha prevalso sul Golia plurimiliardario.
Fabio Folisi