Elezioni politiche: a rompere gli indugi il commento preoccupato del presidente di Confindustria FVG Gianpietro Benedetti
“È positivo che il risultato delle elezioni garantisca al Paese un governo stabile. Auspichiamo che per i ministeri chiave il nuovo governo decida in base alla competenza. La situazione, come si sa, è impegnativa e negli ultimi anni non si è sostenuto il fare e l’intraprendere, che di fatto sono buona parte del PIL. Ed è il PIL che sostiene un social welfare adeguato. Promettere senza essere nelle condizioni di mantenere, senza creare le premesse per poter crescere, è facile, ma porta poco lontano. Ad ottobre potremo valutare se la struttura del nuovo governo sarà la migliore possibile per affrontare al meglio una situazione che, tra l’impatto energetico, il downturn economico, la gestione inadeguata degli ultimi anni (riduzione della burocrazia, il merito, immigrazione qualificata, sostegno all’intraprendere, un’educazione che consideri le soft skills, una sanità efficiente, la famiglia, la natalità), richiede più che mai un equilibrio responsabile tra diritti e doveri”. Così Gianpietro Benedetti, presidente reggente di Confindustria FVG commenta l’affermazione del centrodestra ma soprattutto di Giorgia Meloni. Non si può non notare come dalle parole di Benedetti, che è certamente imprenditore di valore anche se senza scrupoli, emerga una notevole preoccupazione in almeno due passaggi, quello che i ministri siano competenti, perché sa bene Benedetti che la classe politica del cdx non è all’altezza, tranne qualche eccezione che competenza l’ha dimostrata nel governo Draghi e che c’è da temere vengano marginalizzati e sacrificati, basta aver sentito la conferenza stampa autoassolutoria di Matteo Salvini che anziché prendersi le responsabilità della sua debacle ha additato come responsabili coloro, in particolare il ministro Giorgetti pur senza nominarli, rei di aver sostenuto il governo, come se lui su questo non avesse messo becco. Ha quindi di che preoccuparsi Benedetti che teme, e lo ha espresso chiaramente, un altro metodo tipico della destra italiana, la perniciosa semplificazione dei problemi complessi che generano promesse, quel “promettere senza essere nelle condizioni di mantenere” che rischia di diventare l’anticamera di disastrose partite di spesa, affondando definitamente il paese.